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Gerardo Greco a Reputescion: “Non credo nella conduzione, mi annoia. Vorrei rifare l’inviato”

Gerardo Greco vorrebbe lasciare la conduzione di Agorà? Dalla sua ospitata da Andrea Scanzi a Reputescion così sembrerebbe…

pubblicato 22 Ottobre 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 09:16

Liberate Gerardo Greco (e Corrado Formigli). Al tempo della crisi dei talk show che si parlano addosso, sempre più conduttori si sentono ingabbiati e vogliono tornare a sentire la polvere dell’asfalto. Lo ha dichiarato il conduttore di Piazza pulita a Tv Talk, ora è la volta del volto di Agorà. Ospite a Reputescion, Gerardo Greco ha accettato le critiche sul suo conto riconoscendo il perché risulti antipatico al pubblico:

“Io non credo nella conduzione. La faccio perché la devo fare. Io credo nel racconto della realtà. Io vorrei fare l’inviato, il raccontatore di storie. Lo faccio cercando in diretta di mettere a confronto su dei fatti delle persone, ma è un po’ una forzatura per me. Metodologicamente a volte mi scoccio, anzi mi annoio addirittura e quindi sembro cattivo. Vorrei tornare a fare il corrispondente, ma la vita privata è il problema”.

A quanto pare, infatti, Greco si è dato alla conduzione in Italia per una questione logistica, ovvvero per fare un piacere alla moglie che ha voluto lasciare l’America:

“Mia moglie si è trasferita con mio figlio a Roma, noi stavamo a New York da dieci anni, eravamo molto newyorkesi. A un certo punto uno deve porsi il problema se diventa americano o torna in Italia. Io cercavo di rientrare, non ho trovato troppe opportunità. Il Direttore di Rai1 che era stato Direttore del Tg2, Mazza, mi ha proposto di fare questa conduzione estiva. Vieni qua tre mesi, ci attacchi un mese di ferie. Le trasmissioni di informazione più importanti in America sono quelle del mattino, vedi Good morning America. Io vedevo questa roba e pensai di provare. Fu una fatica enorme, un conto è l’informazione americana al mattino, un conto quella italiana, diversa. Poi arrivai nel 2011 alla fine dell’era Berlusconi, tensioni inenarrabili. In America hanno più soldi, nel 2011 l’informazione italiana era molto confusa, molto ideologica, quella americana lo è molto meno. Difficile pensare al programma del mattino con ospiti politici, vengono casualmente”

Ma come ha iniziato Gerardo Greco a fare il giornalista? Finalmente lo apprendiamo grazie ad Andrea Scanzi:

“Ho fatto la scuola della Rai, all’epoca, il ’92, Tangentopoli…. La Rai voleva far capire che c’era qualcosa di diverso. Feci questo concorso completo, durò mesi… Mi chiamarono, ero arrivato ultimo tra i 30 ammessi e poi da lì feci la scuola, riuscimmo un po’ meticolosamente a entrare tutti, non c’erano ancora barriere all’ingresso e non c’era crisi nell’informazione. Insieme a me c’era Monica Maggioni della Rai, Giovanni Floris, Preziosi che poi è diventato Direttore del Giornale Radio, colleghi che hanno fatto molta più carriera. Quando sono arrivato in redazione nel 1994 c’erano i colleghi del Giornale Radio che scrivevano a macchina. Lì il problema è il mestiere di giornalista che a volte ti porta ad essere conservatore, invece la tecnologia forse è la nostra salvezza”.

Poi una chiamata fortunata, quella di erede di Andrea Vianello ad Agorà:

“Mi chiamano Vianello e Gubitosi e pensai ‘vengo di corsa’, ho preso la palla da Andrea, un amico, siamo stati colleghi. Ho preso la palla da lui una settimana dopo le elezioni del 2013, un disastro istituzionale ma meraviglioso dal punto di vista del racconto giornalistico. Da lì è stato un crescendo. Agorà non è un talk, è un quotidiano di opinioni. Io affronto quattro-cinque pagine e su ogni pagina cerchi di dare più punti di visti. Cerchi di essere obiettivo. Tu cerchi sempre di mettere al confronto opinioni diverse. Il trucco è andare avanti con la critica politica e sociale. Non c’è il palazzo, non c’è il partito. C’è un punto di vista diverso”.

Vianello ha ribadito, comunque, l’effetto déjàvu in una trasmissione come la sua:

“In Italia queste trasmissioni le fai con 150 volti, quando qualcuno viene da te tu sai quello che ti dirà, è una sorta di copione. Il meccanismo, allora, è quello di uscire dal palazzo e mettere dentro qualcuno che arriva dalla storia, la società, gli economisti, personaggi che a volte ti sorprendono e altre no. Questa cosa fu semplice nel 2013 con un Parlamento rinnovato. Quel gioco è stato facile farlo all’epoca, adesso è difficile, devi andarli a cercare fuori. Spesso mi chiedo ‘perché vengono? chi glielo fare a quell’ora lì?'”.

Complice quest’aria scazzata, Greco ha un webfeeling negativo al 62% negativo e un reputometro pari a -2,2 con seguente responso:

“La sua figura è controversa. E’ recepita la sua passione per la sua professione, tuttavia i più pensano che faccia disinformazione e demagogia. Inoltre il suo modo di comunicare è considerato fazioso. Inoltre appare una primadonna che vuole essere sempre al centro dell’attenzione”.

Questa la risposta del diretto interessato, come sempre serafica:

“Quando io sono arrivato nel 2013… probabilmente la mia reputazione da corrispondente in America era altissimo. Poi raccontare la politica è un lavoro duro, sporco e qualcuno lo deve fare… quello che tu racconti è già corrotto”.

W il cinismo. Ma magari un professionista un po’ più motivato, per una conduzione così privilegiata, non sarebbe male.