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Delitti Rock e Sostiene Bollani: roba da “non crederci”

La Rai ha i programmi musicali più belli, ma non li valorizza

pubblicato 20 Settembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 03:28


sostiene bollani Della Rai mass market si parla sempre e solo un gran male. E’ la tv di stato, pagata con i soldi del canone, che ci propina cronaca a tutte le ore (persino tornando sui suoi passi per fare ascolto a tutti i costi), che rinuncia a un programma come Annozero e assiste impassibile al crollo di immagine e ascolti del Tg1.

Ma la Rai è anche un’azienda che si sta talmente sforzando di osare da vergognarsene. Così va a finire che i rari gioielli della sua programmazione finiscano nelle retrovie, quasi per paura che oscurino il resto del palinsesto sempre orrendamente uguale a se stesso.

E’ il caso di due programmi di una bellezza inaudita, che sono andati in onda in seconda (o addirittura terza) serata nelle ultime sere. Perdonateci se li recensiamo insieme, anziché dedicar loro un singolo post, ma serve a render conto dell’ingiustizia che li accomuna. Roba da “non crederci”.

Iniziamo in ordine cronologico con Sostiene Bollani, che ha debutto domenica scorsa alle 23.55 su RaiTre con 440.000 spettatori e il 5.30%. E’ il primo show musicale interamente incentrato sul jazz con un’idea divulgativa molto coraggiosa.

Il noto compositore parte da Parlami Mariù e finisce ad eseguire un Notturno di Chopin, dimostrando nel concreto che una variazione jazz nasce da un errore. Mettendo da parte un linguaggio specialistico o elitario, risponde ai dubbi comuni, da come si pronuncia a dov’è nato e con quali altri generi si è contaminato.

In un’era in cui ogni informazione è reperibile su Internet e c’è bisogno di strumenti di comprensione, più che di apprendimento, Bollani semplifica – senza banalizzarla – l’osticissima teoria musicale. Il “Sostiene” del titolo, oltre ad ammiccare ovviamente a Pereira, soggettivizza la sua esperienza, evitando nozionismi assolutistici.

Mentre l’artista si divide tra musica e oralità, come nelle più nobili tradizioni di corte, Caterina Guzzanti gli fa da spalla “ignorante” della materia, secondo un modulo narrativo “maestro-allieva” particolarmente azzeccato. Contemporaneamente, ad interrompere il flusso di coscienza del musicista, è l’ospite di turno che entra in sintonia con il suo immaginario artistico, facendosi accompagnare al piano come in un happening.

L’atmosfera è delle più suggestive e la sensazione è che la scuola di Saviano insegni, riportando l’abitudine all’ascolto di chi “narra”. Peccato che Bollani sia stato “promosso” solo dalla Cabello, seppur con un grande momento di televisione regalato dal duetto con Cremonini, e per il resto il suo inserimento nel ciclo “la musica di RaiTre” passi più inosservato di quanto dovrebbe.

delitti rock

A questo punto entra in scena Delitti Rock, misteriosamente “ignorato”, invece, da Quelli che il calcio che pur dovrebbe fare promozione di rete. Solo 440.000 636.000 spettatori e il 5.26% è stato l’ascolto del debutto, ma va detto che RaiDue l’ha fatto partire ieri sera alle 23.25, in contemporanea alla proclamazione di Miss Italia: più supporto di così “si muore”.

Eppure Delitti Rock, al di sopra di ogni aspettativa, è riuscito a onorare il difficile tema delle “morti d’artista maledette”, avvincendo il telespettatore con una narrazione ad alto tasso adrenalinico.

Persino Massimo Ghini, su cui nessuno avrebbe scommesso cinque centesimi, ha dimostrato di recitar bene la sua parte, sfruttando il suo mestiere di attore per interpretare i suoi lanci con un grande coinvolgimento emotivo.

La confezione del prodotto è stata assolutamente esaltante: ad accompagnare dichiarazioni celebri, in chiave iconica, una grafica fumettistica che stimola l’interesse per la visione. Se a questo ci aggiungete le testimonianze dirette e le oculate ricerche di repertorio, il risultato è stato un tributo di grande qualità.

Ieri sera si raccontava la tragica fine di John Lennon datata 1980: a ricordarlo in studio è stato, giustamente, il cantautore Alberto Fortis che vi si è sempre ispirato.

Il tutto da un’idea di Ezio Guaitamacchi, che firma il programma come autore in quanto spin-off televisivo del suo libro. Bisogna riconoscergli di essersi documentato davvero a dovere, con un progetto originale e mai banale. Un solo neo riguarda la sua presenza televisiva nel ruolo di inviato: il suo faccione simpatico, con tanto di baffoni in bella vista, spezza la drammaticità del racconto.

Al di là di questo, questa è la vera musica che batte in Rai. Peccato che soffra di bradicardia.