Home In Inghilterra una Perfetta Bruttina sta sbancando la Bbc. In un quiz italiano sarebbe successo lo stesso?

In Inghilterra una Perfetta Bruttina sta sbancando la Bbc. In un quiz italiano sarebbe successo lo stesso?

Gail non ha enormi tette rifatte e nemmeno un piercing sull’ombelico. Gail non si fa la doccia seminuda in prime time e non parla di sesso in televisione, spiegando al mondo in quali e quante posizioni le è capitato di provare piacere. Gail è di una noia quasi letteraria, per quanto è pragmatica nella sua

4 Marzo 2009 13:05

La bruttina Gail sta sbancando la Bbc

Gail non ha enormi tette rifatte e nemmeno un piercing sull’ombelico. Gail non si fa la doccia seminuda in prime time e non parla di sesso in televisione, spiegando al mondo in quali e quante posizioni le è capitato di provare piacere. Gail è di una noia quasi letteraria, per quanto è pragmatica nella sua totale asintomaticità di caratterizzazioni tipicamente mediatiche: eppure, sulla Bbc, una rete che, come abbiamo visto, non gode certamente del favore del profitto in questo momento, e che quindi potrebbe legittimamente cercarlo con sistemi ben più belluini, Gail raduna circa 6 milioni di spettatori. Quanto il Grande Fratello, per intenderci: un po’ meno di una partita di calcio di media importanza trasmessa in chiaro.

Gail è un personaggio strambo di un quiz televisivo che va per la maggiore in Inghilterra, giustappunto griffato Bbc, che si chiama “University Challenge”. Si partecipa a squadre, si rispondono a domande di cultura generale e si fa bella figura nel magico mondo dei nerds e dei secchioni. Tutto già visto, per carità: solo che Gail è pesantemente brutta, anonima. Non è Arisa, per intenderci, la vincitrice delle Nuove Proposte di Sanremo: non ha un look studiato, non è Ugly Betty, Gail è semplicemente quello che è, cioè una tizia che la maggior parte di noi non farebbe nemmeno attraversare sulle strisce pedonali per quanto è bruttarella. Eppure la sua foto, il suo primo piano non proprio greco, campeggia, in questi giorni, sulle pagine del Times, del Telegraph e del Guardian, insomma non certo rotocalchini di gossip tenuti magari in scacco da fotografi furbastri che sanno come fare per fare quello che fanno.

Viene da domandarsi, perché è ovvio, ma l’ovvio, signori miei, spesso e volentieri, non è altro che la punta dell’iceberg della verità, se in Italia, da noi, nella terra dei grandi provini per partecipare ai telequiz, degli Uomini-Gatto di Sarabanda e via dicendo, delle siliconate a tutte l’ore, delle urla e degli strilli, dei marco carta e delle neomelodie, dei Puccini ridotti pelle e ossa, anzi ridotti gossip & viagra, viene da domandarsi SE da queste parti, una signorina Gail, tutta pantaloni larghi e golf a quadrettoni, puntine di spillo in luogo di seni e filigrana invece di labbra, avrebbe radunato una massa tanto uniforme di appassionati davanti al teleschermo, sottraendola all’altra programmazione.

Viene da domandarsi SE in Italia, una Gail avrebbe recuperato i lanci cubitali de L’Espresso, o di Panorama, piuttosto che quelli di Chi o vattelapesca. Niente c’è di orginale in Gail, come già detto: la sua sesquipedale bravura, la sua conoscenza bibliografica non è entusiasmante: risponde alle domande del conduttore Jeremy Paxman, molto prima che quest’ultimo apponga il punto interrogativo. E’ noiosamente perfetta, Gail, se non fosse per il suo fisico, contrario a qualsivoglia logica televisiva. Non è tanto il fatto che la mandano in onda – sebbene in Italia l’avrebbero rispedita probabilmente a digitare numeri dietro un call center – quanto il meccanismo innescato per cui, la sera, circa 6 milioni di inglesi si fossilizzano a seguirla.

“Sono molto contenta di piacere alla gente. Tuttavia sono fermamente convinta che se fossi stata un maschio, nessuno si sarebbe interessato a me e sicuramente non sarebbe stato tirato in ballo il mio aspetto fisico”.

E’ una riflessione giusta: in effetti i maschi, gli uomini, televisivamente parlando, funzionano alla grande soprattutto quando sono storpi e goffi. Vogliamo provare? Proviamo: prendiamo il gioco televisivo italiano per antonomasia, quello più popolare, il gioco dei pacchi di RaiUno, quello con Max Giusti. I concorrenti uomini sono quello che sono, spesso e volentieri, basta pensare ai soprannomi che vengono dati loro dal conduttore di turno: dracula, scuotiossa, montalbano, nani da circo, becchini, tizi la cui altezza in centimetri non è nemmeno quantificabile, grassoni, contadini col naso ancora rosso di vino, studentelli sbarbati a cui il presentatore non può esimersi dal domandare se hanno mai avuto una fidanzata. E le donne? Le concorrenti al femminile? Quando non sono signore di una certa età, allora le scelgono mediamente bellissime, affidabili, ammiccanti. Le curano, le truccano e le parruccano come si confà a una star. Una di loro è perfino finita a “La vita in diretta”, protagonista di un servizio il cui titolo era, approssimativamente, “La concorrente più bella d’Italia”, o una cosa simile.

Giusto, per carità, è giustissimo: l’esistenza è quella che è e allora, santa pace, è pure piacevole arrivare a casa la sera e osservare del Bello. Oppure dell’immensamente Buffo, a patto che sia di genere maschile, però. O che, soprattutto, sul canale concorrente non ci sia il Grande Fratello.

Rai 1