Home Quarto Grado Gianluigi Nuzzi a Blogo: “Vi presento Quarto Grado – La domenica. Troppa cronaca? C’è violenza anche nella politica” (Video)

Gianluigi Nuzzi a Blogo: “Vi presento Quarto Grado – La domenica. Troppa cronaca? C’è violenza anche nella politica” (Video)

Gianluigi Nuzzi a Blogo racconta come sarà Quarto Grado-La domenica, il nuovo programma di Rete 4, parla della cronaca nera in tv e del suo lavoro di autore di libri

pubblicato 18 Febbraio 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 13:13

Contattato da Blogo, Gianluigi Nuzzi racconta come sarà Quarto Grado-La domenica, il nuovo programma di Rete 4, parla della cronaca nera in tv e del suo lavoro di autore di libri

Si chiama Quarto Grado-La domenica il nuovo programma che Rete 4 manderà in onda da domani, domenica 19 febbraio, alle 20:30, per otto settimane. Trattasi di una formula più breve (durerà fino alle 21:15, quindi occuperà l’access prime time) del noto programma di approfondimento di cronaca nera condotto da Gianluigi Nuzzi ed Elena Tambini. Uno studio leggermente diverso, due casi di cronaca affrontati a puntata, ed alcuni opinionisti a commentare il fatto affrontato in studio.

Al timone di quest’esperimento, nonchè terzo spin-off di Quarto Grado, c’è sempre Nuzzi, che a Blogo ha presentato il nuovo programma, anticipandoci anche quale sarà il tema della prima puntata. Con Nuzzi ci siamo soffermati anche sull’annosa questione della cronaca nera in televisione, nonchè sulla mancata messa in onda, nell’estate scorsa, di Segreti e Delitti e del suo lavoro di giornalista di inchiesta, che lo accomuna con quello di conduttore di Quarto Grado da una passione.

Domani parte Quarto Grado-La domenica. Può dirci in cosa consiste il format del programma ed in cosa sarà diverso rispetto alla versione del venerdì?

“E’ un format in continuità con Quarto Grado, che prosegue il venerdì. Avrà una diversa collocazione, perchè partiamo alle 20:30 la domenica. Pensiamo che il nostro pubblico la domenica sia più rilassato, magari abbia seguito i risultati del calcio, abbia seguito in tv i programmi pomeridiani e vuole avere un approfondimento sui grandi gialli. Allora Quarto Grado proporrà una o due storie ogni puntata. Lo studio è un po’ diverso, c’è un grande tavolo, ci sono due o tre opinionisti nostri ospiti e poi i nostri servizi, i contributi, con le esclusive a cui il nostro pubblico è abituato”.

Può anticiparci di cosa parlerete domani?

“Domenica iniziamo con il giallo che più ha fatto dividere e discutere il pubblico italiano. Parleremo del giallo di Avetrana, perchè lunedì la Cassazione decidere se Cosima e Sabrina sono davvero, come hanno detto i giudici in secondo grado, le assassine di Sarah Scazzi. Faremo un approfondimento, avremo delle esclusive grazie alla nostra Alessandra Borgia ed ai nostri inviati, che hanno trovato ancora delle notizie”.

Il caso di Avetrana ha aperto un dibattito sul trattamento della cronaca nera in televisione. Secondo lei, come sarà accolta questa sentenza dai media?

“Avetrana cristallizza il giallo di provincia, dove ci sono le lotte tra famiglie e parenti che purtroppo segnano le nostre vite, c’è il denaro, ci sono i sentimenti, c’è la tragedia di una ragazzina che va a casa di una parente e sparisce, per poi essere trovata in fondo ad un pozzo. Questo è un giallo che ha sconvolto il nostro Paese sei anni fa. Oggi credo che questa sentenza della Cassazione farà rumore se dovesse smentire quello che più di quaranta giudici finora hanno detto, cioè che Sabrina e Cosima hanno ucciso Sarah”.

Si tratta del terzo spin-off di Quarto Grado, dopo Il giallo della settimana di Tgcom24 ed Il terzo indizio. Non avete paura di spremere il format del programma?

“No, perchè ogni spin-off ha una sua identità. Non inventiamo nulla di nuovo, questo tipo di programma c’è già in diversi palinsesti all’estero. Il terzo indizio è più una ricostruzione di storie chiuse, qui abbiamo un approfondimento su gialli purtroppo ancora aperti (Avetrana, ad esempio, è un caso che dura da sei anni). Quindi non temo questo, credo che vinca sempre la qualità in un programma televisivo, poi lo si può declinare”.

Quarto Grado-La domenica arriva nella stessa stagione in cui Chi l’ha visto?, su Raitre, ha lanciato una striscia quotidiana. Quanto pesa, in queste decisioni, l’urgenza della redazione di essere sempre sul pezzo e quanto, invece, la necessità della rete di far fruttare due programmi di punta?

“Non commento, ovviamente, le scelte di quello che fanno in Rai. La nostra è stata un’esigenza dovuta alla necessità di avere un programma agile, che permettesse un approfondimento, non in prima serata, ma in una fascia che rappresenta un po’ anche una sperimentazione. Ma Quarto Grado ha sempre sperimentato: se considerate dalla prima edizione che ho condotto nel settembre 2013 ad oggi, lo studio è diverso, i linguaggi si sono arricchiti, usiamo le esterne, abbiamo molto più volti, cerchiamo di valorizzare le risorse, abbiamo un riconoscimento non solo del pubblico, che è fondamentale, ma anche della Magistratura, delle Forze dell’ordine, con cui dialoghiamo”.

Rai e Mediaset, ma anche La 7 di recente con il nuovo programma di Luca Telese, danno ampio spazio alla cronaca nera. Spesso si parla del rischio di essere inopportuni nel trattare questo argomento. Non c’è invece un altro rischio, ovvero quello che il pubblico si stufi di sentire parlare di cronaca nera a tutte le ore e che quindi si possa disaffezionare a questi programmi, come successo con i talk show politici?

“Non credo che il pubblico sia sempre lo stesso. Francamente, il pubblico che guarda televisione 24 ore al giorno è residuale. Ci può essere un pubblico del mattino, un pubblico della sera, un pubblico che cambia. Ma se stufa o non stufa, francamente mi interessa poco. Mi annoiano questi discorsi sulla cronaca nera che aumenta, la cronaca nera fa parte della vita: gli enigmi, gli omicidi, i grandi delitti, la violenza purtroppo fanno parte di questo pianeta. ‘Vogliamo ignorarla o affrontarla in modo serio?’, questo dobbiamo decidere. Vedo molta violenza in politica, della quale si parla poco, e vedo un po’ di ipocrisia. Io non mi unisco a questo coro, francamente ne faccio a meno”.

L’estate scorsa non è andato in onda Segreti e delitti: le è dispiaciuto non ripetere quest’esperienza?

“No, nel senso che penso che ci fosse un palinsesto talmente ricco di calcio che avremmo fatto una missione suicida. E siccome ci tengo alla mia pelle ed a quella della mia squadra, abbiamo preferito restare sotto coperta”.

Molte serie tv affrontano la cronaca nera, trattando casi inventati o realmente accaduti, come American Crime Story. Lei ne segue qualcuna, ne è appassionato?

“No”.

In tv si occupa di cronaca, in libreria di inchieste che suscitano scandalo. A quale di questi due ruoli si sente più affezionato?

“E’ come se chiedeste ad un giocatore se preferisce correre con la gamba destra o la gamba sinistra. Un calciatore ama correre con entrambe le gambe. Amo una particolarità di entrambi i ruoli, che è il linguaggio. Faccio questo lavoro perchè amo il linguaggio, comunicare e declinare in forma diversa e potente sia tramite il piccolo schermo, dove c’è il linguaggio dei suoni, dei gesti e delle parole, sia con i libri, dove c’è il linguaggio della scrittura. Credo di essere fondamentalmente, perennemente, drammaticamente, entusiasticamente (scusate tutti questi avverbi), innamorato del linguaggio”.

A proposito del suo lavoro d’inchiesta, sta lavorando a qualche nuovo libro?

“Quando, e se, accadrà, ne parlerò. Non parlo mai dei libri fin quando non sono in libreria. Dei libri si parla quando sono usciti sugli scaffali”.

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