Home Rai, eletto il nuovo CdA: c’è anche Carlo Freccero. Antonio Campo dall’Orto nuovo direttore generale?

Rai, eletto il nuovo CdA: c’è anche Carlo Freccero. Antonio Campo dall’Orto nuovo direttore generale?

Domani, ci saranno le nomine del nuovo direttore generale e del nuovo presidente.

pubblicato 4 Agosto 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 12:08

Oggi, martedì 4 agosto 2015, la Commissione di Vigilanza ha eletto i sette nuovi membri del Consiglio di Amministrazione Rai. I sette nomi sono i seguenti: Rita Borioni, Guelfo Guelfi e Franco Siddi, proposti dal Partito Democratico, Paolo Messa, indicato dal Nuovo Centrodestra, Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca, proposti da Forza Italia, e Carlo Freccero, indicato dal Movimento 5 Stelle e appoggiato anche da Sinistra, Ecologia e Libertà.

Gli altri due membri, tra i quali anche il presidente, verranno nominati dal governo (che indicherà anche il nome del direttore generale) per essere approvati successivamente dalla Commissione di Vigilanza.

Il ritorno di Freccero in Rai (l’ex direttore di Rai 2 e Rai 4 è entrato anche tra i trending topic di Twitter) è sicuramente la notizia del giorno. Il diretto interessato ha commentato la notizia, senza rinunciare ad un po’ del suo immancabile sarcasmo. Queste sono le sue dichiarazioni rilasciate all’Huffington Post:

Ho pensato a uno scherzo di Grillo. Tra noi liguri si fanno certe cose. Soltanto ieri mi ha chiamato Roberto Fico per chiedermi di mandargli il curriculum. E basta. Io non sono del M5s, anzi con loro mi sono anche apertamente scontrato per l’alleanza con Farage. In realtà, avevo ricevuto un’altra proposta, da Nicola Fratoianni di Sel, ma loro hanno un solo voto. Il Movimento 5 Stelle ha giocato la sua carta per primo e l’ha pescata anche da un mazzo che non era il loro. Io mi aspettavo più che altro che la proposta venisse dalla sinistra Pd. Grillo ha dimostrato che si può scavalcare la Gasparri, bisogna dargliene atto (il nuovo CdA è stato eletto con la vecchia Legge Gasparri, ndr). Io voglio una Rai aperta a tutti e la mia parola d’ordine è no alle censure. La Rai di Renzi? Temo che non cambierà molto. E comunque Renzi non mi sembra più in forma come una volta sulla comunicazione.

Domani, mercoledì 5 agosto, sarà il turno delle nomine del nuovo direttore generale e del nuovo presidente. E a proposito del “no alle censure” invocato da Freccero, il nome proposto dal premier Matteo Renzi per la direzione generale è quello di Antonio Campo Dall’Orto, ex direttore generale di Mtv Italia ed ex direttore di La7. Queste sono state le parole di Renzi:

E’ uno stimatissimo professionista, tra i più interessanti innovatori della Tv italiana, un nome di altissimo valore che corrisponde ai criteri di qualità, autorevolezza e capacità.

Nel 2007, come ricordiamo, Antonio Campo Dall’Orto chiuse il programma che segnò il ritorno di Daniele Luttazzi in tv dopo Satyricon, intitolato Decameron, ufficialmente a causa di una battuta riguardante Giuliano Ferrara, anch’egli all’epoca volto La7 (da ricordare che l’elefantino fu il primo a definire “satira” quella battuta).

Freccero, dopo l’assoluzione di Luttazzi e del giornalista Marco Travaglio dall’accusa di diffamazione ai danni di Silvio Berlusconi, arrivata nel gennaio di quest’anno, ha dichiarato di “godere come un pazzo”, auspicando anche un imminente ritorno in tv del comico di Santarcangelo di Romagna, assente dagli schermi dal 2010, dalla sua partecipazione all’evento di Michele Santoro, Raiperunanotte.

Il nome di Campo Dall’Orto è apprezzato, comunque, anche dal movimento grillino.

Per quanto riguarda il nome del nuovo presidente, invece, il Partito Democratico sta cercando un accordo con alcune sponde dell’opposizione, considerando che il PD ha a disposizione 16 esponenti in Commissione di Vigilanza. Per l’elezione del presidente, ne servono 27 su 40.

Il M5S si è dichiarato disponibile a votare un nome di alto profilo, scevro da appartenenze politiche.

Per la poltrona di presidente, i più accreditati dovrebbero essere la vicepresidente di Confindustria, Antonella Mansi, il presidente Ansa e presidente della Federazione Italiana Editori Giornali, Giulio Anselmi, e l’editorialista de La Stampa, Marcello Sorgi.

Riguardo la politica fuori dalla Rai, uno degli obiettivi di Renzi che sostanzialmente non si è concretizzato, comunque, si è espressa anche Milena Gabanelli con un articolo pubblicato da Il Corriere della Sera:

“Fuori i partiti” è stato il solito e inutile ritornello, e infatti sono di nuovo tutti dentro. La Rai influenza una consistente fetta di popolazione, ma non ha “peso” nella creazione di consapevolezza, proprio perché la lottizzazione la priva del concetto di obbiettività, oltre a gravarla di costi insostenibili. Il direttore generale uscente ha avviato un progetto che dovrebbe, in prospettiva, approdare ad un unico, autorevole e indipendente telegiornale nazionale, come avviene in tutte le tv pubbliche del mondo democratico. Una riforma epocale che rischia di trasformarsi in orrore se chi dirigerà questa newsroom non avrà una indiscussa esperienza sul campo, e quell’indipendenza dalla politica necessaria a garantire il pluralismo. La scelta di questa figura cruciale se la sobbarcherà il nuovo direttore generale, che avrà anche i poteri di un amministratore delegato. E chi nominerà questo supermanager? Se fossimo un Paese moderno se ne occuperebbe un comitato di esperti estraneo ai partiti, invece sarà di nuovo il presidente del Consiglio.

La Gabanelli ha comunque manifestato un velato ottimismo soltanto se la nomina del nuovo direttore generale dovesse comunque attenersi a questi requisiti:

1) Esperienza pregressa in incarichi di analoga responsabilità nel settore pubblico o privato.
2) Autorevolezza adeguata all’incarico.
3) Assenza di conflitti di interesse.
4) Esperienza nel settore economico-industriale o nel settore di riferimento, nei quali abbia raggiunto performance positive in posizioni di responsabilità di vertice.

Questo ultimo punto è la vera novità: siamo pieni di soggetti con incarichi pregressi assegnati «in amicizia», mentre la valutazione in base ai risultati raggiunti lascia poco spazio alla discrezionalità: o ci sono, o non ci sono.

Foto | © Getty Images

Rai 1