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Storie Maledette, Speciale Erba: Tutta la verità dei Castagna nello stile rococò della Leosini

Dopo l’intervista di Olindo Romano a Le Iene, Storie Maledette ripercorre la vicenda processuale del caso Erba da un altro punto di vista.

pubblicato 16 Dicembre 2018 aggiornato 9 Novembre 2020 14:58

  • 21.13

    Pronti allo speciale della Leosini.

  • 21.15

    La voice over della Leosini apre con la notizia dell’ispezione ministeriale sul caso. La news dell’ultima ora ha spazio in questo speciale.

  • 21.16

    “Fu la notte buia dell’anima quella notte del 2006”: Leosini entra subito nel suo racconto barocco. Le fiamme dell’incendio di casa Marzouk simboleggiate al centro dello studio.

  • 21.17

    “E’ sangue infetto per i sospetti… E’ in atto una campagna a sostegno dei coniugi Romano. Che lo facciano loro è legittimo. Noi siamo qui a parlarci perché all’interno di una strategia c’è chi si adopera perché cada su di lei, Pietro, le maggiori responsabilità. Vi chiedo di non commentare quanto ruvidamente da me sintetizzato, ma arrivarci per grado a uscire da questo fango” dice la Leosini.

  • 21.19

    “Per uscire dal fango inizio dalla luce” e i violini accompagnano il racconto di chi era Raffaella Castagna, la sorella minore dei due uccisa a 30 col figlio e la mamma.

  • 21.21

    I fratelli raccontano la sorella e il ritmo cambia subito. Se la Leosini catalizza, loro sono ‘leggeri’.

  • 21.25

    “Un tunisino belloccio entra nella vita di vostra sorella… Non sbarca da noi come un disperato da barcone. Viene da una famiglia benestante”: Leosini introduce Azouz, puntando pure sullo spaccio. Ma qui si racconta dell’incontro tra i due: il primo è avvenuto nell’ottobre del 2002. E si racconta quel primo incontro con le parole di Azouz,

  • 21.28

    “E’ stata vostra sorella ad abbordare questo aitante giovanotto?” chiede ai fratelli. Loro dicono che essendo molto libera è possibile.

  • 21.34

    I fratelli dicono che la religione di Azouz non è mai stata un problema e che sapeva ‘vendersi’. Non gli hanno chiesto però di lavorare in azienda con loro, ma gli proposero altre cose: dicono che guadagnava poco. Pietro dice che Raffaella sapeva che “il sig. Azouz” spacciava droga e che sperava di aiutarlo. Anzi chiese aiuto anche ai fratelli: Pietro racconta che l’aiutò portandola in Martinica Francese per un mese. Anche da lì lei però chiamava Azouz, ma lo scoprì dopo il ritorno. E poco tempo dopo disse alla famiglia che tra lui e loro avrebbe scelto lui.

  • 21.38

    “La cosa incredibile è che in soli cinque mesi dal loro incontro si sposano. A Erba, con rito civile. E al matrimonio non va nessuno”: ah però.

  • 21.41

    “La mamma ogni tanto il bambino lo portava in Chiesa e gli dava il prosciutto” dicono i figli. Uhm. Raffaella era convertita all’Islam? Beppe: “No, penso di no…”. Risposta della Leosini: “Lei non deve pensare”. Comunque è davvero importante? Comunque quando nasce Youssef l’embargo dei genitori verso Raffaellafinisce, se mai, dicono i figli, fosse mai iniziato soprattutto da parte della mamma. La Leosini chiede se i rapporti tra Raffaella e Azouz fossero tranquilli: loro dicono di no. “Noi davamo molto spesso aiuto a Raffaella, sottobanco”. Qui non c’è il contraddittorio con Azouz, finora ‘presente’ con estratti di interviste. Pubblicità.

  • 21.49

    Entrano in scena i coniugi Romano. Il primo a essere descritto è Olindo: leva come esperienza pregnante della vita, atteggiamento violento; Rosa è stata la prima e unica donna di Olindo. Quinta elementare lei, “troppa lingua e poca voglia di fare” dice di lei la mamma. Il quadro è chiaramente connotato.

  • 21.53

    I due raccontano delle liti di Raffaella e Azouz, ma poi “le notti festaiole, brave, che si svolgevano continuamente a casa di Raffaella, frequentate presumibilmente da nordafricani che toglievano ‘a fame e ‘o suonno ai Romano” iniziano a creare problemi. La retorica e il lessico della Leosini c’è tutto. “Il santino non va fatto a nessuno: vostra sorella pure tosta era”: i fratelli non credono però che la sorella si alzasse sul piedistallo dei “Castagna”, come dicevano i Romano.

  • 21.54

    “Simbiosi morbosa, un quadrupede”: così vengono definiti i Romano, adottando una formula del PM- “A loro dava fastidio il giochino che cadeva per terra. Mio padre ha fatto lavori di isolamento. Secondo me tanta gelosia: loro nel seminterrato triste e buio e Raffaella, giovane e benestante, aveva una bella casa e un terrazzo. E un figlio” dicono i figli. Ma “non può essere che si uccide solo per uno zoccolo di sua sorella” dice la Leosini, prima però di ricordare che due giorni dopo l’omicidio i Romano e i Marzouk dovevano comparire in tribunale.

  • 21.57

    Il padre accompagnava Raffaella a visitare Azouz in carcere nel 2005 per spaccio di droga.

  • 21.59

    “Il Tg1 il giorno dopo indica come probabile omicida il marito”: no no, il Tg1 dice proprio “l’uomo che HA ucciso…”. Si ricostruisce che in carcere Azouz aveva litigato con malavitosi calabresi. All’inizio lo stesso Carlo Castagna ipotizzò che potesse essere un regolamento di conti. E anche i fratelli: “Eravamo convinti fosse quello”.

  • 22.01

    Papà Castagna autorizzò il trasferimento delle salme in Tunisia. I funerali furono fatti lì, la famiglia andò. Non potevano trattenere Youssef in Italia, per cui la famiglia Castagna decise che sarebbe stato ingiusto separare un bambino dalla sua mamma.

  • 22.04

    E ai funerali arrivò anche Fabrizio Corona: ci sarebbe stato un accordo finanziario per le foto delle preghiere in casa. E la famiglia mandò una diffida ai giornali perché non pubblicassero loro foto ai funerali. Beppe dice che vennero a sapere che c’era un accordo tra Azouz e Corona, tanto che Marzouk entrò nella scuderia di Mora.

  • 22.07

    Ecco, la Leosini tira l filo del discorso: sta parlando di tutto questo per delineare la realtà umana di questa storia. “Non è per ripercorrere l’orrore, ma è perché all’interno di un vento revisionista, innocentista verso Rosa e Olindo, si annida il tentativo di insinuare che la responsabilità sia di un familiare”. Questo è il nodo.

  • 22.10

    “Questo vento innocentista, sostenuto da alcuni organi di informazioni, indica in lei, Pietro, il responsabile dell’atroce mattanza. Perché è stato possibile tirare in ballo lei?”.

  • 22.11

    “Cosa ho fatto di male per lasciar pensare che io fossi in grado di compiere una cosa del genere. Questa infamia, basata sul niente, è molto pesante. La teoria di uno dei tanti personaggi che stanno bazzicando il palcoscenico mediatico è che dopo aver ammazzato mia madre, mia sorella, mio nipote… io sia sceso con i miei 100 chili sia sceso dal secondo piano calandomi su un pluviale. Non lo voglio neanche commentare. Trovo vigliacco fare questa insinuazione, che tira poi in ballo come sostenitori anche mio padre e mio fratello”.

  • 22.13

    I difensori dei Romano hanno sostenuto che altre piste sono state abbandonate troppo presto e che bisognava cercare anche in famiglia. Il sospetto nasce da un testimone, Chaikum, che avrebbe visto Pietro a poca distanza dalla casa di Raffaella e avrebbe parlato arabo con alcuni egiziani…

  • 22.17

    “Sapevamo di essere intercettati e ne eravamo contenti, convinti che stato un regolamento di conti”. Secondo pilastro, le intercettazioni con la risate di Pietro e il suo parlare delle auto, che per lui era un modo per tornare alla normalità “Parlare di macchine con un amico era un modo per capire che per noi, purtroppo, la vita continua”, dice commosso Pietro, che ricorda il senso di colpa di Carlo per non essere stato in quell’appartamento. Pubblicità.

  • 22.26

    Di questo Chaikum, dice Pietro, non sono mai state capite le generalità. Intanto Pietro non aveva un alibi per quella sera: affermazioni discrepanti tra le sue e quelle del padre. Il nodo erano le macchine: la Panda della mamma era guidata da Pietro, mentre la mamma prese la Lancia K del padre, che preoccupato andò a casa di Raffaella. E lì capì cosa era successo. Chiamò Beppe, che chiamò Pietro.

  • 22.29

    Capitolo “Movente”. “L’insinuazione atroce quale movente avrebbe avuto nella limacciosa fantasia di chi insinua?” si domanda Franca, che racconta di come Raffaella avesse chiesto un anticipo di eredità per realizzare immobili in Tunisia. “Ho riassunto io questa brutta pagina, ma ora passo alle domande” dice Franca. Pietro dà la sua versione di come fossero divise le quote della società. La sorella non era in società: avrebbe ereditato la sua casa e le cose della mamma. Insomma, quello che dice Azouz, che sostiene che i fratelli non volevano anticiparle i soldi, non è vero, secondo i fratelli.

  • 22.34

    “Io decido di uccidere tutta la mia famiglia in pieno centro a Erba, dove sono riconoscibile?” dice Pietro.

  • 22.325

    Il revisionismo che parte dalla Difesa… molti non sanno che fummo chiamati come testimoni dalla Corte di Assisi di Como e fummo liquidati dalla difesa in due minuti, la stessa che ora dice che adesso qualcosa non torna. Quando ci avevano a disposizione perché non ci hanno fatto le domande davanti ai giudici veri e non ai giudici tv? E’ una cosa vigliacca”.

  • 22.36

    In un’intervista a Radio Padania, Azouz dice che Youssef è stato ucciso perché sarebbe stato un erede.

  • 22.39

    “Chi ha voluto individurae in lei il macellaio della sua famiglia ha parlato della Panda” dice la Leosini. La Panda della mamma fu regalata. Una intercettazione ricostruisce quella telefonata in cui Beppe suggerisce al padre di cedere a un ente benefico. Beppe ricorda che il padre non voleva vedere più quella macchina. “Non l’abbiamo buttata in un lago, l’abbiamo regalato a suore che conosciamo nel paese vicino a Erba”.

  • 22.42

    I figli raccontano di aver cercato di costruire una normalità intorno a lui per evitare che si uccidesse. I figli hanno pensato di ripulire la casa dai giochi del bambino, di rimettere a posto le cose della mamma per evitare che il padre potesse tornare in una casa ‘congelata’.

  • 22.44

    La casa fu donata alla Caritas per essere una casa famiglia, Casa Raffaella. Pietro dice che fu fatto con l’accordo con Azouz. La casa però nel testamento di Raffaella era donata alla mamma e al figlio di Beppe: testamento che serviva poi a tener fuori Azouz dall’asse ereditario e della società.

  • 22.46

    “Carlo Castagna si è stagliato sublime su questa storia di sangue” dice la Leosini.

  • 22.46

    Dice che Carlo Castagna prese male la trasmissione di Nove: “Una brutta trasmissione. Vidi mio padre arreso, dispiaciuto, anche per come era stato preso il suo perdono. Questa vicenda è stata vissuta da qualcuno come una nomination al Grande Fratello: queste persone non capiscono che ci sono persone, storie, dolori dietro a questa storia. Non puoi fare un commento da Bar Sport su questa storia” dice Pietro.

  • 22.49

    “L’opinione pubblica può essere condizionata, perché non informata” dice la Leosini.

  • 22.50

    Quando la Difesa ha cercato la revisione del processo, Carlo Castagna ribadì la colpevolezza dei Romano, pur nel perdono. “Abbiamo vissuto tutto il processo, tutte le dichiarazioni, anni di processo e non abbiamo mai avuto dubbi. Non ci siamo mai voluto un capro espiatorio” dicono i fratelli.

  • 22.51

    “Olindo e Rosa sembrano due pastori scesi da un presepe sbagliato. Possibile che siano due geni del male tali da non lasciar traccia in questa mattanza?” e la Leosini inizia a fare la parte di chi vuole insinuare il dubbio. Ma ricordiamo che questa trasmissione vuole contrastare il venticello revisionista.

  • 22.53

    Comunque il punto n.1 è come sia stato possibile non trovare sangue a casa Romano e solo una microtacca in auto. “Quella traccia ematica di Valeria era così pura da essere arrivata solo dal luogo della mattanza e prima dell’arrivo dei pompieri” dice Beppe. Inoltre richiama la questione del quarto d’ora per fare tutto evocando il colloquio con Picozzi in cui Olindo dice che non erano poi così sporchi e spiegarono tutte le procedure di polizia.

  • 22.58

    Beppe spiega anche perché e come la Cherubini sia morta nel suo appartamento.

  • 23.00

    Le macchie di sangue sul muro: a nessuno dei soccorritori furono prese le impronte, né delle mani né delle scarpe.

  • 23.01

    Non solo confessioni, ma rivendicazioni: dicono perché l’hanno fatto, dicono i fratelli.

  • 23.02

    La confessione non tornerebbe in centinaia di punti secondo i difensori. E poi c’è stata la ritrattazione. “Ho detto quello che lo letto sui giornali, dai pettegolezzi, quello che mi hanno detto i Carabinieri e poi ci ho messo anche di mio…” disse Olindo.

  • 23.04

    “Dopo 12 trovo questo vigliacco…” insistono i fratelli.

  • 23.05

    E c’è anche il video in cui Rosa racconta a Picozzi come si sentiva durante l’omicidio. “O è un’attrice da Oscar o dice la verità” dice la Leosini. “Astori si rammarica di non aver avuto una telecamera alla confessione della Bazzi perché lei si alzò e mimò perfettamente come uccise Youssuf. Lo fece con una tale naturalezza che chi era lì si gelò” dicono i fratelli.

  • 23.07

    La Bazzi in quella stessa occasione racconta della violenza sessuale subita da Azouz. Vera? Falsa? “Il fascino della Bazzi non era di un fulgore ustionante” dice la Leosini. I fratelli preferiscono non commentare.

  • 23.08

    E si torna su Azouz per percorrere la traccia della vendetta trasversale. All’inizio ne erano convinti e dicono che sarebbe stato più ‘gestibile’, “più nella normale assurdità delle cose”. Beppe: “Avrei accettato più volentieri se fossero stati dei pazzi”. Leosini: “Sulla porta del manicomio di Aversa c’è una lapide, ‘Non lo siamo tutti non ci siamo tutti…”. Mito.

  • 23.10

    Prima testimonianza di Frigerio, un uomo olivastro mai visto. Poi cambiò e secondo la Difesa fu il tenente dei Carabinieri a fare il nome di Olindo e ad averlo spinto a quello.

  • 23.13

    E poi al processo Frigerio indicò Olindo come aggressore. I fratelli Castagna riportano le parole della figlia di Frigerio, che non ci sta a vedere la figura del padre come confuso. La figlia dice che lui individuò subito Olindo, ma che non volendolo accettare elaborò un’altra ipotesi.

  • 23.14

    Beppe conferma che quando Azouz andò a casa Castagna dopo la tragedia lo epitetò come “pezzo di m….”. “Sono convinto che se fosse stato a casa quel giorno non sarebbe successo niente” dicono i fratelli.

  • 23.16

    Si chiude con un ritratto di Azouz, che dopo la morte della famiglia sarebbe diventato un boss. Arrestato nel 2007 ha fatto 13 mesi di carcere e poi espulso dall’Italia. Fanno vedere anche le nozze di Azouz con un’altra donna italiana, Michela, conosciuta a Lecco.

  • 23.18

    “L’invaghita signorina che regalerà allo sposo 3 figlie femmine”: ma questo esattamente che c’entra col caso? Azouz potrebbe tornare in Italia a Maggio: rumors citati dai fratelli Castagna. Non ci tengono a incontrarlo.

  • 23.20

    Pochi giorni prima del decimo anniversario ha fatto sapere che non ha intenzione di rinunciare alla legittima. Non sapendo chi è morto prima di chi è stata data la ‘commorienza’, quindi non c’è un’asse ereditario. Ha chiesto più volte, tramite diversi avvocato, questa legittima, ma le condizioni della ‘commorienza’ non dà legittima. Potrebbe ereditare una parte dell’appartamento, sotto mutuo, pagato dal padre: quindi erediterebbe debiti.

  • 23.22

    Siamo ai saluti finali: “L’impresa più ardua sarà trovare un posto dentro di voi dove sistemare i ricordi”. E sul finire le immagini della mattanza, davvero terribili.

“La calunnia è un venticello” cantava don Basilio ne Il Barbiere di Siviglia. E questo speciale di Storie Maledette in onda a pochi giorni dal 12° anniversario della strage di Erba evoca quel venticello che si è fatto tempesta e torment(o)a per i fratelli Pietro e Beppe Castagna.  Soprattutto il primogenito è stato (nuovamente)  indicato da qualche programma tv come possibile pista da approfondire  per l’omicidio sgozzamento di madre, sorella, nipote e vicina di casa con moventi da ricercarsi, nel caso, a questioni ereditarie. Nessuno parla di calunnie, ma quel “venticello revisionista, innocentista”, che la Leosini ritiene sollevato, sia pur legittimamente, dai difensori di Rosa e Olindo è stato alimentato da mezzi di informazione: ed è qui che la ‘paladina’ Leosini scende in campo, sempre più connotata nel lessico, nella struttura sintattica e anche nella costruzione nel racconto.

Non si parla mai di calunnie, dicevamo, ma di vigliaccheria sì: per i fratelli Castagna, come li appella cumulativamente la Leosini, chi sta seminando tempesta è un “vigliacco”, che gioca con storie e sentimenti, persone e dolori, come se si stessero facendo le “nomination al Grande Fratello”. La motivazione del programma è chiara e dichiarata, ovvero contrastare questo anelito revisionista che, sia pur agitato dalla Difesa pro domo propria, ha trovato sponde nei media. Sono proprio ‘i media’ il vero obiettivo di questo speciale, che fila dritto e teso, avvincente e desolante nel suo quadro di miserie umane, di dolori insuperabili, di opportunismi spregiudicati.

Il programma è, soprattutto nella sua terza parte (quella più secca), una risposta più o meno diretta al doc Tutta la verità, trasmesso da Nove lo scorso aprile. Non viene mai citato, ma per chi l’ha visto è ben riconoscibile: Pietro Castagna – che ne vien fuori come un soggetto collocato da un testimone sulla scena del crimine qualche tempo prima della mattanza – individua nella prima tv del programma una delle principali fonti di dispiacere del padre (‘frainteso’ anche nel gesto del perdono) poco prima della sua morte, quasi a considerarlo come un colpo di grazia inferto un mese prima che una veloce malattia lo spegnesse nel maggio 2018.

Al venticello revisionista, la Leosini oppone un turbine di emozioni che circondano quella “notte buia dell’anima” dell’11 dicembre 2006: si parte tracciando i profili dei protagonisti, perché è importante per la padrona di casa capire il sostrato “umano” su cui si agita la vicenda. Pur dichiarando di non voler fare il santino di nessuno, non si può dire che nel suo racconto luci e ombre siano perfettamente distribuite. Olindo entra in scena con la sua attitudine violenta, Rosa con la sua Quinta Elementare, il “tunisino belloccio” Azouz con i suoi precedenti di spaccio; i fratelli sono condotti per mano dalla Leosini sul sentiero tracciato dell’estraneità ai fatti, che passa però per un racconto di ‘seconda mano’ di rapporti e relazioni familiari e condominiali. Il contraddittorio è lasciato a qualche estratto di intervista, ma solo nel caso di Azouz, di cui si ricordano anche i trascorsi post strage con Corona e Mora, prima di liquidarlo in chiusura di puntata  con le foto gossip del suo secondo matrimonio ‘italiano’ con “l’invaghita signorina di Lecco” e con le ripetute rivendicazioni sulla ‘legittima’ eredità. Olindo e Rosa sono ritratti come una coppia dalla “simbiosi morbosa“, apparentemente “una coppia di pastori scesa da un presepe sbagliato“, cui “le notti festaiole, brave” dei Marzouk toglievano “‘o suonno e ‘a fantasia“, ma che non potevano bastare “gli zoccoli di Raffaella” a giustificare una tale efferatezza.

Il lessico e la sintassi della Leosini ci sono in pieno, anche se non al massimo delle loro potenzialità, vista la natura della puntata. Le iperboli, i ghirigori linguistici, le divagazioni lessicali sono però un must cui non si rinuncia, anche se non ci sono “ditini birichini” e l’auto-compiacimento si stempera in una missione più alta, permettere una difesa televisiva ai Castagna. Ma al cuore delle opposizioni ‘alle suggestioni’ di altrui tv si arriva solo in chiusura, con la Leosini a fare la parte, non proprio da sergente di ferro, di chi insinua il dubbio per permettere ai fratelli di replicare alle insinuazioni rivolte “senza fondamento” e per questo “vigliacche“, come dicono i due fratelli, tanto più se sfruttate non per obiettivi legali, ma per motivi puramente televisivi. Si procede dal minimo al massimo: dalla credibilità del testimone Chaoukum alla dinamica dell’omicidio, dal movente alla cessione della Panda della mamma – usata quella sera da Pietro e non dalla signora Galli -, dalla mancanza di tracce ematiche in casa Romano alla ‘contraddizione’ di Mario Frigerio, per arrivare alla ricostruzione della morte delle  vittime, alle tracce non appartenenti a nessuno delle vittime, alla tesi di un regolamento di conti. Il tutto in una sorta di contro-interrogatorio mediatico che riequilibri davanti alla giuria dell’opinione pubblica, non dei giudici, quanto sollevato dal “venticello innocentista”. Ventisei giudici, invece, hanno già sentenziato due ergastoli, ma l’opinione pubblica (“condizionata se non informata”, come dice la Leosini) sembra ormai divisa in tante diverse correnti, capaci di colpire gli eredi della famiglia Castagna con sospetti talmente privi di fondamento – come dicono i due fratelli – da essere liquidati in pochi minuti in fase inquirente dalla stessa Difesa che oggi agita le acque. Ed è questo, probabilmente, l’opposizione che più di tutte sembra dare tridimensionalità a questo inedito caso televisivo di botta e risposta a distanza tra programmi diversi per reti, format e formula narrativa.

La sostanza di questo speciale, quindi, è spegnere i venti revisionisti, soprattutto quelli che spirano per un coinvolgimento di Pietro Castagna, che soffiano nell’opinione pubblica. Una scelta che, a mio avviso, rappresenta un po’ un salto dello squalo per il programma che negli anni ha perso quell’asciuttezza chirurgica da procedurale nello stanare azioni e pensieri dei condannati (con una lucidità seconda forse solo a Lightman di Lie to Me) per diventare quasi un ‘Harmony del crime’, ottimamente scritto e costruito, sempre avvincente e affascinante – inutile sottolinearlo – ma più attento talvolta alla forma che alla ricerca della sostanza (e la doppia puntata su Avetrana ne è forse il caso più eclatante). Non si inchioda più, si minuetta. In questo caso, poi, si stravolge il format che diventa quasi un ‘diritto di replica’ e non un’indagine negli abissi delle menti criminali. Capisco la scelta, dunque, di farne uno speciale, o quantomeno di promuoverlo come tale: non è Storie Maledette, ma la Leosini che dà diritto di replica tv ai Castagna per la volontà di ristabilire un ordine già sancito dalla Giustizia. Un’operazione rischiosa, per obiettivi e per riuscita: che la Leosini sia una fantastica affabulatrice non ci sono dubbi, e lo testimonia, come detto, la necessità di seguire la storia fino in fondo, quasi senza fiato, pendendo dalle sue labbra; ma sottotesti e connotazioni rischiano di sbilanciare ancor di più il già difficilissimo racconto di una vicenda che supera talmente l’umana logica da aver creato intorno ad essa un campo elettromagnetico difficile da perforare. E così si resta ai margini, con onde che rimbalzano come proiettili, a colpire chi uno, chi altri. Adesso ci vorrebbe un’intervista di Franca Leosini a Olindo e Rosa nello stile del primo Storie Maledette, con meno ghirigori e più sguardi taglienti. Ci si può sperare…

 

Storie Maledette, Speciale Erba in diretta 16 dicembre 2018

Storie Maledette, Franca Leosini racconta la strage di Erba con i fratelli Castagna

A 12 anni dalla strage di Erba, in cui furono uccise tre donne e un bambino e fu gravemente ferito un uomo, Franca Leosini ripercorre la storia del processo che ha portato alla condanna all’ergastolo in via definitiva di Olindo Romano e Rosa Bazzi, in un appuntamento speciale di Storie Maledette in onda questa sera, domenica 16 dicembre, dalle 21.15 su Rai 3.

Tre gradi di giudizio hanno riconosciuto colpevoli i coniugi Romano dello sgozzamento dei vicini di casa, ovvero di Youssef Marzouk, 2 anni, di sua madre Raffaella Castagna, della nonna (in visita) Paola Galli e di Valeria Cherubini, oltre che del ferimento del marito della Cherubini, Mario Frigerio: era l’11 dicembre 2006 e nel maggio 2011 è stata sentenziata in Cassazione la condanna all’ergastolo per i due imputati.

Nel cuore ferito della strage di Erba” è il titolo scelto dalla Leosini per ‘rimettere ordine’ in quello che qualcuno definirebbe lo ‘storytelling’ di un caso di cronaca che ha segnato l’immaginario collettivo ed è tornato agli onori delle cronache per due programmi televisivi andati in onda in questo 2018, entrambi orientati alla ricerca di una diversa ‘verità’ da quella processuale, di un dubbio che riaprisse il caso, come da tempo desiderato del collegio difensivo della coppia, che mira a una revisione del processo, finora negato.

Abbiano fatto riferimento a due programmi tv. In primis ci fu Tutta la Verità – Il Caso Erba, andato in onda su Nove lo scorso aprile (e recuperabile su DPlay), che apriva a scenari diversi da quelli appurati in via processuale, dalla sospetta presenza di persone nei dintorni del condominio prima della strage alla possibile fuga degli assassini da un terrazzino – poco probabile per una coppia di mezza età -, dalle confessioni di Olindo e Rosa che, terrorizzati dall’idea di essere separati, le avrebbero rese per assecondare gli inquirenti, alla ‘frettolosa’ cessione della Panda della sig.ra Galli da parte dei suoi due figli, passando per le tensioni tra i Castagna e il genero Azouz Marzouk, tunisino con trascorsi di traffico di droga, aspetto quest’ultimo che ha portato anche a ipotesi di vendette trasversali di ambienti malavitosi. Proprio Azouz, peraltro, fu subito indicato come assassino della moglie, del figlio, della suocera e della vicina di casa, in una mattanza che peraltro si cercò di ‘mascherare’ dando fuoco all’appartamento.

Al documentario, a cui i Castagna scelsero di non partecipare – come sottolineato nel programma, – è seguita l‘intervista de Le Iene a Olindo Romano, andata in onda lo scorso ottobre. Un’intervista esclusiva, la prima concessa da Olindo alla tv, che ha scatenato reazioni e polemiche.

Nello speciale in onda questa sera, invece, Franca Leosini ripercorre il caso da una prospettiva diversa, diversa anche da quella che ha finora adottato per Storie Maledette: non intervista omicidi o presunti tali, non si fa aprire le porte del carcere per scandagliare, con i suoi copioni fascicolati, ‘gli abissi’ dell’animo di chi ha commesso – o è stato condannato per – atroci delitti, ma dà voce alla famiglia Castagna, che si è vista nuovamente al centro del caso e dei sospetti. La parola passa quindi  a Pietro e Beppe Castagna, i figli di Paola Galli, uccisa vittima della strage di Erba, e di Carlo Castagna, scomparso lo scorso maggio a 74 anni.

Una prospettiva anomala quelle delle ‘vittime’/’sospettati’ per Storie Maledette, almeno per come abbiamo imparato a conoscerlo in queste ultime stagioni. Noi seguiremo la puntata live su TvBlog dalle 21.15. E non sarà facile.

E’ peraltro notizia di poche ore fa, peraltro, che il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha avviato un’ispezione sul caso per verificare alcuni aspetti dell’indagine e dell’istruttoria, motivo per il quale la Procura di Como ha inviato gli atti a Roma. E il caso, anche mediaticamente, si complica. L’appuntamento è per questa sera, su Rai 3 e live su TvBlog.