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Tv Blog al Telefilm Festival – Workshop seconda parte –

Pubblichiamo ora la seconda parte del Workshop al Telefilm Festival con l’evento tenutosi stamattina che ha visto la partecipazione di produttori televisivi a confronto, moderati da Aldo Grasso dal titolo “Produrre i telefilm. Similitudini e differenze tra metodologie di produzione di serie tv in Italia e all’estero“.La mattinata è stata incentrata sulla produzione di fiction

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11 Maggio 2007 07:01

Pubblichiamo ora la seconda parte del Workshop al Telefilm Festival con l’evento tenutosi stamattina che ha visto la partecipazione di produttori televisivi a confronto, moderati da Aldo Grasso dal titolo “Produrre i telefilm. Similitudini e differenze tra metodologie di produzione di serie tv in Italia e all’estero“.

La mattinata è stata incentrata sulla produzione di fiction a lunga serialità e il convegno in tal senso si proponeva di dare una risposta alla differenza tra lunga serialità americana e italiana.
A rispondere a queste domande poste direttamente da Aldo Grasso, i maggiori produttori italiani, da Marco Bassetti di Endemol a Pietro Valsecchi di Taodue a Carlo Bixio di Publispei, a Giorgio Grignaffini per la fiction RTI-Mediaset.

La prima domanda: Come mai c’è tanta differenza tra la serialità italiana ed americana?

Inizia Valsecchi. Dopo essersi definito un artigiano del mestiere, racconta come nacque Distretto di Polizia; in sostanza Distretto è una costola di Ultimo e, siccome Raoul Bova per una serie di 26 puntate sarebbe risultato costosissimo, decise di scegliere degli attori giovani che potessero sopperire alla mancanza del protagonista clou.
Distretto di Polizia si è ispirato, sembra strano a dirsi, a E.R. nella sua struttura e la novità fino ad allora praticamente inesistente nella fiction italiana, è stata quella di creare una sorta di fil-rouge o una linea orizzontale che legasse tutta la serie in maniera da trattenere il pubblico per l’intera messa in onda.
Il plot vedeva la storia della Scalise (Isabella Ferrari) che si nascondeva in un distretto di polizia in seguito all’assassinio del marito (Raoul Bova): la storia orizzontale prevedeva di scoprire cosa sarebbe successo alla donna in attesa di presenziare al processo dei mafiosi che le avevano ucciso il marito.

Valsecchi ci ricorda come la lunga serialità richieda ancora oggi un notevole lavoro, basti pensare che qualche giorno fa ci sono volute ben cinque ore di riunione per mettere a punto una puntata di Distretto numero 8, in produzione a breve e la cui messa in onda sarà come sempre in autunno.
Finalmente dopo alcuni minuti, il deus ex machina della Taodue si ricorda della domanda di Grasso e segnala la difficoltà di scrittura di una fiction a lunga serialità italiana, in quanto non appartenente alla storia della fiction che è sempre stata caratterizzata per lo più da miniserie, i “vecchi” sceneggiati della Rai.

Marco Bassetti - Endemol Dal suo punto di vista Marco Bassetti, scherzosamente definitosi operaio per rispondere a Valsecchi, parla della diversità tra Europa e Usa segnalando alcune interessanti nozioni.
Innanzitutto in America sussiste una condizione di mercato che consente un’offerta tv estremamente segmentata e frammentata, cosa che non è riscontrabile nè in Europa tantomeno in Italia.
A proposito poi del nostro Paese, la serie deve essere concentrata nella fascia di maggior ascolto, il prime time e deve quindi coprire interamente la serata con uno o due episodi, nel caso di puntate da lunga serialità che di norma sono di circa 50 minuti. In Usa, viceversa, la programmazione dei vari broadcaster consente la messa in onda in un’intera sera di contenuti diversi, cominciando alle 20.00 e terminando dopo 3 o 4 diverse produzioni, situazione che consente una maggiore diversificazione e una maggiore quantità di produzione.
La diversità tra l’Italia e gli Stati Uniti passa anche per i costi che sono decisamente ragguardevoli; consideriamo che il prodotto più scarso statunitense costa 2 milioni di dollari ad episodio, mentre in Italia siamo sull’ordine di 800.000-1 milione di Euro.
Inoltre negli USA la produzione è separata dalla distribuzione e quindi chi produce deve farlo pensando di funzionare in patria ma anche di poter essere venduta all’estero.
A differenza dell’Europa il costo non è completamente coperto dal broadcaster ma è proprio il produttore che si accolla il maggior rischio economico, cosa che non avviene in Italia.
Lo sviluppo di una serie negli USA ha una durata fissa, 2 anni, in Europa invece la situazione è più complessa ed è più difficile stilare un calendario definito.
Di tutti i prodotti preparati nell’arco dei due anni in USA pochi arriveranno alla vendita al broadcaster: solo il 20% supera il passaggio da una fase all’altra. Prima di arrivare alla vendita il prodotto viene controllato durante tutto il suo tragitto da un responsabile di produzione chiamato showrun.
I prodotti a lunga serialità negli Stati Uniti vengono differenziati per target: si produce per un obiettivo definito, esempio solo giovani 15-44, mentre in Italia, soprattutto per ciò che riguarda la RAI, si tenta di raggiungere dal bambino all’ultra novantenne.
Una differenza tra tutte: in Italia con un 20% di target di anziani si grida al miracolo, negli USA un 20% non in linea con il target richiesto dal broadcaster fa cancellare la serie.

Carlo Bixio si lancia in un racconto aneddotico che parte da quando lui, figlio di un celebre paroliere di canzoni mitiche come Parlami d’amore Mariù, fu fatto entrare nell’ambiente.
Oggi produce per lo più lunga serialità, sono in gestazione ben 21 prodotti, forse una decina arriveranno alle varie reti e probabilmente solo 4 o 5 andranno effettivamente in onda.
In Usa esistono meno televisioni secondo Bixio rispetto all’Italia che quindi consente una maggiore apertura di mercato. Da noi invece l’offerta è suddivisa solo tra due colossi che decidono praticamente tutto e limitano la possibilità di uscita al pubblico.

Giorgio Grignaffini con Raoul Bova e Aldo Grasso In relazione a questa ultima dichiarazione Grasso chiede a Grignaffini come avvenga la realizzazione di un’idea . Il responsabile fiction Mediaset sottolinea che incontra i vari produttori e poi sceglie.
La spiegazione nozionistica di Grignaffini sottolinea che in Italia la lunga serialità è nata solo otto anni fa con Un Medico in Famiglia, Vivere e Distretto di Polizia. Prima di allora venivano trasmesse solo miniserie che sono molto costose e spesso non consentono di coprire il costo di produzione.
In USA invece la fiction è nata insieme alla tv negli anni ’50 ed è sempre stata caratterizzata da prodotti di lunga serialità e da pochissime, quasi impercettibili miniserie.

Nell’arco degli anni, dal 2000 ad oggi, Mediaset ha tentato di costruire un prodotto che andasse bene per la prima serata di Canale 5 e che potesse quindi essere alternativo alla fiction Rai, per storicità più adatta ad un pubblico di persone mature, abituate agli sceneggiati degli anni 60-70, ma ci siamo anche adoperati per allargare il target e produrre miniserie e soggetti che potessero mettersi in concorrenza con quelli mandati in onda dalla tv pubblica. Ovvio, essendo un rischio, alcuni sono riusciti altri meno, ma è la regola del gioco. In America di cento prodotti realizzati solo cinque o sei vedono la luce, da noi si guarda soprattutto il dato numerico per il classico giochino del chi ha vinto ieri sera, senza differenziare il prodotto per target, per fascia, per ceto. “.

In conclusione, Grasso chiede ai vari produttori cosa intendano fare per migliorare la lunga serialità italiana.

Pietro Valsecchi - Taodue Pietro Valsecchi, dopo aver annunciato la produzione di una serie sull’ambiente chiamata N.O.E., una sull’Intelligence e una sulla mafia con la storia della cultura mafiosa fino a Provenzano nelle sei puntate de Il capo dei capi, propone la sua ricetta ovvero il dialogo con il pubblico, lavorare sul prodotto.

La vera ricetta è la ricerca. Dobbiamo spendere soldi su di essa, creare nuovi orizzonti e soprattutto lavorare sempre più con i giovani che sono la linfa vitale di prodotti seriali. I giovani sono la chiave per migliorare la nostra serialità e in Taodue puntiamo molto su di loro“.

Per quanto riguarda Bassetti, la sua idea è quella di differenziare le responsabilità di produzione, non avere imposizioni ma essere in grado di poter decidere anche sulla parte tecnica come avviene in America.
Secondo Bassetti da noi spesso alcuni direttori della fotografia, autori, scrittori vengono imposti dall’alto e questo a volte ferma la creatività; la sua ricetta sarebbe quella di essere in grado di poter rischiare totalmente e poter avere voce in capitolo su tutto, come appunto avviene negli Stati Uniti.

Al termine dell’incontro una cifra interessante circa il gradimento dei Telefilm da parte del pubblico italiano. Secondo le elaborazioni Carat Expert, sono quasi 15 milioni gli appassionati di telefilm, tra i 15 e i 44 anni, soprattutto donne (60%). Tra i 15 milioni di fan si distinguono i 15-24enni (29%) che amano i «teen drama» e i 25-44enni (71%) che amano i telefilm medici e i polizieschi.