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Miss Ability: la versione italiana by Rondolino & Ercolani

Che la loro sia diventata la premiata ditta del reality lo conferma il successo indiscusso de La pupa e il secchione (riserve etiche a parte). Ma non dimentichiamoci che Fabrizio Rondolino e Simona Ercolani, uniti nella vita professionale come in quella coniugale, hanno alle spalle una nobile carriera autorale, impreziosita dalla militanza giornalistica di lui

2 Gennaio 2007 20:17

rondolino ercolani Che la loro sia diventata la premiata ditta del reality lo conferma il successo indiscusso de La pupa e il secchione (riserve etiche a parte). Ma non dimentichiamoci che Fabrizio Rondolino e Simona Ercolani, uniti nella vita professionale come in quella coniugale, hanno alle spalle una nobile carriera autorale, impreziosita dalla militanza giornalistica di lui (che è stato anche consigliere per la comunicazione di D’Alema) e dalle esperienze televisive di lei (in primis Sfide).
E’ per questo che, dopo essersi cimentati in un esperimento prettamente commerciale e giovanilistico, si riappropriano del proprio status intellettuale con l’eredità di un format altrettanto ambizioso. Trattasi di Miss Ability, della cui risonanza mediatica si è già ampiamente parlato su Tvblog e che ora apre un nuovo fronte di polemica tutto italiano. Si dà il caso, infatti, che ad acquistarlo siano stati proprio i due autori in questione, che hanno già in mente di imprimergli una netta impronta educativa:

“Ci dipingono come la coppia diabolica della tv italiana, in realtà noi vogliamo solo dimostrare che chiunque ha diritto di fare televisione. Il nostro reality sara diverso da quello olandese. Niente concorso di bellezza per sole portatrici di handicap. Noi pensiamo a uno show di 8 puntate, con uomini e donne disabili, un incrocio tra reality e tv di impegno sociale: per capirci quella televisione che mosse i primi passi nella Raitre di Angelo Guglielmi”.

Rondolino replica alle accuse di cattivo gusto a cui si espone il reality show per antonomasia, puntualizzando che la competizione tra i concorrenti sarà assolutamente fattibile e dimostrerà la diversa abilità di ciascuno. Bando al politically correct, insomma, e largo alla possibilità di giudicare ciascun partecipante per com’è, dandogli anche dell’antipatico se necessario pur di non trattarlo con pietismo. Assieme all’Ercolani, dice di aver visto una sintesi del reality olandese e che la Greed ha già acquistato i diritti.
Tuttavia, la formula italiana sarà diversa, perchè il format può rivelarsi più adatto al servizio pubblico che alle reti Mediaset. Di qui la richiesta di collaborazione delle associazioni dei disabili e la sostituzione del concorso di bellezza con una gara per aggiudicarsi il ruolo di testimonial dei portatori di handicap:

“Lo scandalo è messo nel conto. La componente voyeuristica è insita nella natura umana. E in Italia ci sono molti pregiudizi. Sì, in Olanda il reality ha avuto il 25% di share, ma per fare buoni ascolti noi non speculeremo sugli handicap. La vecchia divisione tra tv pedagogica e tv di massa non ha più motivo di essere, si possono fare le due cose ineieme. Certo, con una certa spettacolarizzazione del linguaggio. Morandi nel suo show ha indicato la strada, facendo un monologo su una sedia a rotelle per spiegare le difficoltà della vita quotidiana di un disabile”.

Quando gli domandano come mai l’Olanda è la madrepatria del reality e non si stanca di continuare a investirvi, risponde deciso che il genere in questione è il linguaggio dominante, la tv che si occupa della vita. Se l’ispirazione è partita da Amsterdam, è perchè lì è nato l’impero televisivo di Jahn De Mol, che ha dato vita a una rete di format tv dal forte potere commerciale sulla falsariga dei collegamenti portuali di carattere geografico.
Chissà se Miss Ability colpirà nel segno anche da noi…
Se ci pensate, l’ultima volta che si è sentito parlare di reality con velleità didascaliche abbiamo assistito al fallimento della missione divulgativa di Ritorno al presente e all’incompreso impegno culturale di Supersenior.
Ora, che a tentare la strada della terapia di gruppo psicologica sarà anche Donne by Monica Leofreddi, c’è da aspettarsi un dejavù?
Non resta che trovare la chiave di lettura giusta, evitando la caduta trash da una parte e il moralismo di nicchia dall’altra.

[Fonte Repubblica]