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4 Ristoranti: il dietro le quinte raccontato da un concorrente

Il dietro le quinte di 4 Ristoranti raccontato da chi ha partecipato al programma e vinto. “La mattina avvengono i sopralluoghi, la cena inizia alle 18, ogni sera si va da un ristoratore”. Il conto lo paga la produzione, mentre il viaggio in minivan può durare anche un’ora

pubblicato 22 Gennaio 2019 aggiornato 8 Novembre 2020 20:17

Un successo lungo cinque stagioni, conquistato su Sky Uno e ribadito in chiaro, su Tv8. 4 Ristoranti, attualmente in onda con i nuovi episodi, ha definitivamente consacrato Alessandro Borghese al grande pubblico, con frasi del programma diventate un vero e proprio brand.

Quattro ristoratori in gara, come recita il titolo, chiamati a giudicarsi a vicenda e ad esprimere giudizi su location, servizio, menù e conto delle attività dei rivali.

Un’ora di trasmissione che però prevede una gestazione ben più complessa e articolata. Ecco allora la domanda più frequente dei tanti appassionati: come si realizza una puntata di 4 Ristoranti?

Per conoscere il dietro le quinte ci siamo rivolti a chi il cooking show l’ha vinto. Correva l’anno 2015 e Ruggero Mignini, titolare della Croisette di San Benedetto del Tronto, si impose sugli avversari nel secondo episodio della seconda stagione (qui il live di allora).

La puntata fu dedicata ai ristoranti delle Marche gestiti da moglie e marito. Parteciparono due locali di San Benedetto e altrettanti di Ascoli. In origine, la produzione aveva chiesto una lista di strutture della zona che avessero le caratteristiche idonee al tema della serata e venne fornito un lungo elenco di nomi. Al termine di svariati sopralluoghi e interviste si giunse alla scelta dei quattro concorrenti.

Se un appuntamento dura appena sessanta minuti, non si può dire altrettanto per il suo confezionamento. “Ogni sera si svolgeva una cena – racconta Mignini – tutto durò quattro giorni. Si cominciava la mattina alle 10, arrivavano gli operatori e posizionavano le telecamere. I concorrenti effettuavano quindi le ispezioni ai locali, mentre Borghese veniva a visitare le cucine”.

La cena prende il via alle 18.

“Verso le 21 avevamo finito. Tutto avvenne in modo quasi spontaneo, non ci diedero indicazioni su cosa dire e come dirlo. Sì, le telecamere c’erano, ma non erano troppo fastidiose. Ci fu qualche stop, magari perché ad un certo punto mi ero alzato ed era necessaria la mia presenza”.

Il giorno delle riprese non è un giorno normale nemmeno per i clienti, che vengono informati della situazione. All’ingresso l’esercizio interessato espone un cartello con un chiaro avviso:

“Si informa che si effettueranno le riprese per un programma televisivo. La presenza all’interno del locale comporta automaticamente una liberatoria per l’utilizzo delle immagini. Il servizio subirà forti rallentamenti”.

Ciò significa che i presenti sanno fin dal principio a cosa vanno incontro. “Quella sera nel mio ristorante la clientela era quasi tutta invitata – prosegue Mignini – è stata una serata a rimessa, chi partecipava era nostro ospite. Ai tavoli c’erano figli, i loro amici, i nostri soci. Ovviamente parlo per me”.

Nel corso della cena i ristoratori “in trasferta” giudicano i pasti di fronte a una telecamera. “Quelle scene vengono girate all’esterno al termine della serata”. Per quel che riguarda Borghese, invece, capita spesso che in una sorta di freeze collettivo si rivolga al pubblico a casa per esprimere un suo personale parere: “Non ci chiedeva di fermarci. L’operatore si avvicinava e Borghese parlava sottovoce alla camera, noi non lo sentivamo”.

Prima dei voti c’è il momento del conto. A tirar fuori i soldi non sono i partecipanti, bensì la stessa produzione, chiamata poi a sborsare i 5 mila euro – netti – al miglior ristorante. “Ce li versarono sul conto corrente dopo circa un mese”, ricorda Ruggero.

La tensione maggiore si registra infine durante il confronto a quattro. Borghese rivela voti e classifica e, in seguito, invita i concorrenti a salire su un mini-van con i vetri oscurati che li condurrà nel locale vincitore. Nei tempi televisivi, la parentesi del viaggio – che spesso include recriminazioni e dissapori – viene montata in un minuto. Niente a che vedere con la tempistica reale:

Durò un’oretta, forse anche per disorientarci e non farci capire dove ci stessimo recando. Riuscimmo comunque a percepirlo perché per andare ad Ascoli occorreva percorrere la superstrada. Ci eravamo accorti che non era stata imboccata”.