Home Serie Tv Stanotte arriva Lost 6. TvBlog intervista Paolo Trubiano, l’esperto italiano

Stanotte arriva Lost 6. TvBlog intervista Paolo Trubiano, l’esperto italiano

Stanotte, in America, arriverà “l’inizio della fine”. Annunciato in mille modi ed atteso da milioni di persone, la Abc si prepara a trasmettere i primi due episodi della sesta ed ultima stagione di “Lost”, anticipati da uno speciale sul “telefilm – evento”, così come la rete lo ha chiamato nei promo trasmessi (qui trovate l’ultimo,

pubblicato 2 Febbraio 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 18:54


Stanotte, in America, arriverà “l’inizio della fine”. Annunciato in mille modi ed atteso da milioni di persone, la Abc si prepara a trasmettere i primi due episodi della sesta ed ultima stagione di “Lost”, anticipati da uno speciale sul “telefilm – evento”, così come la rete lo ha chiamato nei promo trasmessi (qui trovate l’ultimo, con molte immagini spoiler). Dopo avervi parlato di anticipazioni, delle dichiarazioni degli autori (le prime dopo la quinta stagione le fecero in Italia, in occasione del Roma Fiction Fest) e delle foto promozionali, abbiamo deciso di lasciare la parola ad un vero esperto del telefilm più atteso dell’anno.

TvBlog ha contattato ed intervistato Paolo Trubiano, veronese, fan della prima linea di “Lost”, al punto da collaborare alla creazione di LostPod, il primo podcast italiano sullo show, ed alla community WeLost, per poi dedicarsi al sito di riflessione sugli episodi trasmessi dall’emblematico nome “Lavagna di Faraday”. Ma soprattutto, è uno degli autori delle teorie che Usa Today nel 2008 pubblicò e fece leggere a Carlton Cuse e Damon Lindelof. Una chiacchierata, insomma, che ci porta verso l’ultima premiere di “Lost” con un’ottica diversa da quella degli spoiler e della caccia a tutti i costi alla risoluzione dei misteri.

Ormai ci siamo. Lost sta per cominciare, e così scopriremo finalmente cosa avevano in mente gli autori fin dall’inizio (o almeno così dicono). In che ottica consiglieresti di seguire questi ultimi episodi?

L’ottica che merita sempre Lost: disponibilità a lasciarsi stupire, fiducia negli autori, ma soprattutto cercando di restare in compagnia. Pensiamo di ritrovarci sulla spiaggia, come nella prima stagione, attorno ad un fuoco, con qualcuno che racconta…

Hai avuto l’onore, dicevamo, di vedere pubblicata su Usa Today la tua teoria sulla serie, insieme ad altre che pare siano state lette anche da Cuse e Lindelof. Vorresti spiegarla brevemente ai lettori di TvBlog, ed eventualmente aggiornarla alle ultime puntate andate in onda?

Il cast di Lost 6 alla premiere esclusiva alle Hawaii

Il cast di Lost 6 alla premiere esclusiva alle Hawaii Il cast di Lost 6 alla premiere esclusiva alle Hawaii Il cast di Lost 6 alla premiere esclusiva alle Hawaii Il cast di Lost 6 alla premiere esclusiva alle Hawaii

Eravamo nel corso della 4a stagione e ipotizzavo (in 200 parole) che sullo sfondo delle vicende dell’Isola ci fosse un conflitto metafisico tra le forze del libero arbitrio e del destino (delle quali allora, prima di conoscere Jacob e il suo antagonista, identificavo i principali attori, rispettivamente, con Ben e Widmore), per il dominio dell’Isola e delle sue proprietà (soprattutto temporali). Non mi sento di modificarla di molto: forse il rilievo che attribuivo agli sfasamenti tra on- e off-island non era poi così decisivo, ma il resto (two players, two sides, one is light, one is dark) vale ancora! Ci tengo a sottolineare che la teoria è il frutto di una ‘elaborazione di gruppo’ svolta su diversi forum e su almeno un blog tra appassionati con cui condivido questo ‘viaggio’.

E invece, tra le tante teorie che sono circolate, quale ti ha più affascinato?

Senza dubbio quella cosiddetta “informatica”, che presuppone che tutte le vicende vissute dai protagonisti della serie siano parte di una simulazione – un videogioco, addirittura, nella versione che mi è sempre piaciuta (e che valorizza i continui riferimenti ludici che appaiono nella serie), oppure una terapia virtuale di gruppo (come nel testo The Myth of Lost, a suo tempo presentato nel mio podcast, Lostbooks). Molti liquidano questa teoria come “disonesta” nei confronti del pubblico (oltre che troppo alla Matrix), senza però tener conto del fatto che è una delle poche – di quelle totali-globali – a non essere mai stata esplicitamente smentita dagli autori. Non dico che la ritengo ancora valida (il moltiplicarsi dei piani temporali rende difficile identificare cosa sia virtuale e cosa no), ma non la riterrei un abuso, se si rivelasse in qualche modo azzeccata.

Cuse e Lindelof hanno ammesso che non tutto sarà svelato. Cosa intendevano dire secondo te, e cosa andrebbe invece assolutamente rivelato per non tradire la fiducia dei fan?

Io credo che il Gatto e la Volpe intendano dire che ci sono alcuni misteri ritenuti tali solo dai fan e che invece, nell’economia della serie, sono assolutamente trascurabili. Si tratta di quelli legati a singoli personaggi, o a determinate situazioni. Non mi sentirei imbrogliato se non mi fosse spiegato per filo e per segno la storia di Libby, o il significato dei tatuaggi di Jack, per capirci. Grave sarebbe se invece non fosse chiarita la natura dell’Isola e – almeno a grandi linee (perché il dettaglio scientifico poco ne cambierebbe la fruibilità) – delle sue proprietà temporali, che paiono contenere la ragion d’essere di tutta la storia. A questo è legato il ruolo di Desmond, del quale ci si dovrà spiegare il perché sia speciale (come pure, ma ci spero di meno, l’essere speciale di Walt). Altra cosa che non potrà non essere spiegata è la natura del fumo nero e del suo legame con l’Isola. Ecco, questi sono i macro-misteri (peraltro tutti legati alla natura dell’Isola) che dovranno essere risolti, con quell’unico, grande colpo d’occhio che dà un senso al mosaico di cui abbiamo visto le tessere un po’ alla rinfusa – o troppo in dettaglio – finora. Poco male se qualche tessera si incastra male o manca, l’importante è l’insieme… e – aggiungerei – il processo che ha portato al completamento dell’opera.

Quali tra i personaggi che abbiamo conosciuto finora, secondo te, dovranno essere tenuti maggiormente d’occhio ai fini della conclusione della serie?

Jack e Locke, senza dubbio: sono da sempre i due poli (oggi, all’estremo, quello vivo e quello morto) in mezzo ai quali si dispongono personaggi e trame. Variabile importante, l’ho già detto, è Desmond, perché inserito in corsa con funzioni da deus-ex-machina e oggi mina vagante… anche in senso temporale!

Ed a proposito dei “poteri” di Walt e dell’orso polare (ed aggiungerei anche il cavallo di Kate)? Sono stati messi giusto per confondere le idee o dobbiamo rassegnarci a non avere una risposta su di loro?

Sui poteri di Walt concordo con te che una qualche risposta ci vorrebbe, ma tutto il resto può essere già stato in qualche modo ‘spiegato’. L’orso polare fa parte di qualche esperimento Dharma e quello che Charlotte trova in Tunisia potrebbe esserci arrivato con qualche giro di ruota sperimentale… Il cavallo di Kate potrebbe essere una qualche manifestazione del fumo nero… e così via con molte delle apparizioni più strane. Non sono state messe lì per confonderci, ma può essere che la risposta a questi misteri sia ‘ellittica’ e non diretta.

In molti hanno parlato della foto promozionale che ritrae i personaggi a mo’ di “Ultima Cena” di Leonardo Da Vinci. Doc Jensen, uno dei massimi esperti della serie, sostiene che il riferimento non è casuale: l’ultima cena, che nella religione cattolica rappresenta la trasformazione del pane in corpo di Cristo, indicherebbe un qualche tipo di conversione che dovranno affrontare i protagonisti. Sei d’accordo?

Ho letto la teoria di Doc Jensen – che peraltro fa un uso molto libero del concetto di transustanziazione – e qualcosa sicuramente ha intravisto. La cosa che mi sento di condividere è che si sta avvicinando un momento di passione (quasi da meritare la P maiuscola) nel quale le forze all’opera (luce e ombra, libertà e necessità, vita e morte?) arriveranno allo scontro decisivo… siamo alla vigilia di un evento epocale in cui paradigmi esistenziali, modelli metafisici, forse anche flussi temporali diversi troveranno confluenza. Il dilemma è: troveranno sintesi o qualcuno prevarrà? L’aria da Giovedì Santo è palpabile…

Nella tua teoria parli di redenzione, così come sentendoti parlare mi pare che tu dia più importanza all’aspetto filosofico all’interno dello show. Quindi tutta la trama fantascientifica ha un ruolo secondario nella comprensione della serie?

Io credo che Lost sia prima di tutto una narrazione a molti livelli, tutti perfettamente fruibili anche trascurando gli altri. Voglio dire che il dato avventuroso è comunque così coinvolgente da non necessitare del supporto filosofico (o addirittura metafisico) per essere apprezzato. Anche il livello romantico di Lost potrebbe essere validamente goduto fregandosene altamente dei risvolti politici, sociologici o antropologici che potrebbe sottendere. Sicché, certe scelte narrative non possono che essere adottate in una cornice fantascientifica, ma si tratta solo di una cornice, appunto, non della sostanza dell’opera. La sostanza è il suo essere una narrazione profondamente umana, e per questo – al limite – compiutamente mitologica.

In occasione dell’incontro tenuto un paio di mesi fa con gli studenti del corso di Filosofia Politica dell’Università di Verona, hai trovato per ogni stagione un dualismo che reggeva tutti gli episodi e che aveva sempre a che fare con i protagonisti. Con chi o cosa si dovranno confrontare i naufraghi nell’ultima stagione?

Io credo che la sesta e ultima stagione ruoterà attorno al principio di non contraddizione. Con questo, intendo dire che i naufraghi si confronteranno con l’antitesi assoluta, ossia la loro non-esistenza. Se siamo passati da “noi e l’Isola” a “noi e la botola”, da “noi e gli Altri” a “noi e il mondo esterno”, da mercoledì immagino ci troveremo di fronte a “noi e non-noi”. Ma questo non tanto a livello logico, quanto proprio a livello esistenziale. La negazione assoluta che qui vedo è la morte, rispetto alla vita. Durante quelle lezioni è stata evocata la biopolitica: è stato illuminante, perché “vita vs. morte” potrebbe rivelarsi, ancor più che “destino vs. libero arbitrio”, come la dialettica portante di Lost. Anche in questa declinazione, luce e ombra non significano necessariamente buoni e cattivi, quanto piuttosto due aspetti (yin e yang) del tutto, di “ciò per cui le cose sono come sono”, cioè del dharma.

Lost è pieno di citazioni letterarie e filosofiche: un semplice esercizio di stile oppure un modo per inserire i giusti indizi e farli cogliere solo dai più “letterati”?

Spesso le citazioni si sono rivelate delle false piste, degli ammiccamenti all’audience, più che veri indizi. Per quanto si diceva prima a proposito della fruibilità non condizionata dei diversi livelli di lettura di Lost, direi che nessuna delle citazioni possa essere invocata come decisiva. Certo, è bello scoprirle e teorizzarci intorno (c’è chi sostiene che sia il bello di Lost, ma è solo una voce, valida quanto tutte le altre), ma Lost sarebbe bello anche senza.

Non possiamo non farti quest’ultima domanda: come vorresti che finisse Lost, e come finirà secondo te?

Vorrei un finale malinconico eppure che desse un senso di compiutezza. Qualcosa di simile al “Sono tornato, disse” di Sam Gamgee alla fine del Signore degli Anelli. Malinconico sarà comunque, perché tutti saremo lì coi lacrimoni all’ultimo LOST stampato sullo schermo, ma non mi azzardo più (sebbene lo abbia già fatto sulla Lavagna di Faraday) a ipotizzare l’ultima scena della serie, che gli autori sostengono di aver ben chiara fin dal pilot. Voglio essere sorpreso. Sorpreso e commosso.

Grazie per averci dedicato il tuo tempo, e buon “Lost 6”!

Altrettanto! Ci vediamo in un’altra vita, fratelli!



Il cast di Lost 6 alla premiere esclusiva alle Hawaii
Il cast di Lost 6 alla premiere esclusiva alle Hawaii
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