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Andrea Scanzi contro Giuseppe Cruciani, Selvaggia Lucarelli contro Filippo Facci (e viceversa)

Il botta e risposta tra Andrea Scanzi, Giuseppe Cruciani, Selvaggia Lucarelli e Filippo Facci

pubblicato 19 Dicembre 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 07:01

UPDATE: Scusate, ci eravamo persi la contro-contro-replica di Selvaggia Lucarelli a Facci. Affidata a Dagospia:

Ahahahah esilarante. Lui parla del 2003. Io parlo di cose recenti. Lui dice che mi presentai a casa sua . Mi invitò. C’era una diretta TV con giuliano Ferrara a casa sua . Sull’antico e il più recente carteggio sorvolo perché sono una signora.

Ve la segnaliamo qui, in apertura, per ingolosirvi. Fidatevi. Buona lettura.

Quella che proveremo a ricostruire di seguito è una storia bellissima. Stupenda per gli amanti del genere (quale genere? Bella domanda). Nelle ultime ore è nato sui quotidiani e si è sviluppato sulla Rete un interessantissimo (sic) botta e risposta tra quattro personaggi che frequentano la televisione italiana (e la radio, due) con abitudine. Si tratta di quattro giornalisti (al netto dell’iscrizione all’ordine) un tempo sodali di agenzia, la Vis Verbi: Andrea Scanzi (Reputescion, Il Processo del lunedì, Tiki Taka, Otto e mezzo e una miriade di ospitate nei talk), Giuseppe Cruciani (La Zanzara, Tiki Taka, Radio Belva), Selvaggia Lucarelli (Notti sul ghiaccio, Ballando con le stelle, Stanza Selvaggia, La Fattoria) e Filippo Facci (Monte Bianco, In Onda). Veniamo ai fatti.

Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano recensisce La Zanzara, il programma di Radio24, non lesinando critiche velenose e battute sarcastiche nei confronti dei due conduttori. In particolare nei riguardi di Giuseppe Cruciani, che con David Parenzo, è al timone della seguitissima trasmissione della radio del Sole 24 Ore (tra le più ardue da seguire, considerate le innumerevoli interruzioni tra pubblicità, viabilità e notiziari):

Ogni mattina, a Milano, Giuseppe Cruciani si sveglia e sa che dovrà spararla sempre più grossa o non finirà su Dagospia. Lo ascolti su Radio24, all’ora in cui gli automobilisti arrivano al casello di Carisio e vogliono ridere, e percepisci il suo dramma. Dirgli che è volgare, oltre a lusingarlo, è cosa assai banale. Cruciani è il primo a marciarci.
La vera cifra di Cruciani, ciò che lo caratterizza e lo macera, è il desiderio smodato di avere non tanto una notizia, ma il virgolettato esagerato attinto da qualcuno. Costi quel che costi. Passano i minuti e nessun ospite ha detto una cazzata sufficientemente grossa? E’ la tragedia. Cruciani, querulo ma inconsolabile, è lì che pensa con sgomento: “Se continua così Dago non mi riprende”, “Che mi invento per finire sul Fatto?”, “Come faccio se Facci non mi impazzisce?”.
Probabilmente, per affogare la frustrazione, in quei momenti Cruciani picchia David Parenzo, e magari Parenzo ci sta pure, perché lui nella coppia è il bravo punching-ball di sinistra ma non troppo. L’amico deriso e disgregato, come il fratello figlio unico di Rino Gaetano.?Chi critica Cruciani perché è antipatico – e gli piace tantissimo esserlo – ne sottovaluta il talento. In tivù soffre, in radio si esalta. Ha i tempi giusti, la voce giusta, la prontezza giusta.
Solo che è vittima non tanto del suo ruolo, ottimamente fotografato da Andrea Perroni su Radio 2 Social Club, quanto della fregola di poter poi dire a fine puntata: “Visto? Anche stavolta Salvini l’ho fatto sbroccare, ha pure detto che Renzi è un infame”. Lui si eccita (anche) così.?Le puntate de La Zanzara seguono un plot consolidato.
A Cruciani non frega nulla della politica: da buon ex radicale è un trasformista dichiarato che pilucca di qua e di là in base al proprio tornaconto. Una sorta di Capezzone, però bravo e consapevole. Cruciani ha un unico obiettivo: portare chi parla con lui a dire una frase che, subito dopo averla pronunciata, l’ospite non ridirebbe mai. Neanche sotto tortura. Ma non è facile, perché se Salvini non aspetta altro, molti altri sono più guardinghi e timorosi. Addirittura politicamente corretti, che è per Cruciani la colpa più grave. Qualcosa di inaccettabile e anzi empio.
Se gli racconti che hai appena sgozzato tre cani si esalta (“Ecco, questo è interessante”), ma se ti azzardi a dire “Non bisogna essere islamofobi” lui sbotta subito (“Che palle”, “Che banalità”, “Come sei noioso”). Cruciani è sadico, va di fretta e non ama le convenzioni: la sola frase “Ciao Giuseppe” lo esaspera. Quando si annoia, cioè quasi sempre, parte con il mugugno monosillabico: “Seee” (vuol dire “sì”), “Uhm” (vuol dire “sto per attaccarti in faccia”). Cruciani è poi maestro nell’escalation ad minchiam.
Se uno dice “Con mia moglie ho litigato”, parte con “Quindi volevi ammazzarla e poi eviscerarla?”. E se un altro afferma “Non mi convince questo decreto”, riassume così: “Quindi tu vuoi morto Renzi, vero? Dì la verità: tu vuoi che Renzi crepi perché è un cretino. Dillo. Non c’è niente di male, va benissimo”. E mentre Cruciani si immagina già l’apertura su Dagospia, l’altro balbetta: “Veramente io volevo solo dire che…”. Assai sobria la reazione crucianica: “Sì, va be’, mi hai rotto i coglioni. Ciao”. ?
Quando non ci sono Buonanno da spremere e nessun Barca è caduto in uno scherzo, Cruciani si arrabatta come può. Esempio: gli animalisti dicono che mangiare il coniglio è crudele. Lui, gasatissimo, si presenta in redazione con un coniglio morto, lo fa cucinare e lo mangia in diretta. Poi, eccitato per la provocazione (che è per lui la migliore delle masturbazioni), gioca al martire. Dà la parola a qualche carnivoro invasato. Sfotte “la vegana che dorme con la gallina”.
E telefona a uno che l’ha insultato sui social, convinto di dominarlo con agio. Capita però talvolta che l’insultatore, animalista e fresco di un “Cruciani va bruciato” su Facebook, si riveli al telefono più scaltro di lui. E Cruciani ci rimane male, perché perdere non gli piace. Poi però riparte, orgogliosamente amorale e parrebbe anaffettivo. E nel ripartire preme l’altro grande pulsante crucianico: il sesso. Cruciani adora passare per playboy, ripete trenta volte a puntata che lui va “con le puttane” e spera sempre che un’ascoltatrice lo chiami per raccontargli che lei si masturba tantissimo. E’ la gioia suprema crucianica: “Be’ qua siamo al top, vero Parenzo?”.
E qui Parenzo fa ogni volta la parte del bigotto più bacchettone della Binetti, roba che a sentirlo scandalizzarsi di tutto vien voglia non solo di dar ragione a Cruciani, ma pure di concedersi una sessione di sei ore su Pornhub. Intanto Cruciani è tornato incontenibile. Racconta nei dettagli la storia avvincentissima di una pornostar che non può fare l’amore perché ha problemi alla vagina (“Capito Parenzo? Una pornostar che non può sco-pa-re. Questo è molto interessante”). Difende i diritti degli omosessuali (“Sì insomma i froci, capito Parenzo?”). Lascia intendere di amare ogni perversione, perché lui è uomo di mondo (e comunque, almeno in radio, in confronto a Parenzo anche Orfini sembrerebbe Schicchi).
Si dilunga con un ascoltatore fidanzato con una escort (“Cosa pensi quando lei si fa sbattere da un ciccione sudato e schifoso, sbam sbam sbam?”). E parla un’ora e mezzo di come una volta abbia contratto “l’epididimite, cioè l’orchite, insomma mi si era ingrossato un testicolo come un melone, capito Parenzo?”. E Parenzo ha capito. Ha capito benissimo. Ma avrebbe preferito il contrario.

Il bersaglio Cruciani non commenta, anzi su Twitter fa sapere che “non me ne frega un caxxo“.

A difenderlo allora ci pensa Filippo Facci. Che in realtà coglie l’occasione per attaccare Scanzi. Sul quotidiano Libero si legge:

Un tempo leggevi le grandi firme e ti ritrovavi le dita sporche d’ inchiostro, oggi leggi Andrea Scanzi e sono sporche di fondotinta. «Siamo la generazione dell’ io», ha detto una volta Scanzi, ergendosi ad archetipo.
«Ho un ego che fa provincia», ha rimarcato in un’ altra occasione, come se ammetterlo fosse un’ attenuante. Tutte cose che si sapevano, dopodiché si tende a pensare che ci sia un limite all’ indecenza: ma non è vero, non c’ è.
Leggere un articolo di Andrea Scanzi contro Giuseppe Cruciani – il Fatto di ieri – è qualcosa che va oltre, non è neanche il bue che dà del cornuto all’ asino: è sputare controvento, è Marco Travaglio che dice «forcaiolo» ad Antonio Di Pietro, è Bombolo che grida «petomane» ad Alvaro Vitali, è l’ emulo di Cruciani che accusa Cruciani e gli dice: «Sei Cruciani».
Ricominciamo da capo, va bene. Dunque, ieri Scanzi ha scritto un articolo contro Cruciani e la sua trasmissione «La zanzara». L’ ha scritto soltanto ora perché prima avevano lo stesso agente (quel genere di agente che procura le ospitate a pagamento ai giornalisti) ma ora Cruciani ha salutato l’ agente, quindi via libera. Ora come spiegare, come sintetizzare?
In pratica Scanzi ha accusato Cruciani di giocare nel suo stesso campionato, quello dove impera ormai un «giornalismo» fatto di egotismo esibito, di battute preparate, provocazioni palesi, ossa gettate ai cani, insulti strappa-applausi, soprattutto gli stracazzi propri raccontati a tutti. Perdonino, i lettori, la loro eventuale impressione che forse anche questo articolo – quello che state leggendo – sia solo il sequel di una disputa tra scribacchini: è anche possibile, ma perdonate l’ insistenza. Uno Scanzi che critica un Cruciani ha del sociologico, oltreché del malato.
Per dire: Scanzi ieri ha accusato Cruciani d’ avere l’ assillo quotidiano di finire su Dagospia: e questa accusa, cioè l’ articolo di Scanzi, naturalmente dov’ è finito? Su Dagospia.
Ci tiene, Scanzi. Due giorni fa, stessa cosa: l’ uomo che accusa gli altri di voler finire su Dagospia ha scritto direttamente a Dagospia. Perché sa bene, Scanzi, che il problema che addebita a Cruciani – spararla sempre più grossa, altrimenti non finirà su Dagospia – è il suo problema quotidiano: inventarsi la battuta, l’ insulto, l’ odiografia, lo slogan che ingrassi gli zigomi di Lilli Gruber e dei suoi lettori e lettrici. Perché Scanzi è anche questo, ma forse non lo ricorda perché è troppo ebbro di sé e del suo successo un po’ grimpeur: è, in pratica, un individualista generazionale che si compiace nel fregare il vicino di banco o nell’ azzannarlo per professione, fatti salvi ovviamente quelli che gli danno da mangiare; uno dei tanti che si è fatto largo – accusa che rivolgono anche al sottoscritto, beninteso – insultando e dileggiando laddove l’ insulto e il dileggio non lo rifiutano, diciamo così. Ma qui forse stiamo volando alto: le ragioni per cui uno Scanzi non dovrebbe scrivere di un Cruciani sono anche altre, e un filo più basse.

Voglio dire, anzi, lo dico a loro due: se avete avuto delle fidanzate in comune, beh, saranno anche cazzi vostri. Che una, poi, si può anche dire, perché l’ hanno stampato sui manifesti: è Selvaggia Lucarelli, trofeo in comune tra voi e il figlio di Adriano Pappalardo: siete gli unici che hanno avuto il fegato di raccontarlo in giro. Domanda: chi ha accettato, poi, di rilasciare delle imbarazzati «interviste sessuali» finite direttamente su Dagospia, nei mesi scorsi? Nell’ ordine: Cruciani, Scanzi, Lucarelli.
Poi Scanzi è andato oltre, perché la malattia lo sta divorando. Ieri, ancora, ha accusato Cruciani di essere ossessionato dal sesso, com’ è vero: ma nell’ agosto scorso fu lo stesso Scanzi a telefonare a Cruciani per proporgli un duetto radiofonico su feticismo e scarpe, tema che li appassiona entrambi. Sì, mi rendo conto di che cosa stiamo parlando: ma hanno cominciato loro.
Vogliamo alzare il tiro? Ecco: dopo la proposta di classificare come domestici anche i conigli (che perciò non sarebbero più ufficialmente commestibili, come i cani) Cruciani ha portato in trasmissione un coniglio, e l’ ha mangiato in diretta; Scanzi, intanto, scriveva su twitter di essere «sempre più fiero di essere vegetariano, sempre più atterrito da una crudeltà così smisurata».
Parentesi: il neo vegano Scanzi noi ce lo ricordiamo da Cesarino a Perugia mentre si scofanava quintali di carne ma, a parte questo, Scanzi non vuol capire che lui e l’ altro appassionato di conigli giocano appunto nello stesso campionato, e che certe sue uscite sembrano solo uno sgomitarsi per il vertice. Un’ idea che Scanzi però non la sopporta. Nella primavera scorsa, Vanity Fair gli chiese, anzi gli disse: «Per molti versi, lei somiglia a un altro giornalista, Giuseppe Cruciani». Risposta: «Siamo entrambi molto narcisi, amiamo il successo, la polemica, le donne. Cruciani però è molto più a suo agio di me in tutto questo».
Certo, come no. Scanzi non è a suo agio in tutto questo, ma se gli dicono ridicolmente che «ha fama di tombeur de femmes» (stessa intervista) lui non smentisce, anzi. Scanzi non è a suo agio, ma s’ immerge serafico nella peggio schiuma dell’ effimero: ha risposto a domande sulla sua abbronzatura, sulle lampade solari, sul fondo tinta televisivo, sul gel autoabbronzante, ha raccontato di andare dall’ estetista, ovviamente i suoi gusti sessuali (sempre la cosa dei piedi e dei sandali: ci ha fatto una campagna estiva) e insomma una vita così, tra una bulimia mediatica e l’ altra.
Ora: forse saprete che la stringatezza nel descriversi (tipo nei risvolti dei libri) è sinonimo di eleganza e di consapevolezza; bene, guardate che cosa scrive, tra un milione di altre cose, Scanzi di se stesso:
«Mi occupo di quasi tutto… cultura e spettacoli, sport, politica, costume, sociale, enogastronomia e (ove possibile) sadomaso. Sono, tra le altre cose, sommelier degustatore ufficiale (AIS) e assaggiatore di formaggi (ONAF). Sono anche vegetariano… Sono stato tra i primi in Italia a credere nella letteratura sportiva, a raccontare il percorso politico di Beppe Grillo e a fotografare il renzismo… Sono stato il padrino della maratona di Alba».
Scanzi è uno di quelli che accetta i premi giornalistici senza imbarazzi, anzi, nella sua lunghissima biografia su internet elenca anche i noti premi Galvanina, Casentino, Pigro, Lunezia e Caccuri. Scanzi non ha figli, ma nella citata intervista a Vanity Fair ha offerto il fianco a una possibile resipiscenza: «Mi dispiacerebbe non continuare la stirpe Scanzi».
Dacci dentro Andrea, che Cruciani ha già dato.

In attesa della promessa replica di Scanzi, ci pensa Selvaggia Lucarelli, tirata in ballo da Facci, a rispondere sulla sua pagina Facebook. Regalando due chicche. La prima: Facci ci avrebbe provato con lei, vanamente. La seconda: Facci avrebbe partecipato come concorrente al reality di Raidue Monte Bianco grazie a lei:

Dunque. Vi faccio il sunto della storia: Andrea Scanzi, mio collega a Il Fatto nonchè caro amico, scrive un articolo piuttosto critico su Cruciani e il suo programma radio di cui condivido anche le virgole. Filippo Facci, mio ex collega di Libero, si sente in dovere di dire la sua, e cioè che Andrea Scanzi non può scrivere nulla dell’ego di Cruciani perchè ha un ego più ipertrofico di quello di Cruciani. E già qui entriamo nella sfera del surreale perchè se Cruciani ha un ego ingombrante e Scanzi non può fiatare perchè ha un ego più ingombrante del suo, a Facci andrebbero recise le corde vocali con la katana dell’Ultimo samurai. L’ego di Facci, per capirci, occupa più spazio in una stanza del culo della Marini. Comunque, continuiamo con l’appassionante tesi facciana. Secondo il giornalista, Scanzi non deve permettersi di esprimere un’opinione su Cruciani anche perchè avrebbero avuto delle fidanzate in comune. Un argomento di quelli inattaccabili proprio, di quelli che non fanno una piega. Uno che difende Berlusconi pure se cede Villa Certosa ad Al Baghdadi, che accusa Scanzi di conflitto di interessi perchè ha avuto fidanzate in comune con Cruciani. Ma andiamo avanti perchè arriva il capolavoro. La fidanzata in comune, dice Facci, sarei io, anzi, “il trofeo” come lui mi definisce. M’è andata bene insomma, che la mia testa non sia già impagliata e appesa sul camino della casa di Cortona di Scanzi, secondo quella volpe mechata di Facci. E sempre sulla questione “io fidanzata di…” aggiunge “Siete gli unici che hanno avuto il fegato di raccontarlo in giro” naturalmente non mancando di citare con sarcasmo pure il mio ex marito come se anzichè il figlio di Pappalardo fosse il figlio di Carminati. Secondo Facci insomma, essere stati con me è un marchio infamante tipo essere stati nella P2 o a casa di Briatore in Kenya a fare i trenini. Ora, io capisco che al mechato bruci molto il non dover fare lo sforzo di dover occultare un fidanzamento con me e risparmierò i dettagli sui suoi (falliti) tentativi passati di mescolare le sue meches alle mie sul cuscino, capisco che quando sente la parola “ego” il dottor Facci si senta in dovere di intervenire come Flavia Vento se sente la parola “Leonardo Di Caprio”, capisco pure che certe patologie con l’età peggiorino, che sia andata a lavorare col suo acerrimo nemico Travaglio e che la mia recensione al suo libro buono per accendere la torcia olimpica gli bruci ancora, ma vorrei capire la ragione per cui debba essere infilata gratuitamente in una diatriba che con me non c’entra una beata mazza. E soprattutto, vorrei capire perchè Il signor Facci ce l’ha tanto con me. Io non mi occupo della sua esistenza e quando me ne occupo lo faccio con generosità. Per dire -forse Facci non lo sa- se è andato a fare il pirla nel reality Montebianco lo deve alla sottoscritta, che interpellata mesi fa dalla produzione su possibili nomi per il cast, ha suggerito “Filippo Facci”. Può domandare in Magnolia, se non ci crede. Detto ciò- mi si perdoni la rettifica- io non sono stata neanche la fidanzata di Cruciani, perchè i fidanzati sono un’altra cosa, per cui Scanzi, anche seguendo questo ragionamento cretino, non ha neppure alcun conflitto d’interessi. Facci invece continua imperterrito ad avere conflitti con se stesso e la sua deriva livorosa e parecchio sfigata da giornalista sbiadito come le sue meches. Mi spiace molto per lui, ma veda di non rompere i coglioni oltre il limite consentito. Grazie.

Non è finita. Perché su Dagospia ieri è arrivata la controreplica di Facci. Secondo cui sarebbe stata in realtà la Lucarelli a tampinarlo. A provarlo ci sarebbe perfino un “carteggio email” risalente al 2003.

Caro Dago, mi faccio violenza (tanta) e rettifico due cose circa la carovana di cazzate scritte dalla Premiata Portineria Lucarelli (Selvaggia).

1) Non è stata mia collega a Libero, in quanto io sono giornalista e lei non ha mai passato l’esame;

2) Quanto ai miei supposti «tentativi» di abusare di lei, conservo ancora l’intero carteggio email (da lei iniziato nel marzo 2003) in cui mi tampinava, mi spediva il suo numero, mandava sue foto in costume alle Maldive, spediva contratti, chiedeva prefazioni, specificava che secondo sua madre dovevamo fidanzarci.

Una sera si presentò a casa mia e mi cucinò gli spaghetti, anzi, ecco la sola citazione testuale che mi permetto, una sua mail del 5 ottobre 2003, ore 16:26: «Tu non mi hai mai corteggiata. Ci siamo visti una volta sola perchè io ero a Milano e perchè mi sono presentata a casa tua. E ho fatto anche il caffè con la moka gigante».

Scusa, Dago, se sono sceso così in basso: per scrivere della Lucarelli non c’è altro modo.
Filippo Facci

Ora possiamo tornare a scrivere di Uomini e donne e Grande Fratello, grazie.

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