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Report – Il finanziamento quotidiano

Il sondggio – cui spero parteciperete ancora in molti – dice che una buona fetta dei lettori di TvBlog vorrebbero articoli di critica e opinione. Bene. Questo vorrebbe esserlo, mescolato naturalmente all’esperienza personale di chi scrive. Sono anni che seguo Report. Anni che – nel vederlo – mi trattengo dal battere i pugni sul tavolo,

23 Aprile 2006 22:53

Il sondggio – cui spero parteciperete ancora in molti – dice che una buona fetta dei lettori di TvBlog vorrebbero articoli di critica e opinione. Bene. Questo vorrebbe esserlo, mescolato naturalmente all’esperienza personale di chi scrive.
Sono anni che seguo Report. Anni che – nel vederlo – mi trattengo dal battere i pugni sul tavolo, reazione compulsiva che cerco di evitare quando ho interlocutori di fronte, figuriamoci quando mi trovo solamente davanti a un televisore. Certo, guardarlo in compagnia alimenta la voglia di una reazione inconsulta, ma ci si trattiene.
Le inchieste di Report sono tornate a essere di livello elevatissimo. Quella di oggi, Il finanziamento quotidiano (seguendo il link, il testo integrale), è assolutamente encomiabile. Realizzata con una, a volte due videocamere digitali – a Report il giornalista oltre a fare le domande si occupa anche di fare le riprese, o almeno una parte di esse – l’inchiesta si muove esattamente come dovrebbe, risponde alle domande dello spettatore nel momento in cui questo se le pone, mostra le testimonianze di un parco intervistati che offre un quadro estremamente completo, cita chiaramente le leggi cui ci si riferisce e non fa mai esposizione parziale degli eventi, ha un linguaggio semplice e lineare, e soprattutto si può rileggere, per averla ben chiara sotto gli occhi, per capire, per approfondire.
Il commento è lasciato ai rari e taglienti interventi della Gabanelli.
Ora. Mi rendo conto che la televisione non possa essere solo questo. Me ne rendo conto perfettamente.
Ma Report rappresenta uno di quei modi di usare la televisione in maniera intelligente e utile.
Certo, fa indignare, fa voglia di battere i pugni. Ma vedere che c’è ancora qualcuno capace di fare informazione in quel modo lì, fa ben sperare per il futuro.

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