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La Tv, in silenzio

Su La Gazzetta dello Sport di oggi, ampiamente dedicata alla vittoria dello scudetto nel campionato calcio da parte dell’Inter (la prima sul campo da una discreta quantità di tempo), nella rubrichetta Zupping, si analizzano le follie della televisione che celebra. Si va dai giornalisti che fanno domande assurde all’allenatore trenta secondi dopo il fischio che

23 Aprile 2007 09:06

Il Silenzio degli Innocenti Su La Gazzetta dello Sport di oggi, ampiamente dedicata alla vittoria dello scudetto nel campionato calcio da parte dell’Inter (la prima sul campo da una discreta quantità di tempo), nella rubrichetta Zupping, si analizzano le follie della televisione che celebra.

Si va dai giornalisti che fanno domande assurde all’allenatore trenta secondi dopo il fischio che pone fine a Siena-Inter (e al campionato, almeno per l’assegnazione del primo posto) – Mancini, lo ha già firmato il contratto? – a quelli che cercano di sapere se Ibraimovich si senta più a suo agio come prima punta o dietro la stessa – ignorando il fatto che il giocatore sia già in mutande in preda al delirio come i suoi colleghi. O, se non lo era, comunque era come se lo fosse – a Controcampo che ci regala l’unico vero scoop della giornata: Adriano era a casa a guardare la tv. Fantastico. Una notizia di cui non potevamo fare a meno. Per tacer dei giornalisti che riescono a fare gaffe e errori madornali anche su un evento – il campionato era morto da tempo – che dovevano aver preparato per bene. Mica si trattava di cronaca di guerra.

Ecco, pensavo ai grandi momenti televisivi cui ho avuto la fortuna di assistere, in vari settori, in vari campi. Penso alla caduta del Muro di Berlino, alla fucilazione di Ceaucescu, alla prima guerra in Iraq (non posso dimenticare le prime immagini notturne dei traccianti), all’Italia che vince i mondiali del 2006 (quelli dell’82 avevano ancora un altro stile, mi par di ricordare), a qualche manciata di election days. E potrei andare avanti all’infinito. E questo elenco avrebbe un solo denominatore comune. Ogni volta, ogni santa volta che qualcosa di c.d. importante accade in diretta, mi piacerebbe vederlo in televisione senza il commento, con i rumori di quello che accade e basta. Perché puntualmente il commento mi genera pruriti e isterie e sfoghi allergici.

Possibile, mi chiedo, che il commento a caldo debba per forza essere un’accozzaglia di banalità intrise di ansia da prestazione? Sì? Bene. Allora meglio il silenzio. E i rumori in presa diretta.