Home Il Boss delle Cerimonie, Raffaele Brunetti: “Cerco passione, non volgarità. Una seconda stagione? Ci spero”

Il Boss delle Cerimonie, Raffaele Brunetti: “Cerco passione, non volgarità. Una seconda stagione? Ci spero”

“Tra il trash e la volgarità c’è differenza, e di matrimoni volgari se ne vedono tanti in tv. Mi è dispiaciuto vedere napoletani vergognarsi di altri napoletani. E per il futuro sogno di dare più spazio a don Antonio” dice a TvBlog il regista del Boss delle Cerimonie.

pubblicato 7 Febbraio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 08:33

Mancano poche ore alla fine de Il Boss delle Cerimonie e già ci manca. Per colmare il senso di vuoto che ci attaglierà da stasera e fino alla seconda stagione (perché dovrà esserci una seconda stagione) abbiamo chiacchierato con Raffaele Brunetti, regista e produttore del docureality trasmesso da Real Time e a capo della B&B film, società di produzione specializzata in documentari di creazione.

“Un ‘family business’ come quello della Sonrisa“: così Brunetti ha definito la sua società nella quale lavora con il figlio Lorenzo, principale artefice del Boss, e con Ilaria de Laurentiis, che si è occupata della supervisione del progetto; un gruppo di lavoro abituato ai ritmi più ovattati del cinema che improvvisamente si è trovato alla ribalta nazionale, tra lodi e polemiche, sostenitori e detrattori, in mezzo a due modi di intendere il docureality e la realtà.

Al centro di tutto le sei puntate de Il Boss delle Cerimonie, su cui abbiamo cercato di scoprire di più: da come è nato alle polemiche, dalle curiosità legate alla produzione (come la scelta delle coppie protagoniste) alle chicche che (forse) non vedremo mai in tv, passando per le polemiche che hanno accompagnato la messa in onda del programma, sancendone in fondo anche il successo.

Ma si pensa alla seconda stagione: la rete è interessata (e ci stupiremmo del contrario) e potrebbe arrivare anche il momento di allargarsi ad altri tipi di cerimonie. Per di più finora il Boss si è visto poco e delle cerimonie che si festeggiano al Castello di Don Antonio finora abbiamo visto solo matrimoni. Insomma, già il titolo tradisce potenziali immensi: solo pensare a comunioni e diciottesimi (con annessi video pre-18) aprirebbe scenari interessantissimi.

Non si esclude poi un allungamento del format, che potrebbe passare dagli attuali 24′ ai 43′, mentre si fa concreta l’ipotesi di una diffusione all’estero. Insomma, Il Boss non ha confini, anzi penso che con tutto il materiale che c’è si potrebbero subito realizzare almeno una decina di spin-off (che suggeriamo a Real Time nella speranza che ci ascolti).

Non manca qualche gustosa anticipazione sull’ultima puntata in onda stasera: preparatevi, Don Antonio si presenterà in una veste inedita.

Ma andiamo con ordine.

Allora Raffaele, soddisfatto?

Beh sì, anche frastornato. Sai questo non è proprio il mio mondo, non pensavo un giorno di ritrovarmi su quotidiani o giornali come Tv Sorrisi e Canzoni. Come dire, ora ‘mi ritrovo in una palla’ strana , giusto per citare Luca, uno degli sposi del Boss.

Perché dici che sei in una palla ‘strana’? Da quale ‘mondo’ provieni?

Intanto uso il plurale perché siamo una piccola società di produzione indipendente che fa documentari di creazione. Purtroppo il documentario è un genere pressocchè sconosciuto in Italia, nonostante la sua lunga e prestigiosa tradizione, anche televisiva. Basti pensare che la Rai ha prodotto alcuni dei migliori documentari della nostra storia, firmati da Pasolini, Rossellini, Gregoretti. Poi c’è stato un buco… ma non voglio fare il ‘pippone’ noioso, perché poi da uno che fa Il Boss delle Cerimonie non ti aspetti discorsi noiosi (ride) . E comunque noi siamo una delle poche, purtroppo, società indipendenti italiane che coproduce documentari a livello internazionale. Collaboriamo soprattutto con le tv pubbliche europee: tra i nostri partner ci sono Artè, la tv pubblica finlandese, la tv svedese, qualche volta la tv svizzera Italiana….

E l’Italia?

Solo una piccola parte del nostro piccolo fatturato è fatto in Italia. La nostra tv non dedica molto spazio al genere se non per il ciclo Doc 3 che ha ospitato dei nostri lavori o per qualche programmazione a mo’ di ‘tappabuchi’. Piazzarono un doc decisamente poco tv sulle case popolari a Bari (Housing di Federica di Giacomo, ndr) al posto di uno Speciale Tg1 e fece un ottimo ascolto. A dimostrazione che la collocazione è importante e che anche un modo diverso di raccontare la realtà è in grado di fare ascolti.

E tu hai scelto un modo diverso di raccontare una realtà partenopea…  Come è venuta l’idea de Il Boss delle Cerimonie?

Beh, diversamente da quel che si può pensare, pur conoscendo la zona – sono di Napoli pur vivendo da anni a Roma – non sapevo dell’esistenza del ‘castello’ di Don Antonio, la Sonrisa. A dirla tutta anche i matrimoni, in generale, li conosco pochissimo: sono abbastanza allergico alle cerimonie, pur avendo una famiglia numerosa.

E quindi hai avuto un vero e proprio choc culturale immergendoti nel mondo dei Polese. Ma da dove nasce l’idea del racconto ‘favolistico’? Avevi pensato anche ad altre chiavi narrative?

Intanto va detto che questo è un lavoro autoriale: io sono più esposto, come produttore e regista, ma l’autore principale è Lorenzo Brunetti, mio figlio. Ha 22 anni, è cresciuto a pane e televisione e ne capisce di questo genere molto più di me.  Ha uno sguardo più televisivo e un modo di lavorare diverso dal mio, molto più cinematografico, ma la nostra combinazione ha funzionato. A lui si deve lo stile fiabesco della serie.

 

Oltre me, a firmare come autore c’è Martina Serafin, ragazza di origini campane, particolarmente brava nei ‘confessionali’ a caldo: sa interagire ed entrare in empatia con le persone. Ci ha aiutato molto nella selezione delle coppie e nella gestione dei rapporti con loro.

Ma come è nato il progetto? Curiosità antropologica? Interesse sociologico?

Niente di tutto questo. Questo mondo ci affascina da tempo, da quando abbiamo prodotto un documentario sulle Coccinelle, il più antico gruppo di transessuali napoletani, realizzato da Emanuela Pirelli. Le Coccinelle sono richiestissime per le cerimonie, dai battesimi ai matrimoni e attraverso i materiali girati da Emanuela siamo entrati un po’ in questo giro delle cerimonie. Ed è così che ho iniziato ad appassionarmi alla ‘passione’ che vedevo nelle Coccinelle e nelle feste che animavano (in alto il trailer).

Beh, la ‘Passione’ partenopea l’ha raccontata anche Turturro nel suo docufilm…

Sì, è quello era proprio il periodo in cui era uscito il film, che però rappresentava una ‘passione’ un po’ stereotipata, un po’ folk.

Perché, secondo te qual è la ‘passione’ di Napoli?

Volente o nolente, oggi la vera ‘passione’ di Napoli sta nei vicoli, nei neomelodici, nei trans. Possiamo parlare della musica classica napoletana, di Murolo, di Totò, di Troisi, ma c’è anche altro. Può piacere o non piacere, ma diversamente da altre ‘culture’ il popolo napoletano porta con sé tratti immutati da mille anni, caratteristiche peculiari che si ritrovano poi anche nel Boss. Tra questi anche la divisione netta della ‘società’: la mobilità sociale, diciamocelo, a Napoli non esiste. E ci sono dei tratti culturali che appartengono al popolo napoletano che ho scoperto essere in realtà oggetto di discriminazione. Non sapevo ci fosse questo senso di… inferiorità, questa voglia di riscatto che passa anche attraverso la paura, o forse meglio la vergogna, per certe forme di cultura del territorio.

Beh, se parli di vergogna e imbarazzo immagino che arriveranno altre critiche….

Ma non parlo di ‘tutto’ il popolo napoletano. Dico che questo senso di inferiorità, la voglia di riscatto è uscita fuori da ‘una parte’ del popolo napoletano. La maggioranza ha confermato la propria ironia e autoironia. La serie ha un grande successo in Italia ma in Campania e in particolare a Napoli va molto meglio che nel resto della Nazione.

Ma sono diverse le cose che a qualcuno non sono andate giù… 

Il Boss delle Cerimonie, le critiche – Risponde il regista

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Una delle cose che ha fatto più discutere è stato lo sposo che diceva “Io voglio vedere lo spreco del cibo”.

Quella è una delle parti che mi piace di più. E ovviamente va interpretata. Solo uno stupido può interpretarlo in senso letterale. E’ la manifestazione di una cultura ancora viva, di quando si mangiava solo ai matrimoni e a Natale: un modo di esorcizzare la fame attraverso l’abbondanza, che in fondo si rinnova anche nelle domeniche in famiglia. Eppure è stato oggetto di polemiche, come se fosse una cosa rara.

Un’altra accusa mossa al programma è che sia volgare.

Quando la passione e la voglia di divertirsi per un giorno è così grande parlare di gusto e cattivo gusto o di trash è fuori luogo. E’ quando il senso di colpa, la fobia, la paura delle proprie origini prendono il sopravvento che finisci per cadere nella volgarità. Non per fare confronti, per carità, ma in una recente puntata di Quattro matrimoni in Italia un ricevimento si è animato quando gli amici dello sposo, per goliardia immagino, hanno usato una melanzana ricoperta di ‘punte’ e due patate per creare un fallo da legare in vita allo sposo. Oscillando doveva far scoppiare i palloncini legati, a propria volta, intorno alla vita della sposa. Facendo ciondolare questo fallo bisognava quindi bucare i palloncini… insomma, questo era il matrimonio sobrio, non festeggiato alla Sonrisa.
Forse c’è una distinzione tra trash eccessivo, kitsch, cafone e volgare. Che non ho visto nei matrimoni che abbiamo documentato noi alla Sonrisa.

Beh, ma potresti aver tagliato le scene più imbarazzanti..

In realtà mi hanno accusato dell’esatto contrario, ovvero di aver mostrato il peggio, di aver voluto esagerare, di aver messo le parti più trash. Non abbiamo esagerato né in un senso né in un altro. Non ho censurato nulla per ‘opportunità’. C’è anche chi mi ha detto che vivendo fuori Napoli da tempo io abbia un atteggiamento più ‘laico’ nei confronti della città, che sia quasi un traditore.

Quindi non ti aspettavi reazioni indignate da parte del pubblico ‘di casa’. Né, immagino, le critiche della Municipalità di Napoli e le interrogazioni parlamentari.

Assolutamente no, non me le aspettavo. Non lo ‘speravo’ neanche, a dire la verità: non pensavo di fare una serie che facesse pensare, che tirasse fuori le contraddizioni di un popolo, o almeno alcune delle sue tante contraddizioni. Anche perché noi abbiamo fatto per anni documentari di creazione, di denuncia sociale, faticando per avere un po’ di visibilità.

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Ma in fondo c’è il sociale in questo programma, no?

Quando ho iniziato mi aspettavo in realtà le polemiche sui neomelodici. Avevo letto articoli in cui si sosteneva che questa realtà andasse censurata, dovesse sparire. Queste cose mi hanno sempre fatto incazzare: il voler censurare una rappresentazione culturale, qualunque essa sia, anche malavitosa o camorristica, mi sembra un obbrobrio. Oltre a sembrarmi una contraddizione, perché è un modo per favorire la ghettizzazione. Del resto è una realtà che i cantanti neomelodici siano un’espressione della realtà e l’idea che si possa censurare o vietare un’espressione culturale la trovo orribile ed è una cosa di cui anche parte della sinistra italiana si macchia spesso.

Si è come scatenata una corsa all’untore…

Quello che mi ha fatto tristezza è che le polemiche non si sono scatenate tanto sul programma in sé, quanto sui ‘tamarri’, sui ‘cafoni’, su questi ‘camorristi’, in una sorta di razzismo di napoletani verso napoletani davvero brutto. “Noi non siamo come loro…”. Ma del resto quando entri nel mondo dei social tutti possono dire la propria e per lo più sui social è più facile l’insulto.

Real Time è di certo social. E poi i matrimoni lo sono per natura.

Ecco, proprio sui matrimoni io sto sviluppando una mia teoria, cioè che il matrimonio stesso sia un’istituzione trash. Non so dirti ancora perché, ma credo che sia proprio l’istituzione del matrimonio porta con sé qualcosa che ha bisogno del trash.

Insomma, il prodotto che sulla carta doveva essere il più leggero ha scatenato ‘l’inferno’

Già. Non pensavo che invece proprio con una serie tv riuscissimo ad avere questa reazione. Questa serie l’abbiamo fatta anche per ‘campare’… Eh sì, con i documentari abbiamo avuto tante soddisfazioni, vinto tanti premi, avuto molti riconoscimenti, ma non si guadagna un granché.

Ecco, viva la faccia… Ma come è nato il Boss?

Il Boss delle Cerimonie – Le origini

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Ma veniamo alla genesi. Siete stati voi a proporlo a Real Time? L’avete portato a scatola chiusa?

Beh, tutto è nato agli Italian Doc Screenings dove incontrai Laura Carafoli, vicedirettore di Discovery Italia, facendo una chiacchierata mi disse che stavano cercando personaggi nel campo della ristorazione una serie. Ci è sempre interessato provare forme diverse di racconto e una serie tv sarebbe stata una bella sfida.

Anche se immagino che all’interno del mondo doc non siano mancate le critiche.

Beh, sì, ormai siamo quelli che hanno fatto Il Boss delle Cerimonie: siamo quelli ‘impuri’, quelli ‘venduti’.

Ma, sperimentando, sulla tua strada hai trovato Discovery.

Sì. Laura mi disse che avevano trovato qualcuno a Milano che faceva catering, ma era un po’ freddo…

Cosa c’è di meglio del calore di Napoli?

Beh mi limitai a dirle: “Guarda Laura che se guardi ai vari protagonisti delle serie del genere sono tutti meridionali: pensa a il Boss delle Torte, ma anche a Jersey Shore. Evidentemente il ‘napoletano’ ha qualcosa di più da raccontare”. E così ci propose di buttare un occhio in giro. A Natale di due anni fa approfittai delle vacanze a Napoli per andare in giro con Lorenzo.

E ti imbattesti nella Sonrisa…

Me ne parlò un’amica, dicendomi anche che non avrebbero però mai accettato delle riprese. Ancora più incuriosito, ci sono andato. Devo dire anche un po’ intimorito: entrare alla Sonrisa fa un certo effetto.

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Una volta entrato lì non ce n’è stato più per nessuno, immagino.

Noi abbiamo girato un po’ di locali, ma quando arrivi alla Sonrisa e assisti a un matrimonio lì… I cantanti, il coro, i balli di gruppo, le ballerine brasiliane: uno spettacolo come quello non lo trovi da nessun’altra parte. Gente che suona dal vivo, anche bravi, un numero di camerieri infinito. Roba che forse solo all’Olympia di Parigi … ma che qui viene fatto per poche persone. Niente di più semplice che prendere questo spettacolo e portarlo in tv. In fondo per noi hanno lavorato gli altri, lo show ce lo siamo trovati già fatto.

Che si debbano ringraziare gli sposi per la creazione dell’evento è indubbio. Ma faccio mia la domanda che ti fece la Laurito a Tv Talk: perché non avete scelto di portare in tv i matrimoni del Monastero di Santa Chiara?

Per me quelli sono i classici matrimoni dell’oleografia napoletana. E di certo costano di più di uno alla Sonrisa.

Beh, non mi sembrano proprio economici quelli visti finora ne Il Boss delle Cerimonie.

Ecco, questo è un altro mito che va sfatato. Una delle accuse che hanno fatto al programma è che si buttano i soldi, opponendo poi il matrimonio sobrio, alla Enzo Miccio, anche se poi dobbiamo metterci d’accordo sul concetto di sobrietà, a quello caro, volgare e pacchiano della Sonrisa. Ebbene, anche se non si hanno grandi mezzi a disposizione lo si può fare lì, anche perché poi con le ‘buste’ (i regali in denaro, ndr) si rientra un po’ dell’investimento. Qui poi non si devono pagare wedding planners che in genere si fanno ben pagare.

Però questi matrimoni costano lo stesso…

Non particolarmente per il pranzo. Quello che costa sono gli extra, come i cantanti, gli elicotteri, il vestito…

E ci aggiungerei il servizio fotografico, le bomboniere… a proposito, ma uno spin-off sulle bomboniere, no? Vabbè, vado avanti. E andiamo alle sei coppie.

Il Boss delle Cerimonie – Il format e le coppie

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Come sono state scelte le coppie protagoniste?

Abbiamo chiesto a Matteo la lista dei matrimoni che si sarebbero svolti alla Sonrisa. Bisognava però riuscire ad avere da Matteo i matrimoni ‘giusti’, quelli che piacevano ‘a noi’, che non sono quelli ‘cafoni’, come sostengono i nostri detrattori, ma quelli in cui ci si diverte, quelli in cui, per dirla con Don Antonio, si fa un po’ di ‘ammuina’ in più.
Fatta da noi una prima scrematura, abbiamo contattato le famiglie per capire la disponibilità e per capire se facevano al caso nostro, stando con loro una giornata e riprendendoli. Il girato veniva poi vagliato e nel caso tornavamo dalla famiglia per un secondo colloquio.
Matteo, dal canto suo, cercava sempre di ‘infilare’ nella lista qualcosa di più ‘elegante’. Del resto anche Don Antonio lo ha detto che a lui non piacciono i matrimoni troppo lunghi, col buffet, con i cantanti…

Sì, Don Antonio ‘arbiter elegantiae’ mi ha fatto morire, lo ammetto. Ma la realizzazione della serie è stata rapida? A occhio direi che i matrimoni coprono da giugno a dicembre 2013, no?

In realtà no. Fatti i sopralluoghi, individuata la location, fatto un lavoro di pre-produzione con un piccolo investimento della rete per la fase preliminare ci è poi arrivato l’ok per la realizzazione del pilot, ma eravamo già a novembre, periodo difficile per i matrimoni. Siamo stati fortunati, però, perché Matteo ci ha segnalato il matrimonio Iannuzzi: lei era incinta quindi dovevano sposarsi in fretta. Ed era “un matrimonio come piacciono a te”, mi disse Matteo. Per cui siamo andati a Secondigliano, abbiamo conosciuto la famiglia e gli ingredienti c’erano: volevano divertirsi, volevano scatenarsi e a noi questo interessava.

Ma come si passa dalle 24 ore di registrazione ai 24 minuti della puntata?

Dunque, il format è nato praticamente in fase di montaggio. Ci avevano chiesto puntate da 23 minuti, ma stringendo stringendo siamo arrivati a 24 e ci siamo presi tutti i frame disponibili. Pensa che abbiamo davvero lavorato no stop per 24 ore: considera che nel matrimonio di Secondigliano (la prima puntata, ndr) l’estetista è arrivata a casa della sposa alle cinque del mattino e per fare le riprese ci siamo svegliati alle tre e mezza. La festa è poi durata fino alle due della notte successiva. E’ stato uno dei giorni più faticosi della mia vita.

Ecco, ci vuole la salute… E quindi penso a quanto sia difficile condensare tutto in così poco tempo.

Abbiamo dovuto uniformarci alla linea del canale: ad esempio l’abito da sposa era imprescindibile. Diciamo che lavorandoci abbiamo ‘formattizzato’ la narrazione: in ogni puntata c’è la contrattazione con Matteo e la scelta dell’abito nei ’15 giorni prima’, quindi c’è la vigilia con la serenata, e il giorno del matrimonio, con all’interno del matrimonio delle scene della Famiglia Polese che sono la nostra continuing story, rispetto al plot episodico. Bisognava, insomma, dare una certa riconoscibilità e una sua ripetitività: ogni coppia è diversa, ma bisognava in qualche modo uniformare la narrazione.

Fatto il pilot, iniziata la serie, quindi.

Non proprio. Prima che ci dessero l’ok per la serie sono passati mesi. Abbiamo perso i matrimoni di maggio e così ho iniziato a fare pressioni. Alla fine siamo riusciti a recuperare parte dell’estate. Ma abbiamo fatto solo sei delle dieci puntate inizialmente previste.

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Veniamo ai punti ‘dolenti’: la scelta dell’abito e la contrattazione non possono che essere ricostruite. Insomma, sono finte?

Sono ricostruite, ma non per questo meno vere. Il contenuto della contrattazione era quello, così come per l’abito il terzo è quello già scelto, ma l’emozione di indossarlo ormai a misura a pochi giorni dal matrimonio è reale. Alcune cose, in accordo con le coppie, le abbiamo messe in scena, ma erano tutte situazioni nuove per loro.

No, ma dicci la verità sugli abiti: le due alternative che la sposa indossa prima della sua scelta glieli consigliate voi, sono ‘sfizi’ o sono davvero abiti provati in atelier al momento della scelta del vestito?

Di fatto siamo andati negli atelier scelti dalle spose e lì a volte abbiamo trovato le addette che avevano curato la sposa al momento della scelta, altre volte no. In ogni caso le spose hanno descritto le caratteristiche dell’abito richiesto e le commesse gliene hanno fatti provare un paio, prima di mostrare quello acquistato, magari anche un anno prima. E puntare su qualcosa di ‘eccessivo’ poteva dar loro anche la ‘sensazione’ di optare per quello più ‘sobrio’, per l’appunto.
Ecco, il primo matrimonio è quello in cui la ricostruzione praticamente non c’è: lei era incinta, il matrimonio alle porte quindi la sposa era andata a provare l’abito per la prima volta poco prima delle riprese. Ci hanno raccontato della zia che insisteva su un altro modello e gliel’abbiamo fatto riprovare.

Eppure io ho la sensazione che addirittura vi siate trattenuti, che non abbiate mostrato fino in fondo quel che può essere un matrimonio ‘ammuinato’.

No, questo no. Certo, dato un format al programma molto è rimasto fuori. Una cosa però posso dirla: la Sonrisa, o anche casa Nappi (quinta puntata, ndr) dal vivo sono tutta un’altra cosa (ride). Non è affatto facile rendere certi posti, mi aspettavo di più!

Cosa ci siamo persi?

Beh, posso dirti che ci sono cose bellissime, come la scelta del bouquet: la tradizione vuole che la suocera debba regalarlo alla nuora. Scene bellissime. O la scelta delle bomboniere.

Posso davvero solo immaginare… e sono molto invidiosa. Ma Real Time ha contribuito economicamente alle nozze?

Assolutamente no. Anzi ci siamo trovati in situazioni ‘opposte’: era talmente tanta la voglia di andare in tv che qualcuno è arrivato a offrirci dei soldi. E anche in fase di sopralluogo qualche location ha fatto pressioni: del resto c’è crisi e l’idea di apparire in tv poteva essere una spinta agli affari. Ma a onore del vero ci sono stati anche molti altri posti che ci hanno detto di no. Non avevano alcuna intenzione di andare in tv.

Il ‘paradosso’ per alcuni è che a dire sì sia stata una famiglia ‘discussa’ nella zona e si sia mostrata alle telecamere. E veniamo ai Polese.

Il Boss delle Cerimonie – La famiglia Polese

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Non nascondiamoci però: la Sonrisa è oggetto di indagini, di inchieste sull’abusivismo edilizio. Possibile che non ne sapeste niente?

Io prima di iniziare le riprese sono andato alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata: quando si inizia una produzione bisogna essere sicuri di non trovarsi nelle condizioni di doverla interrompere e di perdere i soldi. Mi hanno parlato di un procedimento in corso per abusivismo edilizio, di un sequestro della struttura ma con affidamento alla famiglia, come da prassi per permettere di continuare a lavorare in attesa del giudizio. Per cui avendo la famiglia la piena titolarità dell’attività hanno potuto decidere di autorizzare le riprese tv. Nulla ostava alla Procura, insomma.

Delle sue questioni giudiziarie ha accennato lo stesso Don Antonio in una recente intervista a Tv Sorrisi e Canzoni.  Sapevi che è stato condannato per favoreggiamento?

Sì e so anche che ha scontato la pena negli anni ’80. Questo per me non è un motivo pregiudiziale per realizzare la serie.

Ma la Famiglia Polese che dice del Boss delle Cerimonie?

All’inizio erano un po’ preoccupati, un po’ diffidenti. Temevano che anche noi fossimo lì per l’ennesimo reportage sui matrimoni dei camorristi e che avessimo loro mentito sul tipo di programma che stavamo facendo.

Dopo il debutto sono rimasti un po’ frastornati anche per le critiche che hanno avuto. Non tanto Imma, la figlia di Don Antonio, che è di tempra solida e con le spalle larghe. Mi sono invece sorbito telefonate delle mamme delle spose…

Ah sì? Ci sono rimaste male per le critiche?

Continuano a chiamare, a volte anche un po’ preoccupate per le polemiche. Io cerco di rincuorarle, anche perché alla lunga s’è dimostrata la pochezza delle critiche rivolte al programma. Penso a quelli che su FB hanno chiesto l’abolizione del programma: uno degli ultimi post accoglieva con sollievo il matrimonio ‘più sobrio’ dei Nappi, sebbene poi sulla stessa pagina si sottolineassero i 450 invitati, la sfilata di auto di lusso in garage, l’elicottero…  Io ho provato anche a discutere, a commentare, ad argomentare con i detrattori, ma sono stato fatto fuori da un gruppo chiuso, mentre sulla pagina FB di “Aboliamo il Boss delle Cerimonie” non posso commentare e non posso ‘likkare’. FB può essere un posto molto democratico, ma anche il suo contrario.

In compenso la Pagina de L’Ignoranza del Boss delle Cerimonie ha contribuito a creare il cult.

Sono bravissimi. E mai mi sarei aspettato, tanto meno avrei potuto sperare, che ogni frase potesse diventare cult. Straordinari.

In effetti la copertura social è di tutto rispetto e forse ci aiuterà a resistere fino alla prossima stagione. E a proposito di prossima stagione…

Il Boss delle Cerimonie – Seconda Stagione

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Veniamo alle cose serie. Ci sarà una seconda stagione?

Noi speriamo di sì. Il canale sembra intenzionato ad andare avanti. Io due giorni fa sono andato a parlare con Matteo e Don Antonio e potenziale ce n’è. Magari anche facendo diventare i Polese più protagonisti.

Beh, in effetti la serie si chiama il Boss, ma il Boss si vede poco.

Sì è vero, se vai a calcolare la presenza del Boss in rapporto alla puntata è poco. Ma è anche vero che il Boss si concede poco. Don Antonio è una vera star e se non è inappuntabile non si presenta. Poi ha le sue abitudini. Ed è giusto che sia così.

Oltre al Boss ci sono le Cerimonie: in fondo oltre ai matrimoni c’è di più. Battesimi, comunioni e perché no, diciottesimi, con annesso approfondimento sui pre-diciottesimi.

Lo consigli?

Decisamente! E se Real Time mi ascoltasse, ho una lista di spin-off da suggerire, ma li elenco alla fine. Ma c’è speranza in una durata maggiore? 

Stiamo parlando di avere più tempo, magari con un formato da 43′.

Esporterete il format?

Beh, dipende dalla sede centrale di Londra e a quanto so quel che hanno visto è piaciuto. Anche perché il capo di Discovery è l’ex capo di Channel 4 che è quello che ha iniziato tutti questi esperimenti docu-reality di impianto anche sociale, con storie controverse e interessanti. Loro anche il format de Il mio grosso grasso matrimonio Gypsy, cui inevitabilmente ci siamo ispirati e anche lì sono nate polemiche tra i vari gruppi. Per tornare a noi, però, il programma è piaciuto.

Ma hai un matrimonio preferito?

Beh, direi sono combattuto tra quello di Giusy e Luca e quello che ancora dovete vedere.

 

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Eccoci. Cosa ci aspetta per stasera? I fuochi d’artificio in stile Don Antonio per il gran finale?

La coppia di stasera è di Napoli centro, zona Piazza Carlo III, quindi non mancano i frutti di mare crudi, anche se il canale ci ha fatto modificare qualche cosa per non essere ripetitivi con il precedente matrimonio. Ma è la verità e checché se ne dica, le coppie di Napoli centro amano i frutti di mare crudi e credo anche io penso che senza non ci sia una festa.

E poi?

Diciamo che sono giovanissimi, lei è molto incinta, c’è una serenata meravigliosa, la mamma di lei sembra uscita dalle corse di Ascot con un cappello adeguato all’occasione…

E Don Antonio?

Stasera scoprirete anche qualcosa in più di lui.

Cioè? Spoilera…

Don Antonio ci parlerà della sua incoronazione all’Ordine dei Cavalieri di Malta….

E ditelo allora che volete lasciare il pubblico in piena crisi di astinenza!

Intanto per ingannare l’attesa propongo spin-off a mio avviso realizzabili con l’infinito materiale registrato e inutilizzato: Il backstage de Il Boss delle Cerimonie, Sos Bomboniera, Cercasi bouquet disperatamente, Ma come ti vesti?! – Wedding edition, La Scarpetta delle invitate, Le lezioni di stile di Don Antonio Polese, L’Album del matrimonio, e perché no anche qualcosa di dedicato al mondo neomelodico. Tanto più che la ‘mannaggiament’ musicale Annalucia è uno dei personaggi che ha maggiormente colpito l’immaginario collettivo. E ci starebbe bene anche una versione ‘al nord’, in perfetto stile ‘Benvenuti al Sud/Benvenuti al Nord. Penso che i matrimoni del profondo Nord possano offrire altrettanta bellezza.

Ora però devi farci una promessa: che inviterai TvBlog a una delle prossime cerimonie alla Sonrisa.

Promesso!

Guarda che ci contiamo. Non si scherza su queste cose.

Matteo mi ha già fatto sapere che c’è un invito pronto.

Beh, allora non mi resta che ringraziare Raffaele Brunetti per la disponibilità e per la bella chiacchierata e salutare Don Antonio e Matteo Giordano. L’appuntamento è per questa sera con il live dell’ultima puntata de Il Boss delle Cerimonie. E prossimamente magari direttamente ‘live’ dalla Sonrisa…

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