Home Michele Guardì a TvBlog: “Con Antonello Falqui ho capito cos’è la televisione”

Michele Guardì a TvBlog: “Con Antonello Falqui ho capito cos’è la televisione”

Il ricordo del regista ed autore televisivo che ha lavorato tanto con il maestro Falqui

di Hit
pubblicato 16 Novembre 2019 aggiornato 21 Gennaio 2021 19:14

Ieri all’età di 94 anni è mancato il grande regista ed autore televisivo Antonello Falqui. TvBlog ha voluto chiedere un ricordo a Michele Guardì, che per tanti anni è stato il braccio destro del regista di Studio Uno.

Ciao maestro

di Michele Guardì

E’ stato un maestro e quando dico maestro credo di poterlo dire veramente, perchè è con lui che io ho capito cos’è la televisione. Avevo fatto il mio debutto con un programma abbinato alla Lotteria Italia “Secondo voi” condotto da Pippo Baudo. Falqui, vedendo quel programma si informò su chi fossero gli autori. Eravamo io e mio cugino Enzo Di Pisa. Ci chiamò e volle che fossimo autori del suo successivo varietà “Due come noi” con Ornella Vanoni e Pino Caruso.

Da lì nacque il nostro sodalizio artistico. Poi quando Enzo perse la vita nella sciagura di Punta Raisi nel 1978 Antonello mi volle con lui e lavorammo insieme per altri 8 anni. Con lui abbiamo vinto la Rosa d’oro di Montreux (manifestazione internazionale che premiava i migliori varietà delle tv) con Al Paradise.

Insieme abbiamo fatto dei programmi veramente belli, eleganti e con ascolti e gradimenti altissimi. Che cosa ho imparato da lui? La pulizia dell’immagine, la delicatezza del testo che non deve mai sconfinare nel doppio senso che possa offendere le famiglie che stanno guardando la televisione. Lui aveva una visione internazionale dello spettacolo ed amava sempre allargarsi oltre i confini del nostro paese. Antonello infatti ha portato in Italia per esempio le gemelle Kessler. Mi ricordo poi quando andammo in America per convincere Jerry Lewis a venire in Al Paradise.

Antonello era sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e di qualcosa di elegante. Umanamente mi lascia il rammarico di non aver potuto ancora lavorare con lui. Quando ho fatto a Roma lo spettacolo dei “Promessi sposi” alla prima, gliel’ho voluto dedicare, motivando anche quella dedica. Lui mi portò in America ed in quei viaggi mi insegnò ad amare il musical americano. Proprio in una di quelle occasioni ricordo che mi disse che se mi fossi applicato, questo genere sarei stato in grado di realizzarlo. Ecco perchè quando ho fatto poi i “Promessi sposi”, gli ho dedicato “la prima”. Ciao Antonello, ciao maestro.

Michele Guardì

Rai 1