Home Notizie Riccardo Trevisani a Blogo: “I silenzi in telecronaca sono fondamentali. Con Adani feeling speciale. I tifosi? Impossibile discuterci”

Riccardo Trevisani a Blogo: “I silenzi in telecronaca sono fondamentali. Con Adani feeling speciale. I tifosi? Impossibile discuterci”

L’intervista di Blogo al telecronista di Sky: “Me ne frego dei commenti dei tifosi, non sono in buona fede, sono pronti ad insultare e basta. L’ho capito dopo Fiorentina-Juve del 2013”

pubblicato 24 Giugno 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 00:35

Cresciuto a Radio Incontro e Rete Sport, dal 2004 è approdato a Sky Sport. Nel 2007 è diventato giornalista professionista, “ma ci tengo a dire che lavoro da 17 anni“. Il 36enne Riccardo Trevisani è una delle voci del calcio della pay tv (attualmente è impegnato in Francia per gli Europei) ed è tra i telecronisti italiani più attivi sui social. Blogo lo ha intervistato.

Cosa non deve fare assolutamente un telecronista?

(ride, Ndr) Non deve mettersi davanti all’evento che racconta. Deve lasciarlo andare. E deve cercare di coinvolgere chi sta a casa non rimanendo freddo: se tu per primo ti emozioni per quello che vedi riesci ad emozionare anche chi lo sta guardando da casa. Se parli e intervieni troppo durante la partita rischi di fare danni. Quindi: non disturbare e coinvolgere.

Come si prepara la telecronaca di una partita?

Si prendono informazioni durante la settimana dai vari siti. Poi si va in archivio e si fanno all’archivista delle richieste specifiche. Quindi abbiamo le statistiche di Opta, una quarantina di fogli su cui lavorare. E poi informazioni sui calciatori e formazioni più a ridosso della partita.

Quando vieni a sapere quale partita dovrai commentare?

Abitualmente 8 giorni prima.

C’è qualcosa che col passare degli anni hai eliminato o aggiunto nelle tue telecronache?

Io vengo dalla radio. Tendevo a parlare molto perché in radio un secondo di silenzio vale un minuto in televisione. Ho cercato di diminuire il numero di parole. Il silenzio è una parte fondamentale, te ne innamori. È il momento in cui respiri tu e respirano le orecchie di chi ascolta. Se prima in una telecronaca parlavo 70 minuti, adesso parlo 50.

Hai un modello di riferimento?

Per il calcio Caressa, Piccinini e Marianella. Flavio Tranquillo in assoluto: cerco di far mio il suo modo di fare telecronaca. Una telecronaca molto tecnica, preparata in modo fuori dal comune, ma con momenti di totale pazzia. Ok, si prepara e si racconta la partita normalmente, ma se Cavani fa 4 gol al Dnipro ti parte la testa (video qui sotto, Ndr).

Immagino risponderai Adani, ma la domanda te la faccio comunque: qual è la migliore seconda voce con cui hai lavorato?

(ride, Ndr) Mi sono trovato bene con Bergomi, con Marchegiani, con Antonio Di Gennaro e con diversi talent, però a livello di feeling l’empatia con Daniele è fuori dal comune: dal suo movimento della testa o di una mano capisco che vuole parlare o che mi vuole segnalare che ho detto una cosa non esatta. Quest’anno su 38 giornate di Serie A ne abbiamo fatte insieme 31. In 3 anni ne abbiamo fatte più di 60 insieme. Caressa-Bergomi, Tranquillo-Buffa, se il telecronista e il talent vanno d’accordo, la telecronaca viene meglio.

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C’è una seconda voce della concorrenza che apprezzi particolarmente?

Direi Di Gennaro, che è un ex dei nostri. Tra i non ex dico Cravero e Balzaretti. Anzi, dico solo Cravero, altrimenti poi si offende Corradi (ride, Ndr).

C’è stata una tua telecronaca disastrosa?

Per Sky no. Ebbi difficoltà incredibili a fare la radiocronaca, la mia seconda, di Perugia-Juventus, quella dell’acquazzone nel 2000. Ero con un telefono con la cornetta fuori dalla tribuna stampa, in tribuna centrale, in piedi, con la pioggia che veniva addosso, ero vestito come se fosse estate perché quel giorno c’erano 30 gradi e il sole prima che arrivasse l’acquazzone. Logisticamente fu una grande difficoltà. Per Sky, in oltre 1000 telecronache, ci sono stati dei problemi: a Stoccarda una volta è saltato il segnale al 56esimo e non è più tornato fino alla fine della partita, altre volte ho sbagliato qualche nome di marcatore. I problemi capitano, si cerca di non farli capitare.

La più forte emozione calcistica vissuta in telecronaca qual è stata?

Il clasico (così viene definito in spagna il match tra Barcellona e Real Madrid, Ndr) del dicembre 2007, mia telecronaca con Marcello Lippi, fresco campione del mondo. Non ero abituatissimo ad avere uno come Lippi al fianco. È stato emozionante. A livello calcistico direi i 4 gol di Cavani al Dnipro e la manita (vittoria 5-0, video qui sopra, Ndr) del Barcellona al Real Madrid, una gioia per gli occhi.

Le tue telecronache le risenti?

Sì, sono abituato a risentirle tutte. Se non le risenti non ti rendi conto degli errori. Sono convinto che ci sia sempre da migliorare. Quando finisco la telecronaca raramente sono soddisfatto di come è andata.

Nell’ottobre 2013 i tifosi della Juve ti accusarono di aver raccontato con un eccesso di entusiasmo la vittoria in rimonta della Fiorentina contro i bianconeri in campionato (video qui sopra, Ndr).

Quella partita è stata molto utile perché mi ha fatto capire che non è possibile discutere coi tifosi. I tifosi parleranno sempre. Il tifoso non parla in buona fede, ma dal suo punto di vista, sempre legato ad una simpatia o a una antipatia. Da quando ho Twitter ricevo alla fine di ogni telecronaca un commento di qualcuno che dice ‘sei palesemente juventino’ e uno che dice ‘sei palesemente antijuventino’. Questo dimostra che lavoro bene e che mi trovo di fronte a persone che non ragionano. Il tifoso in quanto tifoso pensa che tutto il mondo ce l’abbia con lui. Il primo bersaglio è l’arbitro, il secondo il telecronista. Non c’è verso di uscire da questa mentalità. Mentalità di un Paese bacato in cui non funziona praticamente nulla. Fiorentina-Juventus è stato un grosso spartiacque, da quel momento in poi me ne sono assolutamente fregato dei commenti. Non capirono che era un doppio evento storico: la Fiorentina vinse dopo 15 anni contro la Juve segnando 4 gol in 15 minuti. In rimonta, dopo essere sotto di due reti in una gara dominata fin lì dai bianconeri. Quindi quanto è accaduto era anche illogico dal punto di vista tecnico. Andava sottolineato in telecronaca. Se fosse stato Juventus-Roma, Juventus-Inter sarebbe stato lo stesso. La gente apprezza l’urlo solo quando è pro domo sua, quando è pro domo degli altri rosica.

Per quale squadra di calcio tifa Riccardo Trevisani?

Quando me lo chiedono dico che tifo per la squadra di Sky. Oppure per gli Orlando Magic in Nba. Nel calcio tedesco tifo Borussia Dortmund, in Premier il Liverpool.

E in Serie A?

Dopo che fai questo lavoro per 17-18 anni il tifo diventa una roba marginale. Io considero questo lavoro molto importante, sebbene sia fatto per dei tifosi che non vedono l’ora di insultarti e basta. Va fatto con la massima serietà e senza sciarpe al collo.

Ti capita di fare telecronache da studio, da tubo, come si dice in gergo?

Adesso le faccio raramente. Le ho fatte per una vita quando seguivo la Liga e gli altri campionati stranieri.

È più facile la telecronaca da tubo o dallo stadio?

Dipende, ci sono alcuni stadi con postazioni drammatiche, altri con cabine di commento esaltanti.

Anche Sandro Piccinini ha usato l’aggettivo “drammatiche“…

Napoli è drammatica. Juventus Stadium e Olimpico di Roma semi-drammatiche. Le postazioni del Manchester City e dell’Atletic Bilbao sono molto distanti dal campo. Al Camp Nou è molto alta, ma io col Barcellona mi salvo perché i giocatori li riconosco anche solo dall’orecchio. La migliore, per distacco, è il Barbera di Palermo. E poi San Siro. All’estero le postazioni migliori sono Allianz Arena (Bayern Monaco, Ndr) e Friends Arena di Solna, a Stoccolma, in Svezia.

Quindi, al netto dalla postazione, tendenzialmente è più facile fare una telecronaca dallo stadio?

Sì, perché hai il monitor ma puoi anche darti una mano vedendo la partita dal vivo.

Percentuale monitor/campo?

100%. È una sorta di strabismo: con l’occhio sinistro guardo il monitor, col destro il campo.

La quota scudetto è 80 punti, l’Inter se tiene questo ritmo li fa e vince, la Juve può perderne ancora una e considerando l’impegno della Champions non può tenere questo ritmo“. Lo hai detto tu ad ottobre 2015. Alla fine la Juve ha vinto lo scudetto, l’Inter è arrivata quarta.

Lo pensavo, avevo fatto dei calcoli in base alla Juve vista in quei due mesi. Neanche il più ottimista dei tifosi avrebbe pensato che la Juve avrebbe potuto vincere 26 partite su 28. È stato un ritmo surreale. Evidentemente vanno fatti tantissimi applausi alla Juve che ce l’ha fatta e tante pernacchie a me che pensavo non ce la facesse.

Quanto soffri per non poter commentare in diretta la Champions League, i cui diritti tv non sono di Sky?

Io sono molto legato all’Europa League perché è stata la competizione che per due anni ho seguito da numero uno, facendo la telecronaca anche della finale. È una competizione che mi è rimasta molto dentro, che mi piace. Ed è una bella competizione – le partite come Liverpool-Borussia lo dimostrano, lo hanno capito tutti tranne le squadre italiane purtroppo. È chiaro che si vorrebbe offrire tutto agli abbonati, ma resto dell’idea che offrire tutto tranne la Champions sia meglio di offrire la Champions tranne tutto.