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Carte di credito Rai, Minzolini assolto perché il fatto non costituisce reato

L’ex direttore del Tg1 assolto. Ora si aspetta di tornare a Viale Mazzini. Ma è candidato al Senato col Pdl.

pubblicato 15 Febbraio 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 21:25

Ieri il Tribunale di Roma ha assolto Augusto Minzolini dall’accusa di peculato, cioè di avere utilizzato in modo improprio la carta di credito aziendale. Secondo i giudici della VI sezione penale “il fatto non costituisce reato”. Il pm Mario Dovinola aveva chiesto per l’ex direttore del Tg1 due anni di reclusione. Inoltre la Rai si era costituita parte civile e aveva chiesto un risarcimento di 100 mila euro per danni morali e di immagine. Minzolini, attualmente candidato per il Pdl in Senato (il secondo nella lista del partito di Berlusconi in Liguria) era sostanzialmente accusato di aver sforato in 14 mesi il tetto di spese di 65mila euro, con pranzi e cene con ospiti misteriosi e senza presentare le ricevute. Il giornalista, che durante il processo ha rivendicato il fatto che “i direttori non sono tenuti a svelare le identità dei commensali”, aveva in ogni caso restituito la somma in questione “perché se mi danno del ladro, io ci sto male”.

Ora però l’ex direttorissimo è pronto non solo a intascarli nuovamente ma anche -e soprattutto – a tornare al suo posto al Tg1 (ma se venisse eletto – praticamente sicuro – sarebbe intenzionato a desistere). Infatti il suo reintegro è previsto da quella stessa legge che lo aveva di fatto cacciato da Viale Mazzini. Peccato solo che a Il Corriere della Sera il giornalista parli di “allontanamento politico”, dimenticando forse di definire anche il suo arrivo al Tg1 negli stessi termini:

Una mascalzonata, partita da una denuncia di Di Pietro e ho detto tutto: mi hanno messo il bavaglio per un anno e mezzo. (…) Per cacciarmi hanno utilizzato una legge particolare, la 97 del 2001, che è stata applicata solo tre volte e in una occasione fu considerata incostituzionale. All’articolo 3 prevede che, in caso di rinvio a giudizio, un dipendente pubblico debba essere spostato.

Dunque l’articolo 4 dovrebbe riportare in Rai Minzolini, che negli scorsi mesi aveva rifiutato l’incarico di capo dell’ufficio di corrispondenza di New York e che nel frattempo era stato sostituito da Alberto Maccari (oggi il direttore del Tg1 è Mario Orfeo):

Se un imputato è assolto, anche in primo grado, entro 10 giorni l’azienda deve rimetterlo al suo posto.

Tra le reazioni alla sentenza di ieri registriamo quella del parlamentare Pdl Maurizio Gasparri secondo il quale “una volta tanto la giustizia funziona” e quella del sindacato Usigrai:

La sua è una stagione che non si può riaprire. Minzolini andava comunque rimosso per valutazioni editoriali.

Minzolini ieri ha spiegato di aver vissuto una vera e propria via crucis e di essere stato vittima anche di un processo mediatico dal quale non ha potuto difendersi. Poi ha concluso così:

Garantivo il pluralismo dell’informazione, grazie ad una posizione diversa alle altre. Oggi la Rai è monca di una voce, essendo tutta montiana. Anzi, il megafono di un partito del 3,5%.

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