Home Terremoto a RaiTre: via Ruffini, l’unico direttore che porta ascolti: “Ma non piaccio al Premier”

Terremoto a RaiTre: via Ruffini, l’unico direttore che porta ascolti: “Ma non piaccio al Premier”

Il direttore di RaiTre Paolo Ruffini è stato ufficiosamente sollevato dall’incarico. La prossima settimana la mossa diventerà concreta, come annunciato allo stesso Ruffini dal dg della Rai Mauro Masi nel corso di una telefonata privata. Mercoledì è previsto il cda decisivo: potrebbe succedergli Antonio Di Bella, ex direttore del Tg3 (dal 2001 al 2009, quindi

pubblicato 7 Novembre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 21:30

Il direttore di RaiTre Paolo Ruffini è stato ufficiosamente sollevato dall’incarico. La prossima settimana la mossa diventerà concreta, come annunciato allo stesso Ruffini dal dg della Rai Mauro Masi nel corso di una telefonata privata. Mercoledì è previsto il cda decisivo: potrebbe succedergli Antonio Di Bella, ex direttore del Tg3 (dal 2001 al 2009, quindi sostituito da Bianca Berlinguer) o Giovanni Minoli, vicino al pensionamento ma ultimamente dimostratosi molto attivo sul fronte Rai Educational. Da segnalare che proprio mercoledì, giorno della sua “condanna”, RaiTre manderà in onda il secondo straordinario speciale di Fabio Fazio dedicato a Roberto Saviano: il precedente, andato in onda qualche mese fa, sempre nell’ambito di Che tempo che fa, fu una delle pagine più belle della televisione recente.

Resta da capire cosa sarà di Ruffini. Il suo licenziamento non è certamente dovuto a motivi, per così dire, prestazionistici o di risultati: la sua gestione è da campione del mondo, con successi planetari della terza rete a discapito dell’abisso in cui sta calando lentamente tutto il resto del palinsesto Rai. Si sussurra di un posizionamento di comodo al vertice di RaiCinema: una posizione di prestigio che non farebbe male a nessuno, politicamente parlando.

Dopo il salto riportiamo alcuni stralci dell’intervista che il quotidiano la Repubblica ha rivolto sull’argomento allo stesso Ruffini.

Le parole del direttore di RaiTre Paolo Ruffini a Repubblica:

“Ogni settimana c’è un collega giornalista che mi dice: “è ufficiale, lo so per certo, il prossimo consiglio ti fanno fuori”. È un po’ come il “ricordati che devi morire”. Diciamo che è un bell’esercizio di resistenza. Da una parte cerco di non pensarci, di lavorare come sempre. E dall’altra mi domando: perché? Certo, il presidente del Consiglio non apprezza molti dei nostri programmi. Ha telefonato in diretta anche a Ballarò per ripeterlo. Rai3 non gli piace. In pratica la mia colpa sarebbe aver fatto nascere prima e tutelato poi programmi come Ballarò con Floris, Che tempo che fa con Fazio, Parla con me con la Dandini, Presa diretta con Iacona, le Storie con Augias, Glob con Bertolino. O di aver portato in prima serata e fatto diventare un pilastro di Rai3 Milena Gabanelli e le inchieste di Report. O di aver riportato in Rai Lucia Annunziata. O di aver sempre difeso il lavoro che Ghezzi e il gruppo di Blob fanno di rilettura intelligentemente irriverente dell’universo tv. O di aver fatto con Carlo Lucarelli e Blu Notte un lungo viaggio nei misteri italiani, dalla mafia alla P2…”
[…]
“In questi anni siamo l’unica rete Rai a non aver perso ascolti rispetto al moltiplicarsi di numero e alla crescita di ascolto degli altri canali. Senza cedere alla deriva trash. Portando i libri e la cultura in prima serata. Senza le partite di Champions league. Senza film o fiction milionarie. Portando pubblicità pregiata su programmi di qualità”.
[…]
“Forse che Rai3 non ha portato risultati alla Rai? Nessuno ha avuto il coraggio di dirmelo. I direttori delle reti vanno avvicendati come i prefetti? La mia direzione di Rai3 non è in scadenza. I palinsesti sono stati approvati fino all’estate. Non sarebbe più giusto giudicare dai risultati, dai progetti? Io credo che il problema della Rai, come quello di qualsiasi azienda, non sia trovare posti per le persone. Ma dare respiro ai progetti. Questo gioco dei quattro cantoni fa male alle persone e all’azienda. Sembrerò un ingenuo, ma io credo ancora nel merito. E credo nella Rai come un luogo dove si tutela il senso del servizio pubblico. Che è una buona televisione, capace di coniugare ascolti e qualità. E pluralismo”.

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