Home Angelo Guglielmi: “La Rai è morta. Dall’Orto gradasso e inconsistente”

Angelo Guglielmi: “La Rai è morta. Dall’Orto gradasso e inconsistente”

Il Dg Campo Dall’Orto si rovinerà la Santa Pasqua per le critiche di Guglielmi sul Fatto Quotidiano?

pubblicato 27 Marzo 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 03:00

I Maestri possono permettersi di dire cose che a noi umani procurerebbero solo querele. Prendete Angelo Guglielmi, storico decano del servizio pubblico oltre che grande critico letterario e intellettuale di spicco del Novecento, vicino ai Gadda e ai Pasolini e tra i membri del Gruppo 63. Interpellato dall’ottimo Malcom Pagani per Il Fatto Quotidiano, Guglielmi racconta la sua storia da ex-capostruttura Rai (tra il 76 e l’87), ex storico Direttore di Rai3 (dall’87 al 94, ‘tra il crollo del Muro di Berlino è quello dei partiti’) e pigmalione di Santoro, Dandini, Fazio, Chiambretti e Ferrara. Oggi, alla sua veneranda età (è nato nel 1992, prende le distanze dalla tv di stato attuale:

“La Rai di oggi è un’azienda morta. Non produce nulla. Non crea lavoro. Esiste solo per la sua stessa sopravvivenza. In Italia gli operatori di cinema e tv, Rai compresa, sono 47.000. In Francia il doppio. In Inghilterra più del triplo. Nonostante questo, la Rai ha un indice d’ascolto più alto di Mediaset, gli sponsor pagano bene e quindi nessuno si azzarda a inventare niente. Ci si appoggia a quel che c’è già e che funziona perfettamente come Sanremo e si comprano formar esteri. La Rai non ha altra preoccupazione che fornire un pasto indigesto che forse piace proprio perché è indigesto”.

Cosa fece, invece, lui una volta insediatosi?

“Cominciai domandandomi cosa mancasse alla tv italiana. Mancava un’informazione seria sulle condizione del Paese. Fui criticatissimo anche da quelli che stimavo perché volevo raccontare il contesto sociale. Rai3 aveva una sua energia interiore. Viveva di sé. Chiambretti ha scoperto il palazzo. Oggi il genere dei talk è logoro, sono diventati tutti uguali, ne farei sopravvivere uno solo. L’altra sera ho fatto la spola tra Dimartedì e Ballarò. Si discuteva di Bruxelles. Già sapevi cosa avrebbero detto. C’era quell’aria luttuosa, quell’atmosfera di pena, una cosa intollerabile. Peccato per Giannini. Floris è un giornalista televisivo. Giannini invece un bravo giornalista”.

In termini di tv di qualità Guglielmi salva solo Montalbano perché “le fiction degli ultimi decenni un po’ fanno pena e un po’ fanno ridere. Almeno costano poco”. Anche sulle nuove nomine Rai è tranciante:

“Potevano esse migliori. Chi c’è ora, Bignardi inclusa, non potrà fare nulla di meglio di quello da cui siamo già offesi. Finché la Rai non si trasforma in una grande azienda di produzione culturale, puoi chiamare a Viale Mazzini anche Gesù ma non risolvi niente. Freccero nel Cda non conta nulla. A Carlo dico sempre che sa parlar bene, ma non sa fare. Campo Dall’Orto è un uomo di nessun interesse e di totale inconsistenza. Non solo povero di idee, ma anche un po’ gradasso. Quando mi hanno detto che il premier, un tipo che io considero furbo, voleva farne l’elemento di punta ho pensato a una balla. Con la riforma Campo Dall’Orto può far molto. Sempre ammesso che lo sappia fare”.

Buona Pasqua.

Rai 1