Home TV8 Alessia Mancini a Blogo: “In Salotto su TV8? Essere un punto di riferimento per le donne è motivo di grande soddisfazione”

Alessia Mancini a Blogo: “In Salotto su TV8? Essere un punto di riferimento per le donne è motivo di grande soddisfazione”

La showgirl si confessa al termine della prima stagione del contenitore della generalista in chiaro del gruppo Sky

pubblicato 10 Giugno 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 18:31

Ha guidato il pubblico nella programmazione del pomeriggio di TV8 per un mese intero, accogliendolo a casa propria come ogni buon anfitrione: è Alessia Mancini, che a venticinque anni dall’esordio in tv con Non è la Rai, si è confessata a Tvblog al termine della prima stagione di In salotto, contenitore a metà fra la telepromozione e l’annuncio del palinsesto. Lo spazio per una signorina buonasera al passo con i tempi, che si fa spettatrice, dispensa consigli pubblicitari e dà un volto ad una rete che punta sempre più ad entrare in empatia coi propri spettatori. Oltre a commentare l’esperienza col gruppo Sky, la showgirl ha risposto ad alcune domande sul proprio passato e sui progetti lavorativi futuri.

Alessia Mancini intervista a Blogo

  • La nuova sfida è stata In Salotto, un esperimento pressoché inedito per la televisione italiana: come lo descriveresti?

Non è stato facile per gli spettatori identificare subito il programma: si tratta di un nuovo modo di gestire le cose, una trasmissione ibrida che punta a mettere il pubblico a proprio agio nel seguire la programmazione di TV8, con questi lunghi intervalli che fungono da contenitore commericale. Un modo per catturare lo spettatore cercando di farlo familiarizzare con i programmi, che iniziano e finiscono senza un collegamento tra loro, perché girati con largo anticipo e magari replicati. Enrico Papi o Alessandro Borghese, ad esempio, non hanno modo di entrare in contatto con chi è a casa posizionando le loro trasmissioni in un tempo ben preciso. In Salotto è un filo conduttore per i programmi del pomeriggio, ma è diventato anche un modo per coinvolgere direttamente lo spettatore, fornendo consigli commerciali dei partner della rete, che rimane una generalista in chiaro. L’ispirazione è la televisione americana: la casa in cui è stato girato il programma ha avuto come modello le dimore delle protagonista di Desperate Housewives!

  • Perché pensi che la rete abbia scelto te per essere rappresentata nel daytime?

Hanno identificato in me una figura che poteva essere giusta per il pubblico del pomeriggio di TV8, prettamente femminile. Sentirsi un po’ un punto di riferimento per le donne della mia età è stato motivo di grande soddisfazione. Il fatto che le persone si fidino di me è importante: negli anni ho sempre cercato di costruire una carriera basata sulla concretezza e sulla verità. Credo di essere un po’ la ragazza della porta accanto, quella di cui non bisogna temere; un modo di fare che non si discosta molto da quello che mantengo nella vita di tutti i giorni. Spesso mi sento io telespettatrice!

  • Negli anni passati hai affiancato l’attività imprenditoriale di wedding planner a quella di conduttrice: quanto è importante per una professionista dello spettacolo coltivare un progetto laterale?

Quello della televisione è un mondo fatto di precarietà, di lunghe attese, di telefonate che arrivano e non arrivano e anche di grande scelte. Sapere dire di no è importante, costruendo mattone dopo mattone il proprio regno. Io credo di averlo fatto nella mia umiltà, in maniera semplice e costante, e ad oggi mi sento soddisfatta di ciò che sono riuscita a fare solo con le mie forze. Proprio perché non avverto stabilità, se mi trovo ad avere del tempo libero a disposizione – e io non sono capace a stare con le mani in mano! -, ho voglia di reinventarmi in altro. Il progetto di wedding planner è nato con una mia amica un po’ per gioco. Io amo ricevere ospiti, curare la casa, prestare attenzione al dettaglio e organizzare feste, quindi ho pensato di farne un’attività impreditoriale da un hobby. Per alcuni anni ha funzionato bene, poi l’anno scorso non mi sono sentita di proseguire perché dovevo partire per l’Isola dei Famosi: le cose o le fai bene, o non le fai! Avrei dovuto delegare e non lo faccio con grande semplicità: amo fare le cose, anche con fatica, ma in prima persona. Un po’ mi spiace aver lasciato quell’occupazione.

  • Hai menzionato L’Isola dei Famosi: un bilancio dell’esperienza a un anno dalla partecipazione al reality di Canale 5.

Sono contentissima di aver fatto quella esperienza: tornando indietro la rifarei subito, a differenza di tanti colleghi che se ne sono pentiti. Non dimenticherò mai il cielo, le albe e i tramonti sulla spiaggia, il contatto diretto con il mare. Rimanere in gioco a lungo mi ha fatto capire che tutti abbiamo un’energia incredibile: quando ti trovi in difficoltà, riesci a trovare la forza di fare tutto e andare avanti. La cosa più difficile è stata stare lontano dalla mia famiglia: fare l’Isola da mamma e farla da single sono esperienze completamente diverse. Se fossi stata sola, avrebbero potuto anche abbandonarmi in Honduras: ero riuscita ad adattarmi ai ritmi della natura con facilità! L’Isola mi ha permesso di mostrare un lato di me che poche volte è emerso in questi anni: quando sei in tv, sei sempre truccata e vestita di tutto punto, mentre all’Isola credo sia stato apprezzato anche il mio lato umano, Di solito non mostro le mie fragilità, sono la roccia della famiglia su cui tutti si appoggiano; è un ruolo che ti piace avere all’inizio, ma che col tempo un po’ ti pesa. Spesso ti senti in dovere di non mostrare i tuoi problemi perché avverti l’esigenza di supportare gli altri; tuttavia, lasciarsi andare e delegare mi ha fatto capire che è importante sì esserci, ma qualche volta è giusto che gli altri imparino ad andare avanti con le proprie gambe. In quei tre mesi, mia figlia l’ho trovata cresciuta e più responsabile, ma anche tra me e Flavio il rapporto si è rafforzato: lui ha capito cosa faccio io, io ho capito che l’amore non diminuisce con la lontananza. Non è stata un’esperienza singolare, ma famigliare.

  • Se avesse l’opportunità di ritagliarsi uno spazio fisso per sé in televisione, che tipo di trasmissione vedrebbe nelle sue corde?

Io sono amante della spontaneità, della concretezza, del rapporto costante col pubblico. Mi piacerebbe lavorare per un programma che abbia una striscia quotidiana, che mi possa mettere apertamente in relazione con gli spettatori: un talk, un programma in cui si possono dare consigli, un factual. Sono una persona molto pratica e curiosa, mi piace fare domande e rendere complice lo spettatore di ciò che si fa in studio. Qualcosa dedicato alle donne, magari nel pomeriggio.

  • Di recente è ventilata l’ipotesi di un progetto televisivo condiviso con suo marito, il presentatore Flavio Montrucchio. C’è chi parla di una sitcom…

Quella quotidianamente la facciamo in casa: è che tante volte non la mostriamo, siamo persone abbastanza riservate! (ride) Però non nascondo che il progetto continua ad esserci perché la coppia desta interesse, lo abbiamo visto in tante occasioni. In questo periodo storico, in cui ci sono poche coppie che riescono ad andare avanti, vedere qualcuno che sta bene e si diverte ti dà quella tranquillità e quel piacere di pensare “Chissà se capiterà mai anche a me!”. In un mondo di incertezze, un amore rasserenante è piacevole da vedere. Non la diamo per persa l’opportunità di vederci insieme, anzi.

  • La stagione televisiva si è appena conclusa. Progetti per il prossimo futuro, in queste settimane di casting per talent e reality? Il sodalizio con TV8 continuerà?

Talent e reality? Credo di aver già dato! Mi sono state fatte richieste anche recentemente, ma non ritengo che ora rappresentino la scelta giusta. In televisione bisogna anche saper dire di no. L’idea di ritagliarmi uno spazio tutto mio non mi dispiace affatto, e la collaborazione con TV8 è stata molto interessante: è un gruppo di professionisti eccezionali e mi sono trovata benissimo! Anche se le cose cambiano in fretta, credo che il connubio tra Alessia Mancini e TV8 non finisca qui. È stato un esperimento riuscito, perché non replicarlo? Repetita iuvant…

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