Home Pippo Baudo Pippo Baudo: “La tv di Ricci oggi non significa più nulla. A Mediaset Corrado fu freddo con me, Costanzo spietato”

Pippo Baudo: “La tv di Ricci oggi non significa più nulla. A Mediaset Corrado fu freddo con me, Costanzo spietato”

Baudo torna sull’origine della lite con Bruno Vespa e rivela di essere stato contattato anche dalla P2.

31 Agosto 2014 12:12

In una lunga intervista rilasciata a Il Fatto quotidiano, Pippo Baudo ha ripercorso la sua carriera televisiva (e non solo, negli anni ’60 ci provò come attore). Il conduttore con alle spalle più di 100 programmi, 13 Festival di Sanremo e 54 anni in Rai, non vede suoi eredi:

Ma non ho la presunzione di sostenere che non esistano, dico solo che anche se nell’azienda in cui ho lavorato per mezzo secolo non ho più un ruolo centrale, in questa Rai potrei continuare a stare benissimo anche io.

La chiacchierata con Malcom Pagani e Fabrizio Corallo è l’occasione per smentire Antonello Falqui che recentemente aveva raccontato che il suo provino d’esordio non fu proprio felicissimo:

Mi dispiace, ma Falqui ricorda male. Il provino andò benissimo tanto è vero che l’indomani iniziai a lavorare.

Quindi, dopo aver rievocato tutti gli ‘incidenti’ avvenuti in occasione dei Sanremo da lui condotti – dagli operai dell’Italsider di Genova in protesta alle invasioni di Cavallo pazzo – e ribadito che “non era organizzato proprio niente”, Baudo ammette l’errore di essere passato a Mediaset:

Berlusconi mi corteggiò assiduamente e nel corteggiamento, Berlusconi non aveva rivali: “Con La Rai è finita, vieni da noi”. L’offerta, 50 miliardi di lire in 5 anni per fare il direttore artistico, era ai limiti della moralità. Accettai e andai all’inferno. Mi ritrovai assediato, cozzai con capi e capetti, affrontai guerre pazzesche.

A rendere infernale l’esperienza al Biscione furono anche le ostilità dei big dell’epoca:

Tranne Sandra Mondaini, Raimondo Vianello e, dopo un equivoco iniziale, Mike Bongiorno, ebbi contro praticamente tutti. Persino Corrado, col quale pure avevo antichi rapporti, mi mostrò freddezza. Di lui mi riferivano battute acide. “Vorrebbe insegnare la tv a noi che siamo i suoi maestri”. Erano i miei maestri, era vero, ma non avevo mai covato quell’intenzione. Il fuoco di fila più spietato comunque me lo riservarono Costanzo che si riteneva il padrone del vapore e Ricci.

A proposito di Antonio Ricci, il giudizio di Baudo sulle sue trasmissioni (attuali) è molto severo:

Antonio, ex comico fallito poi furbamente convertito all’autorialità, mi doveva moltissimo. La sua tv oggi è una ripetizione di temi consunti e non significa più nulla, ma all’epoca, benché le opinioni sulla paternità di Drive In non siano univoche e qualcuno adombrò addirittura il plagio di un vecchio programma di Giancarlo Nicotra, l’esperimento fu deflagrante. L’accento sulle nudità femminili di Antonio, poi, era inevitabile. Berlusconi ordinava “nudo, nudo, nudo” e Antonio eseguiva.

Quindi la confessione. Da parte di Baudo non ci sono stati solo i no alle tante proposte elettorali (l’ultima, quella di Romano Prodi, per la candidatura a Governatore della Regione Sicilia):

Anche se la politica non mi ha mai toccato, offerte di candidatura o affiliazione ne ho ricevute tante. Anche dalla P2.

Alla quale reagì così:

Li mandai a fare in culo. Quando scoprimmo che era coinvolto anche Gervaso, andai da Roberto, lo esonerai dalle interviste che faceva nel mio programma e chiamai direttamente l’ospite della domenica. Un luminare di Ferrara che aveva scoperto una cura per l’angina pectoris. Telefono, gli spiego la situazione e vado al punto: “Domenica, se non ha nulla in contrario, la intervisto io”. Lo sento titubare. Insisto: “Non si fida” chiedo. E lui, di getto: “Non ha capito, alla Loggia sono iscritto anch’io”. Rimasi come uno scemo, con il telefono in mano. Erano tutti della P2.

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Dopo aver accusato di Grillo di essere ormai Casaleggio-dipendente, Baudo torna sulla famosa lite con Bruno Vespa ai tempi del programma di Rai1 per le celebrazioni dei 150 anni d’Italia – che è costata al Pippo nazionale l’esclusione dai festeggiamenti dei 60 anni della tv pubblica. Il conduttore ammette che all’epoca entrò in rotta con il collaboratore-autore del giornalista Claudio Donat-Cattin perché costui gli avrebbe dato del mafioso:

Mi puoi dire di tutto, anche che sono stato tradito dalle donne perché è una cosa che capita e che accetto. Mafioso, no. A me la Mafia ha fatto saltare la casa di Santa Tecla, io la Mafia l’ho affrontata duramente, fin dai tempi dell’omicidio di Rocco Chinnici. Sospesi il Festival di Taormina e la risposta dell’onorata società fu minarmi la casa. Andai in tv e chiarii che l’avrei ricostruita da capo. E a Donat Cattin, di cui conoscevo il padre stimandolo molto, mostrai il mio disprezzo sputando per terra. Non in faccia come disse lui, perché il gesto non mi appartiene.

Infine, alla domanda sulle aspettative per il suo futuro, ecco la risposta ad effetto:

Anche di morire sul palco come Chaplin. Il finale di Luci della ribalta non mi dispiace, ma senza enfasi. Senza grancasse.

Pippo Baudo