Home Notizie Dissenso vietato al Tg1: i terremotati parlano del G8 a L’Aquila e sono tutti contenti

Dissenso vietato al Tg1: i terremotati parlano del G8 a L’Aquila e sono tutti contenti

Nell’edizione delle 13 del Tg1 una serie di servizi filmati ha di fatto chiuso l’ampia finestra informativa aperta questi giorni sul G8 de L’Aquila. L’incontro dei grandi della terra si è concluso, è tempo di bilanci e il servizio di Pino Scaccia, inviato “fra la gente” nel capoluogo abruzzese, raccoglie in poco più di minuto

11 Luglio 2009 17:07




Nell’edizione delle 13 del Tg1 una serie di servizi filmati ha di fatto chiuso l’ampia finestra informativa aperta questi giorni sul G8 de L’Aquila. L’incontro dei grandi della terra si è concluso, è tempo di bilanci e il servizio di Pino Scaccia, inviato “fra la gente” nel capoluogo abruzzese, raccoglie in poco più di minuto 4 opinioni di cittadini ancora costretti (dopo oltre tre mesi dal sisma) a vivere nelle tende nei vari campi organizzati dalla Protezione Civile. La chiusura è riservata, con un sapiente montaggio, alle parole del neo presidente della regione Gianni Chiodi.

Inutile negarlo, la scelta di spostare la sede del G8 da La Maddalena a L’Aquila non è stata universalmente condivisa, e non solo per ragioni di bassa polemica politica, in primis da parte degli stessi abitanti della città tremendamente ferita dal terremoto. Il malcontento è legittimo, può essere condiviso o meno, ma non si può far finta che non esista. Non si può, a meno che non si resti sintonizzati sul Tg1 di Augusto Minzolini, il direttore che ha reso chiarissima l’idea di cosa verrà raccontato o meno nel principale telegiornale italiano durante la sua gestione. Pino Scaccia, già infelice protagonista del servizio filmato che “ricostruiva” lo scandalo barese delle escort che ha coinvolto il premier, entra in una tendopoli e porge il microfono agli abitanti per un commento sul G8.

Il risultato? Tutti contenti, entusiasti della scelta di portare la riunione dei capi di governo del mondo nella loro città, addirittura convinti che tenendo conto della portata dell’evento “nessuno potrà dimenticare” le zone terremotate. Nemmeno un secondo di visibilità è concesso a quanti (ci saranno, oppure vogliamo supporre l’unanimità?) non volevano soldi spesi per ospitare il G8, ma la garanzia di non dover attendere una data successiva all’inizio dell’inverno per poter uscire dalle tende. A L’Aquila nessuno protesta, nessuno è in disaccordo, nessuno è pessimista, il massimo del dissenso concesso è “la speranza“. Mai come in questo caso il richiamo ad un vecchio proverbio risuona inquietante…”chi di speranza vive…