Home DiMartedì La Var arriva nei talk show. Dilaga la moda dei dibattiti visti dal monitor

La Var arriva nei talk show. Dilaga la moda dei dibattiti visti dal monitor

Ultima moda nei programmi tv dedicati alla politica. Gli ospiti vengono lasciati davanti ad un monitor, che assume valore primario in fatto di narrazione. L’escamotage utilizzato a Di Martedì, Piazzapulita e Non è l’arena

pubblicato 23 Maggio 2018 aggiornato 1 Settembre 2020 00:28

Anche i talk show usano la Var. Potremmo definire così l’ultima moda dei programmi tv dedicati alla politica, dove il monitor di servizio assume valore primario in fatto di narrazione.

Non c’è telespettatore che non ci si sia imbattuto almeno una volta, con la pratica diffusissima soprattutto nelle trasmissioni targate La7.

Il meccanismo è semplice: da una parte l’ospite in studio, intervistato dal conduttore, dall’altra uno immortalato dietro le quinte, mentre ascolta attentamente la discussione, in attesa che arrivi il suo turno.

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Una tecnica che può avere molteplici letture. La più semplice è quella dell’anticipazione, una specie di scaletta non verbale suggerita dalle immagini, con lo spettatore che a quel punto sa chi e cosa lo attenderà. L’inquadratura può essere laterale (vedi Non è l’arena o Piazzapulita), in modo da rendere lo schermo visibile a casa e amplificare il principio della contemporaneità, oppure frontale, come invece accade a Di Martedì. Qui la resa è più fredda, con l’ospite collegato che assume un ruolo più distratto e defilato.

C’è poi un secondo significato, che ben aderisce ad un contesto politico nel quale i confronti diretti avvengono sempre più di rado. Nell’impossibilità di mettere in piedi un faccia a faccia, se ne instaura uno virtuale, privo di botta e risposta immediato, ma ugualmente carico di emotività, dal momento che al pubblico viene fatto intendere che a colui che entrerà dopo verrà chiesto conto delle esternazioni di chi lo ha preceduto.

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Escamotage e trucchi di una tv sempre più in ostaggio di veti e condizioni particolari, a cui si aggiunge una nuova concorrenza che arriva dai social. Ecco allora che inventarsi nuove tecniche di linguaggio è necessario, quasi obbligatorio.

Ma come tutte le nuove idee, queste si diffondono subito e contaminano le trasmissioni, in una sorta di abuso collettivo che ne annulla l’effetto.

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