Home Simona Goes to Hollywood: il red carpet in salsa Jersey Shore (e un pizzico di Rubicondi)

Simona Goes to Hollywood: il red carpet in salsa Jersey Shore (e un pizzico di Rubicondi)

L’ex conduttrice Rai va in trasferta a Beverly Hills con tutti i suoi vizi provinciali.

pubblicato 23 Febbraio 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 23:07


Sapete che fa Simona Ventura, colei che voleva sperimentare cose nuove, in tempi di crisi nell’economia come nei budget tv? Gira in limousine per Beverly Hills con i “pippi” di Sky. Si potrebbe sintetizzare così la mission di Simona goes to Hollywood, una striscia che trasuda di “scialo” produttivo nella forma (pur lasciando a desiderare vista la piattezza anni ’90 del montaggio) ma pecca enormemente nella sostanza.

Perchè il senso vorrebbe essere fare da countdown agli Oscar, mandando la propria stella tra le “Stelle” della patria del cinema (per non parlarne mai, vista la verosimile inadeguatezza in materia di SuperSimo). Peccato che per la stessa Ventura il passaggio da X Factor Ita alla trasferta Usa si riveli, paradossalmente, una regressione di immagine, come se nel competere una volta per tutte con il sogno americano amplificasse i suoi eccessi italici.

Simona ci ripropone il suo inglese maccheronico e i must-have del suo ideale di trasferta, dall’occhiale tamarro alla borsa da sfoggio, che sembra lo spin-off di Jersey Shore (di cui la Ventura si è sempre professata fan accanita). A molti il suo Goes to Hollywood rievocherà i trash-collegamenti esterofili dell’Isola, con Ivana Trump e gli amici di Rubicondi dal ristorante Cipriani di New York, meta di tutte le star all’amatriciana che non possono a fare a meno del loro piatto di pasta condito a peso d’oro: la stessa conduttrice vi è stata spesso paparazzata con il suo ex fidanzato, l’imprenditore Silvio Sardi.

Simona goes to Hollywood: pacchianata colossale




Nella puntata di ieri l’abbiamo vista fare una puntatina dall’hair stylist “top” tra le celebrities d’oltreoceano, Giuseppe Franco, originario di Reggio Calabria. Lui le ha mostrato sulle mani un tatuaggio con il nome di Padre Pio e ne ha approfittato per un saluto patriottico:

“Mamma, ti amo”.

La Ventura, invece, ci ha tenuto a dirgli che anche lei conosce Mickey Rourke perché:

“E’ venuto in my show in Milano for interview”.

I due mischiano italiano e inglese, come in ‘Tu vuò fà l’americano’, dimostrando che non occorre sapere le lingue alla perfezione per sfondare all’estero (basta sentire come parla “la vestale della moda” Anna Dello Russo). Peccato che questi provincialismi non si siano toccati neanche con Rocco Papaleo a Sanremo.

Poi la Ventura non poteva mica mancare dalla personal trainer più glamour, Kristen Anderson, con tanto di giustificazione da vera madrelingua:

“I have to go to the red carpet, I want to make my first lesson of master yoga. I’m so ready”.

E infine è la volta di Norman Leaf, il più famoso chirurgo plastico di Hollywood (a proposito, ma Sky a fare ulteriore pubblicità a questi guru ci guadagnerà qualcosa?). La Ventura esce dal suo studio rinfrancata:

“Capite Italia criticona? Mi ha trovato benissimo. Questi americani ne sanno una più del diavolo. Ora, però, vado a farmi una bella dormita”.

Questa è la tv che non facevano fare a Simona Ventura in Rai? Una a cui, in effetti, era rimasto il rimpianto del reality itinerante A simple life con Valeria Marini o Mara Venier, come risposta alle due sorelle Hilton.

Il punto è cosa ci guadagna SkyUno da tutto questo, se non un patchwork di banalità e pacchianate che persino E! Entertainment rifiuterebbe nella sua library.

Finita l’euforia danarosa del momento, anche il satellite inizierà a fare presto i suoi conti, magari rendendosi conto che pagare una profumata vacanza in cambio di una stitica striscia quotidiana non vale proprio la candela.

Simona VenturaSky Uno