Home Notizie Roberto Saviano contro la fiction italiana: “Ritratti buonisti”. La replica di Beppe Fiorello: “Non accetto generalizzazioni”

Roberto Saviano contro la fiction italiana: “Ritratti buonisti”. La replica di Beppe Fiorello: “Non accetto generalizzazioni”

Roberto Saviano critica la fiction italiana ma Beppe Fiorello su Twitter risponde allo scrittore ricordando alcune fiction a cui ha lavorato

pubblicato 8 Gennaio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 09:52

Roberto Saviano contro le fiction italiane: un altro attacco verso la serialità italiana che fa scalpore, dal momento che colui che critica le nostre serie tv è lo scrittore di “Gomorra”, che da sempre non si è mai fatto problemi a dire cosa non va nel nostro Paese. Le fiction italiane, stando a quanto dice in un articolo de “L’Espresso”, non riuscirebbero a rappresentare la realtà, legate ad “acritiche agiografie di santi e padri della patria”.

Saviano parte con una riflessione sulla serialità ed il potere, prendendo spunto da un articolo dell’ “Internazionale”. in particolare, si citano due serie tv americane, “24” ed “Homeland”, in cui il governo americano è al centro del racconto, relativamente alla lotta contro il terrorismo:

“Osservare queste due serie è utile perché mostra quanto sia determinante l’influenza delle agenzie governative statunitensi sui prodotti culturali, che dal 2001 in poi si concentrano sostanzialmente su questioni legate alla sicurezza nazionale. Ma come spesso accade l’osmosi è perfetta: se da un lato le piccole concessioni da parte degli autori portano alla possibilità di poter accedere a location altrimenti inaccessibili, dall’altro il riuscire a inventare nuovi scenari inediti per attentati e pericoli imminenti, mette in guardia gli apparati di sicurezza cui troppo spesso manca la fantasia per poter prevedere il futuro”.

Saviano sottolinea di non voler apprezzare la capacità dei governi di influenzare le serie tv, ma vorrebbe che ci fosse la capacità di criticare anche ciò che riesce ad appassionare il pubblico:

“Insomma, non tutto ciò che ci piace è ‘buono’ o eticamente corretto. Non deve per questo smettere di piacerci, ma spingerci a riflettere e a trovare gli strumenti per godere di un prodotto sapendo che è legato al contesto in cui nasce.”

Per lo scrittore anche Shakespeare riuscì a disegnare una politica dei suoi tempi senza risultare piegato alla volontà dei potenti. Oggi, le serie tv hanno la possibilità di arrivare a milioni di persone, rappresentando un contesto che può influenzare il pubblico e restare nella storia. Ma quest’ipotesi è legata solo alle serie straniere: per Saviano, è difficile che la fiction nostrana possa essere ricordata per il suo atteggiamento nei confronti della realtà:

“Ritratti buonisti, senza chiaroscuri e sfumature – che dovrebbero costituire il senso di ogni narrazione -immortalmente liquidati dalla geniale caricatura di ‘Padre Frediani’ che gli amanti di Boris, ricorderanno.”

L’ennesimo attacco alla fiction italiana ha suscitato una risposta da parte di chi il genere lo conosce molto bene, ovvero Beppe Fiorello, “uomo” della fiction Rai, capace di tenere incollati al piccolo schermo milioni di telespettatori. L’attore non apprezza la generalizzazione fatta dallo scrittore e, dopo aver pubblicato su Twitter la locandina de “La vita rubata”, la contestata fiction di sette anni fa che rischiò di non andare in onda, risponde al suo articolo:

“Capisco la critica e le osservazioni sulla fiction italiana, ma come ho detto altre volte non accetto generalizzazioni. Personalmente ho raccontato storie importanti e talvolta scomode. Il manifesto allegato nel tweet precedente riguarda un tv Movie di circa sette anni fa. Raccontò la storia (insabbiata per vent’anni) di Graziella Campagna. Tutti sapevano nessuno parlava e proprio per questo la fiction venne censurata dall’allora Ministro della giustizia che disse: ‘Questa fiction turba la serenità dei magistrati’. Assurdo”.

La fiction andò in onda, grazie anche all’insistenza dell’attore, del regista e della Rai nel volerla trasmettere:

“Quella censura però non venne denunciata da nessuno. Soltanto io, il regista, la stessa Rai e De Cataldo (che non c’entrava nulla con il progetto) lottammo affinché quella scomoda verità andasse in onda. Furono oltre sette milioni i telespettatori che poterono constatare quanto accadde alle spalle di una famiglia che non c’entrava nulla con il sistema Mafia e perse atrocemente una figlia di diciassette anni.”

Tra le tante fiction che Beppe Fiorello ha interpretato e che possono confutare la tesi di Saviano, l’attore ne cita un’altra:

“Come questa, ho anche raccontato L’Uomo Sbagliato, la vera storia di Daniele Baroni, dieci anni di carcere per un errore giudiziario. E senza risparmiare chi commise l’errore. Anche qui si sapeva ma non si parlava.”

Infine, non sempre tutto quello che arriva dall’America è di qualità: spesso le serie tv statunitensi, sostiene Beppe Fiorello, sono ricche di luoghi comuni e violenza:

“Solo per dire che la Fiction italiana ha delle eccellenze, e mi piacerebbe però far notare che in America oltre alle due serie citate nell’articolo, ce ne sono (in maggioranza) di totale buonismo, violenza e inutilità sociale. Difendo il mio mestiere perché lo faccio con passione e verità, ma non nascondo che la nostra fiction ha realmente bisogno di trovare una strada nuova. Io ci sto lavorando”.

Giustamente, Beppe Fiorello non ci sta a far parte di quella fiction che la critica spessa accusa di non saper raccontare come si deve un contesto storico o il presente senza cadere in troppe scorciatoie e caricature. E’ anche vero che la fiction italiana, sia d’impegno sociale o solo intrattenimento, ha molto da imparare per poter riuscire ad essere capace di mostrare al pubblico i temi importanti che vuole rappresentare senza stonare per dialoghi e sceneggiature.

Un ambiente difficile, quello della fiction italiana, che però Saviano conosce bene, avendo collaborato alla realizzazione di “Gomorra-La serie” e dichiarando, lo scorso mese, di stare lavorando ad una nuova serie tv:

“Le serie tv sono un laboratorio cinematografico nuovo dove sono permesse qualità e sperimentazioni che il cinema spesso non riesce più ad avere. Un progetto che mi sta appassionando molto” (fonte: TvZap).

Insomma, che sia buona o no la fiction italiana, anche Saviano dovrà fare i conti la critica.