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Francesco Lu Santo Jullare, 22 giugno 2014: Dario Fo regala la ‘volgare’ poesia di un’agiografia apocrifa

Un appuntamento davvero prezioso, con il Premio Nobel che presenta una riedizione del suo ‘Francesco’ attualizzato ai tempi di Papa Bergoglio.

pubblicato 22 Giugno 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 03:08

Dario Fo riporta in scena con Francesco Lu Santo Jullare i momenti ‘topici’ dell’agiografia del Santo di Assisi depurandolo delle censure del Tribunale di Narbonne e riportando i racconti ‘sangue e sudore’ traditi dal confratello Tommaso da Celano e arricchiti dalle recenti – e non – ricerche documentali sulla figura di un santo che con Fo torna a vivere con tutta la sua umanità.

Il fascino delle scritture apocrife, così lontane dai ‘santini’ ripuliti voluti dalla Chiesa nella sua millenaria tradizione censoria, acquista con Fo ancor più forza grazie al suo volgare ‘umbro’, musicale e avvolgente, che mescola stili medioevali e suoni dialettali, regionalismi e tardo-latinismi, e che trascina in un ‘mondo possibile’, verosimile e paradossale, dove tutto acquista senso e dve tutto contribuisce a restituire il vero (?) Francesco ai fedeli legati all’immaginetta sacra e soprattutto agli atei affascinati dalle storie di eccezionale umanità che poi sfociano nella santità cristiana.

Non vado oltre, non serve spiegare o raccontare Fo. Piaccia o non piaccia sa affabulare. E a 88 anni suonati lo fa con la voce e con le braccia, rinunciando a parte della sua fisicità e del suo dinamismo. Ci pensa la regia a colmare il gap della staticità con macchine sempre in movimento, un montaggio che cerca di sfruttare quanto possibile un palco asciutto e per questo suggestivo, in un elegante nero ‘lucido’ su cui si stagliano ancor più vivaci gli arazzi disegnati dallo stesso Fo.

Anche la platea dell’Auditorium di Napoli sembra riconquistare tutta la sua maestosità nella monocromia delle luci, che rendono il tutto ancor più raffinato.

Messa in scena essenziale, dove tutto è Fo, più di tutto la sua voce, che cura con un beverone di chinotto e propoli, che cadenza le sue pause. Solo un break pubblicitario, alle 23.00, a sancire una sorta di I e II atto, con la seconda parte tutta incentrata sugli ultimi anni di Francesco. Sull’anteprima con Mika trattengo il giudizio: non ne ho capito la necessità, se non per le implicazioni di uno scambio tra culture, con l’anglo-libanese-tedesco Mika a chiacchierare con Fo di amore materno, rapporti filiali, incontro con la Chiesa, immagine di Francesco. Ma resta, per me, uno spunto incompiuto.

Così come ‘incompiuto’ (mi sia permessa la ‘bestemmia’) mi è sembrato lo sviluppo tra Francesco e Bergoglio, tanto annunciato alla vigilia. Mi aspettavo qualche intreccio in più con Papa Francesco, ricordato solo in apertura e collegato alla figura ‘eretica’ e ‘anticlericale’ di Francesco per le scelte con le quali ha impostato il suo pontificato, tra la residenza a Santa Marta e la riforma dello IOR, le ‘sgridate’ ai Vescovi e l’understatement.

Fatta la premessa, Bergoglio non torna più in scena. Resta solo la parabola santa del ‘figlio della francese’, quel Francesco santo in vita e ‘tradìto’ dalla tradizione cattolica.

Dario Fo in Francesco su Rai 1

Dario Fo in Francesco su Rai 1
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Dario Fo in Francesco su Rai 1
Dario Fo in Francesco su Rai 1
Dario Fo in Francesco su Rai 1
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Dario Fo in Francesco su Rai 1
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Dario Fo in Francesco su Rai 1
Dario Fo in Francesco su Rai 1
Dario Fo in Francesco su Rai 1
Dario Fo in Francesco su Rai 1

Francesco Lu Santo Jullare, 22 giugno 2014, live su TvBlog

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23.36 Ovazione e standing dell’Auditorium, Mika commosso, Dario Fo gli bacia le mani per affetto e ha gli occhi lucidi anche lui. Dario Fo che bacia le mani a Mika: “Lui è amico mio!” dice rivolgendosi al cantante che ricambia con un bacio sulle guance. Paradossi.

23.35 E si chiude così il racconto, la parabola ‘laica’ di Fo e di Francesco.

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23.30 Rinuncia al morbido letto di Ugolino, si stende a terra, raduna i suoi confratelli, fa cantare loro Lodi allegre. Ne lascia quattro nelle stanze del castello a continuare a cantare, per non destare sospetti nelle guardie che sorvegliano, e di nascosto si fa portare alla Porziuncola. Ed è qui che morì nella notte del 3 ottobre 1226.

23.27 Quando arriva ad Assisi, Francesco vuole fermarsi nella sua Porziuncola. Ma vengono fermati dai soldati che lo prendono in custodia: ci sono bande armate pronte a rapirlo per portarlo altrove a morire per averne tutti i ‘benefici’. Viene invece condotto al castello dell’amico Ugolino.

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23.26 Siamo al ritorno di Francesco verso Assisi: in ogni borgo in cui passa, i fedeli cercano di trattenerlo. Ma lui vuole tornare ad Assisi. Ormai è agli sgoccioli. E tutti sperano che muoia nel proprio paese, che diventerebbe così molto famoso. Ecco.

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23.18 Quando arriva a Siena si ritrova circondato di fratelli che vogliono abbracciarlo, conoscerlo, baciare il ‘santo’. I medici lo girano, lo rigirano, ma non migliora.

23.14 Per un po’ sembrò star meglio, poi iniziò a sanguinare. Quindi decisero di portarlo al ‘miglior spedale’, quello di Siena.

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23.13 Per liberarlo dall’infezione il medico decide di cauterizzarlo, di bruciargli l’infezione agli occhi. “Fratello foco…”.

23.08 Nonostante la malattia, Francesco non si risparmia. Ma i suoi confratelli decidono di portarlo da un ‘medicone’ di Gubbio, racconta Fo.

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23.05 Torna in scena Dario Fo che giunge al 1216: muore Innocenzo III che aveva concesso a Francesco solo a parole il permesso di professare il suo ordine. “Per me lo ha fatto apposta a morire così di schianto”. Il Papa successivo, raccontano le cronache, si ‘sganasciò’ dalle risate a sentire Francesco raccontare del suo ordine. Francesco ha ormai 40 anni ma ne dimostra molto di più, è malato.

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22.56 Restando in tema di animali, l’episodio di Francesco che parla agli uccelli. Ma parla in realtà a se stesso, pensando a quanto sarebbe più facile se gli uomini fossero leggeri come loro, senza quella bramosia di possedere. Intorno a lui si fece dente: “Ma guarda in che mondo siamo. Per farsi ascoltare dagli ommini con attenzione, bisogna parlare agli animali”. Ed è questa l’altra lettura dell’agiografia. Una pausa (l’unica finora) prima della conclusione.

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22.46 “Tu queste cose devi raccontarle ai porci” dice sdegnoso il Papa. Ma Francesco non si scompone, lo ringrazia e va in una porcilaia fuori la città e parla ai porci: “Sono qui per ordine del Papa…” e qundo è tutto ‘smerdolento’ corre verso il Palazzo del Papa, entra nella sala dove il Papa sta ospitando gente di riguardo, si dice felice e girando su se stesso per la felicità ‘sgrolla tutto lo smerdolato’ sugli ospiti. E mentre il Papa avrebbe voluto picchiarlo, Colonna interviene: “Ha accettato la tua provocazione e ora è qui che ti versa addosso la tua stessa provocazione. Ma lui non è il figlio di nessuno, ma amato da moltitudini…”. E così il Papa deve piegarsi, e anche abbracciarlo ‘smerdao’ com’è: più che la santità, insomma, ha potuto l’intelligenza.

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22.43 “La carità è il maggiore potere che si può tenere in questo mondo” dice Francesco al Papa, conquistato dalla sua dialettica. “Chi gestisce la carità è il vero padrone di tutta l’umanità” sintetizza il Papa…

22.41 Il Papa di Fo ha il gusto del paradosso: dove si firma per una storia dei Papi raccontata così?

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22.37 E così Francesco illustra al Papa il suo ordine: nessuno deve avere possedimenti e denaro, tutti possono accedere al vangelo in volgare ‘senza neanche una chiosa’, si sopravvive con l’aiuto della Santa Provvidenza ‘come Gesù’. “Eh, ma tu dimentichi una cosa piccola, insignificante… che Jesus era figlio di Dio ed era Dio egli stesso…” risponde il Papa che ricorda la moltiplicazione dei pani e dei pesci…

22.32 Dopo una notte tormentata dagli incubi, di una chiesa che crolla, di colonne che si frantumano, il Papa viene a più miti consigli….

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22.30 Non è facile per Colonna convincere il Papa. Fo rende tutta la fatica di questo incontro. “Caccialo foraaaaaa!!” urla il Papa, Colonna risponde “Innoce’, non essere così nervoso”. Primo tentativo fallito.

22.28 Il Papa non ha grande voglia di incontrarlo: gli hanno parlato di Francesco già come “uno ‘sproloquiatore, che si prende in braccio i lebbrosi, che si spoglia ‘gnudo davanti al Santissimo, che è anche contagioso…”

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22.24 Ma torniamo al racconto di Fo: non è facile incontrare ‘lo Papie’, ma Francesco si ricorda dell’amico Colonna, il Cardinale Giovanni. A lui chiede anche consiglio per ricevere una ‘bella timbrata per lo ordine nostro’.

22.23 Fantastico questo racconto di Francesco: una volta entrati in questo ‘volgare’ duecentesco si è davvero in ‘balia’ di una musica e di un personaggio coinvolgente e divertente, sacro e profano, con la furbizia innocente dei bambini.

22.21 Da qui la decisione di Francesco di andare dal Papa Innocenzo III per chiedere l’autorizzazione a raccontare il Vangelo in volgare. I confratelli gli dicono subito, in pratica: “Sì, il Papa aspetta giusto te”.

22.14 “Francesco, facce ride’” dice qualcuno a un matrimonio chiedendo a Francesco di raccontare uno dei suoi ‘fatterelli’. E c’è il racconto ‘francescano’ delle nozze di Cana nel volgare avvolgente di Fo. “Un prete si avvicinò dopo aver ascoltato il suo racconto e gli chiese ‘ma hai il permesso di raccontare il Vangelo? Ci vuole un permesso…”: e tornano i vincoli della Chiesa nel racconto di Francesco.

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22.13 Continua il racconto in ‘volgare’ di Francesco: raffinata la scena, non c’è che dire.

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22.08 Non sapendo che pesci prendere, la conclusione la offre il lupo: “Francesco, tu sei un jullare e fai credere alla gente che io sono pronto a diventare un buono cristiano”. E il lupo se ne andò sulla cima della montagna: tutto merito del lupo, insomma….

22.04 Fo mette in scena il dialogo tra il lupo e Francesco, che lo ‘convinse’ a diventare un ‘lupo moderato’. Anche se l’idea di un lupo che diventava cane non era il massimo: in fondo anche i pastori uccidevano le proprie bestie in onore di Dio. E così il lupo fece una proposta ‘provocatoria’: “France’ tu che sei santo, fammi diventare omo…”.

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22.00 Fo racconta l’incontro di Francesco con il lupo che stava nutrendosi delle pecore della zona. Si mise ad ululare per richiamare il lupo, che rispose. “Lui era lo Jullare di Dio, sa parlare in tutti gli idiomi, anche quelli degli animali”.

21.59 I Giudici di Narbonne cancellarono anche il rito del Natale e del presepe, ridotto a un incontro tra quattro persone in una sacrestia.

21.58 Tornò a casa solo per chiedere alla mamma qualcosa da mangiare per i suoi seguaci. E lei, pronta a opporsi al marito, fece l’impossibile. E ci si riaggancia al tema iniziale della mamma…

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21.55 Si racconta di quando Francesco accolse a casa un malato appestato, che morì dopo tre giorni. Quando morì andò disperato per tre giorni a pregare, quindi tornato ad Assisi andò in chiesa e si spogliò di tutto, restando ignudo. E gli amici lo seguirono nella sua volontà di tornare alle ‘origini’ della fede.

21.52 Scherza con il suo grammelot, annunciando una lettura in volgare umbro che però è incomprensibile. Stava scherzando, prima di recitare davvero un passo delle storie di Francesco, che mescola umbro, toscano, campano.

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21.51 Chinotto e propoli per la voce: creazione di Fo che consiglia anche a Mika.

21.49 Il Tribunale di Narbonne cancella dalla storia di Francesco il suo arruolamento a difesa del libero comune di Assisi e il suo arresto nella prigione di Perugia. “Il padre cerca di tirarlo fuori, ma pur pagando non riesce a corrompere neanche una persona. Per questo li chiamavano tempi bui”.

21.48 “Francesco prima non esisteva: Francesco voleva dire ‘il figlio della francese'”.

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21.47 Da Narbonne cancellarono, ad esempio, la partecipazione del 17enne Francesco contro i Tiranni di Assisi, un episodio che Fo ha riprodotto nell’arazzo che realizzò per la prima edizione dello spettacolo.

21.45 21.44 “Come emerge dalle ricerche più recenti, il santo che ci viene descritto non ha niente a che fare con il Santo Jullare di Dio che ci viene tramandato. Prima di essere fatto santo, passano 40 anni dalla morte”: e Fo racconta delle storie tramandate da Tommaso da Cerano, quasi licenziose per un ‘santo’, che poi non voleva fare miracoli. E così viene riscritta la storia di Francesco con il Capitolo di Narbonne. Fo ricostruisce dunque l’esegesi di Francesco.

21.43 Nel ‘200 Francesco attaccò le banche e dichiarò che il denaro è “lo sterco del diavolo”: Bergoglio non si tirato indietro nell’attaccare chi sfrutta il lavoro altrui.

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21.42 Chi ha denunciato lo IOR non è durato molto, ricorda Fo: “Papa Luciani stava bene, dopo tre giorni è morto. Mistero della fede”.

21.40 E che dire di Bergoglio che ha rifiutato l’alloggio papale e la Mercedes ‘Paradise’ (creazione di Fo) per mettersi in fila per il pranzo con gli altri prelati a Santa Marta. Marketing? “Questo è un insulto! E’ un tentativo di screditarlo da parte di persone disattente e anche un po’ stupide. Bergoglio è un pericolo terribile per l’immobilità della Chiesa”.

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21.38 Fo parte dal coraggio di Bergoglio, primo ad aver assunto il nome di Francesco e che non ha esitato a dire alla Conferenza dei Vescovi di “fuggire la mediocrità, la gestione personalistica”. Il parallelo con Bergoglio viene definita subito. “Quanto è vuoto il cielo di chi è ossessionato da se stesso” concluse Bergoglio.

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21.36 “Godetevi le allegorie che vi verranno addosso” dice Fo che ricorda una serata a Napoli commovente. E spera di scoppiare a piangere anche stasera.

21.35 L’Auditorium di Napoli è pieno, Fo entra in scena: le immagini della vita di Francesco lo avvolgono in una scena essenziale, in cui spicca il suo maglioncino di filo appoggiato sulle spalle con nonchalance.

21.29 Ed entriamo in argomento San Francesco. “Era un anarchico, un enfant terrible, come te” dice Mika. E inizia lo spettacolo.

21.29 Dal latino, imparato anche da Mika (“Per questo ho potuto imparare l’italiano in due mesi”), si passa alle canzoni di chiesa: entrambi hanno fatto parte di cori, gregoriani o ambrosiani. La Chiesa si avvicina….

21.26 E intanto entra il pubblico, mentre Mika racconta di essere sempre in guerra con la mamma, molto meno rigida di lei, più libanese che tedesca. Uno scambio di ricordi sulle mamme. Fo ricorda di come la mamma contadina abbia studiato latino e l’abbia insegnato a lui e al fratello.

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21.25 Si inizia in perfetto orario con Mika e Dario Fo nella sala ancora vuota. Prima domanda di Fo a Mika sulla mamma: cos’è per lui. E si entra nel racconto dell’infanzia di Mika, cacciato da una scuola francese a Londra. Lo consiglia sui vestiti.

20.58 E’ tempo di TecheTecheTè su Rai 1: intanto io chiedo preventivamente scusa per un live che, inevitabilmente, non potrà restituire appieno la serata tv….

Francesco Lo Santo Jullare, 22 giugno 2014, live su TvBlog: antcipazioni

Serata da Nobel per Rai 1 che questa sera, domenica 22 giugno, ospita in prima serata Dario Fo e il suo Francesco Lo Santo Jullare, versione riveduta e corretta – 15 anni dopo – di una delle sue opere più amate (Lo santo jullare Francesco), riletta alla luce dell’arrivo di Papa Francesco sul soglio pontificio. Un vero e proprio evento per la Rai, che seguiremo live su TvBlog dalle 21.25. Sette anni di trattative per il ritorno di Fo sulla Tv di Stato, un ritorno non facile in Rai che però nelle sue Teche conserva il momento in cui Fo venne a sapere della vittoria del Nobel, nel lontano 1997 durante un memorabile puntata di Milano-Roma con Ambra Angiolini.

Ma veniamo a ‘Francesco 2014’: il racconto del santo di Assisi, nerbo originario del suo spettacolo, si intreccia, dunque, con le vicende di Papa Francesco. La storia del ‘poverello di Assisi’ diventa, quindi, un modo per riflettere non solo sui valori della religione e sui meccanismi della Chiesa, ma anche per ‘interpretare’ – alla maniera di Fo, che ha nell’anticlericalismo uno dei suoi marchi di fabbrica – l’arrivo in Vaticano del Papa argentino.

Si gioca, infatti, sulle somiglianze tra

“il pontefice sudamericano che si lancia senza mezze parole contro vescovi e cardinali troppo spesso sedotti dal denaro e dal potere e il santo medievale che si è messo a lottare contro i politici, le macchine del potere, la corruzione della Chiesa, dello Stato, degli uomini”

ha spigato Fo presentando l’opera.

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E come da sua tradizione, storia e leggende, creazione linguistica e analisi sociopolitica si fondono in una sola armonia, che ha nelle vicende di Francesco – vere o presunte – il suo canovaccio. E in tema di ‘confronto’ tra ‘Santi e Papi’, come non affrontare il momento in cui Francesco incontra Papa Innocenzo III per la richiesta di approvazione della Regola, ma anche la predica agli uccelli, il rapporto con i semplici, i confratelli, i cardinali. Tutto frutto di un attento lavoro di ricerca sui testi canonici del Trecento e documenti più recenti, sulle testimonianze delle tradizioni popolari e sugli scritti critici, per ‘restituire’ un’immagine problematizzata e contraddittoria del Santo di Assisi e della Chiesa che oggi lo venera. Del resto l’espediente della ‘giullarata’ resta per Fo un tratto distintivo che permette di coniugare passato e presente, rappresentando posizioni anche fortemente critiche, ma ‘addolcite’ dall’effetto ‘ironico-satirico’ della messa in scena. Il giullare di corte mantiene la sua funzione nel teatro di Fo e nella sua lettura è proprio Francesco ad essere ‘giullare di Dio’ come spiega nell’estratto video in apertura a Daniele Luttazzi in Satyricon (A.D. 2001).

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A rendere forse ancora più particolare questo incontro la presenza al fianco di Dario Fo del cantante anglo-libanese Mika, che apre la serata: un dialogo tra culture che è poi la sintesi del messaggio francescano e che troverà, eccezionalmente, una prima serata su Rai 1. E il pensiero non può che correre a quella Canzonissima 1962 dalla quale lui e l’inseparabile moglie, Franca Rame, furono cacciati, vittime della censura. Sono passati 52 anni.

Spiace la scelta del periodo: l’estate ‘mondiale’ mette al riparo dall’ansia degli ascolti. Scelta strategica o esigenza produttiva? Intanto regaliamoci questo prime time diverso per l’ammiraglia Rai, live su TvBlog dalle 21.25.