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Rai, Rita Borioni: il neo-consigliere “in crisi” su digitale terrestre, Sky e digitalizzazione

L’intervista de Il Messaggero al neo-consigliere Rai.

pubblicato 6 Agosto 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 12:03

La nomina del nuovo consiglio di amministrazione Rai, giusto per utilizzare un eufemismo, non ha tolto tutti i dubbi riguardanti la tanto auspicata fine della lottizzazione in Rai. A pensarci bene, la nomina di Carlo Freccero come consigliere Rai, ad esempio, ha creato entusiasmo perché, di questi tempi, aver dentro il CdA Rai una persona che, oggettivamente, ne sa di televisione è già qualcosa.

Un altro dei neo-consiglieri Rai risponde al nome di Rita Borioni, uno dei tre nomi indicati dal Partito Democratico, storica dell’arte, vice-responsabile Cultura e Informazione del PD fino al 2013, attuale assistente di Andrea Marcucci, presidente della Commissione Istruzione e Beni Culturali del Senato.

Per quanto riguarda la televisione, Rita Borioni ha nel suo curriculum soltanto un’esperienza come autrice e conduttrice a Red Tv, la televisione voluta da Massimo D’Alema che ha chiuso i battenti nel 2010, in un programma intitolato Stendhal.

Se quest’esperienza può definirsi sufficiente per ottenere le giuste competenze per poi ricoprire un posto nel CdA della Rai, ognuno è libero di formulare la propria opinione.

In un’intervista concessa all’Ansa, però, Rita Borioni ha rivendicato con fermezza il proprio status di “tecnico” (rigettando, quindi, le accuse di applicazione del Manuale Cencelli), mettendo al servizio della Rai soprattutto, se non unicamente, la propria esperienza come storico dell’arte. Da questo punto di vista, quindi, il discorso riguardante la competenza si potrebbe pure riaprire.

Restando in materia strettamente televisiva, però, Rita Borioni, in un’altra intervista concessa a Il Messaggero, ha sfoggiato una preparazione che è giusto definire sommaria.

Queste sono le parole con le quali Rita Borioni ha esordito, ad esempio, parlando di Sky:

Io non ce l’ho. Non ho la parabola. Ha anche un costo l’abbonamento a Sky. Non dico che è eccessivo ma in tempi di ristrettezze economiche per tutti… Ogni tanto mi capita di vederlo. Per esempio a casa di mio fratello. Comunque
ora l’abbonamento lo farò.

Parlando di digitale terrestre, invece, la Borioni ha tentato di sviare il discorso:

Io mi occupo di cultura. Se il digitale terrestre non è cultura? Tutt’altro. Volevo dire che la cultura da cui provengo io e le nuove tecnologie sono due cose vicine e che possono stare insieme.

Parlando di digitalizzazione della Rai, la situazione finisce per peggiorare:

Lei mi sta facendo la domanda dalle mille pistole. Questo della digitalizzazione è un tema da saggio scientifico, non da domanda al telefono. Si discuterà della cosa sul piano tecnico. Mi piacerebbe prima parlarne con gli altri consiglieri miei colleghi.

Rispondendo all’ultima domanda, decisamente esplicita (“Si sente una dilettante?”), la Borioni ha esposto il proprio punto di vista riguardo, appunto, la competenza:

La complessità del mondo contemporaneo non ti permette di essere competente su tutto.

E’ vero che per lavorare in Rai non si deve certo essere competente su tutto ma interviste come queste, inevitabilmente, non fanno altro che alimentare, a ragion veduta, certe critiche.

Rai 1