Home La 5 Bye bye Cinderella, esperimento riuscito per chi si occupa di marketing, fallito per il pubblico: adatto più a Carosello che alla prima serata

Bye bye Cinderella, esperimento riuscito per chi si occupa di marketing, fallito per il pubblico: adatto più a Carosello che alla prima serata

Bye bye Cinderella, su La 5, propone sketch dove una marca di chewing gum compare quasi sempre. Non è invadente, ma ricorda che è un prodotto realizzato per pubblicizzare un marchio e non per presentare qualcosa di nuovo.

pubblicato 13 Maggio 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 18:23

“Bye bye Cinderella” o “Bye bye Carosello”? E’ un bel problema capire dove finisce la sketch-com di La 5 ed inizia il prodotto realizzato con il puro scopo di buttarci dentro la propria marca di chewing gum. Perchè seppur non presente in maniera ingombrante e fastidiosa, il product placement nella prima produzione della “nuova” La 5 si vede tutto.

A differenza del “Carosello Reloaded” di Raiuno, però, qui il marchio va davvero a braccetto con una storia che ha una sceneggiatura di base: le quattro protagoniste riescono ad incarnare diversi personaggi alle prese, più che con bizzarre e divertenti situazioni, con un pretesto per farsi dare una gomma da masticare o andare in un bar dove queste siano in bella vista.

Così, il primo esperimento di branded content italiano può essere analizzato sotto due punti di vista: se si considera con gli occhi di un esperto di marketing, allora si può dire che sia un esperimento riuscito. La marca che ha permesso la realizzazione della sketch-com compare senza infastidire il pubblico e senza mai essere nominata direttamente: basta la riconoscibilità delle confezione per ricordare al telespettatore di che prodotto si sta facendo pubblicità.

Dal punto di vista di chi voleva seguire qualcosa di nuovo in tv, invece, “Bye bye Cinderella” rispecchia alcuni limiti di originalità e recitazione che ne impoveriscono l’intento, riducendosi così ad un mero pretesto per avere uno spazio pubblicitario che non sia quello dei soliti trenta secondi. La trama, per intenderci, spesso diventa così poco stimolante che si finisce a “giocare” a dove sia il chewing gum sul set, o ad indovinare quando comparirà.

C’è da chiedersi, allora, perchè un prodotto del genere non vada in onda nel nuovo “Carosello” invece che nella prima serata di una rete free del digitale terrestre: col pretesto di dover realizzare uno spot con una storia, non ci si sarebbe dovuti preoccupare di infarcire l’intera sketch-com com situazioni che lasciano indifferenti.

Mediaset, che ha evidentemente cercato una via di mezzo per trovare i fondi per una nuova produzione destinata ad un canale “minore”, se avesse voluto puntare su una serie dedicata all’universo femminile avrebbe potuto rispolverare “Così fan tutte”, riportando Alessia Marcuzzi e Debora Villa sul piccolo schermo ad interpretare le nevrosi delle donne moderne. Si è scelta invece la strada più economica, col risultato di avere un prodotto senza infamia nè lode, destinato solo a fare cassa ed a non arricchire davvero il palinsesto della rete.


Bye Bye Cinderella

Bye Bye Cinderella
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