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Tamarreide e i comizi d’amor tamarro

Tamarreide e l’amore tamarro.

pubblicato 27 Giugno 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 05:22


Tamarreide - Terza puntata a Firenze
Tamarreide - Terza puntata a Firenze
Tamarreide - Terza puntata a Firenze
Tamarreide - Terza puntata a Firenze
Tamarreide - Terza puntata a Firenze
Tamarreide - Terza puntata a Firenze
Tamarreide - Terza puntata a Firenze
Tamarreide - Terza puntata a Firenze

Tamarreide e l’amore tamarro. I comizi d’amore tamarro, per la precisione.
Sì, il titolo è lì volutamente per provocare e non si vuole, qui, in alcun modo tirare in ballo Pasolini a sproposito. Pasolini va ricordato per quel che era – anche se qualcuno si è permesso di citarlo senza pudore in prima serata su RaiUno. E fu un flop – e per quel che ha scritto e detto. Ma la provocazione ci sta.

Ci sta perché è ovvio: come accade d’abitudine fra i tifosi della tv, quelli che non riescono più a commentare niente se non scaldano gli animi – i propri e quelli altrui – e se non vedono nell’altro o un compagno fraterno se la si pensa allo stesso modo o un acerrimo nemico, sicuramente venduto e prezzolato, se la si pensa in maniera diversa, parlare di Tamarreide (ancora, diranno in molti) farà gridare allo scandalo. Ed ecco perché la provocazione ci sta. Suvvia: fatemi tirare il fiato e commentare. E’ la prima puntata che vedo, per sopraggiunti limiti fisici. E ho qualcosa da dire in merito.

Chiariamoci: personalmente non nutro alcuna particolare ammirazione per i protagonisti di Tamarreide, non ne condivido gli stili di vita, i modi, i valori (perlomeno, quelli che emergono dal montaggio del programma), né ho chissà qual tornaconto nel parlarne (acchiappaascolti, dirà qualcuno. Può anche essere. Ma c’è anche il tornaconto del cercare di fare un minimo di critica televisiva).

Fatte salve queste premesse, tuttavia, non ho alcuna difficoltà a riconoscere a Tamarreide un qualche valore. Sicuramente nella forma – si vede il tocco documentaristico – ma anche nella sostanza. Perché sì, perché lo spaccato dell’amore-secondo-i-tamarri è interessante. Come è interessante la rappresentazione – sebbene a tratti dall’apparenza un po’ artefatta, problema fatalmente insito nel linguaggio della docu – di questo sentimento “tamarro” che sta tutto nell’ostentazione del sé, nell’accaparrarsi e nel possedere quanto più possibile l’altro, gli altri, le altre, nel narcisismo spinto, ma anche nella paura di essere altro da sé, o nel desiderio di essere apprezzati anche per altro che non sia il corpo o la scopata fine a se stessa, nelle strategie amorose più basiche, ma anche in una fragilità che sta sotto un paio di ciglia finte o degli addominali da macho-ad-ogni costo, fino ad arrivare al macho-tamarro che ammette di non volere una donna facile (salvo poi provarci con la prima che capita, naturalmete, e si ricomincia a bomba con le dinamiche da amore semplice, da “vita bassa”).

Anche solo provarci, a raccontare qualcosa del genere, dà un valore al tentativo.

Tamarreide - Terza puntata


Se poi questo viene perseguito senza intento pedagogico – nei confronti dei personaggi in primis. Lo spettatore, si spera, avrà le sue armi per trarne conclusioni. E per quelli che non dovessero averne, sì, sarà anche colpa della televisione, ma non solo – e senza intento riabilitativo, ma con uno sguardo curioso, a tratti quasi intimistico pur nella messa in scena che deve acchiappar ascolti – inevitabile mediazione, è persino banale dirlo, ma giova sempre -, allora si può dire che il lavoro è riuscito.

Resta poi da chiedersi se effettivamente ce ne fosse il bisogno. Non lo so, questo. Rinnovo una mia considerazione ante litteram: non si sentiva affatto il bisogno, di un’epopea di tamarri.

Il punto è che, per uno sguardo un po’ più sensibile della media e meno affetto da pregiudizi, Tamarreide non è un’epopea di tamarri. E’ un racconto. Ed è un prodotto televisivo con parecchi spunti interessanti.
Che, personalmente, seguirei più volentieri del Grande Fratello, se fossi un grande appassionato di intrattenimento.