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Giulia Innocenzi a Blogo: “Orgogliosa di AnnoUno ma ciclo di puntate troppo breve. Tornare a settembre? Sarei felice di farlo su La 7”

“AnnoUno a Settembre? Noi ci siamo, spero La 7 voglia trasmetterlo. Programma con Pif? Mai”: intervista a Giulia Innocenzi.

pubblicato 17 Giugno 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 13:43

Rosso di Sera. Si chiama così la puntata con cui Michele Santoro dirà addio – solo momentaneamente? – a Servizio Pubblico. Lo farà giovedì 18 giugno, in Piazza a Firenze, con la Fiom di Maurizio Landini, tanti ospiti e la squadra di sempre. Presente, fra gli altri, anche Giulia Innocenzi. Noi di Blogo l’abbiamo contattata per parlare di questo evento speciale ma anche per fare un bilancio conclusivo e qualche riflessione su AnnoUno, i social ed i talk in generale.

Giulia, si chiude un ciclo durato più di 100 puntate. Che serata sarà?

“Sarà una serata di festa con il pubblico che ci ha sempre accompagnato, quei telespettatori che hanno donato 10€ e senza dei quali questa trasmissione non esisterebbe. Questa serata è dedicata a loro e a questo esperimento grandioso che in Italia – e pure in Europa – non era mai stato fatto. Al centro ci sarà il lavoro. E ci saranno tanti artisti, da Battiato a J-Ax, con cui saluteremo il pubblico. Io non vedo l’ora”.

Sarete a Firenze, la città di Matteo Renzi. Ma il Premier non accetta mai i vostri inviti e va ospite dalla concorrenza, Virus su Rai 2…

“E’ quello che purtroppo abbiamo potuto constatare. Anche durante AnnoUno è andato ospite a Virus e ci è andato due volte pure durante Servizio Pubblico, in tutto fanno tre volte in una stagione televisiva. Allo stesso tempo ha preferito Quinta colonna a PiazzaPulita. Secondo una lettura superficiale, potrei dire che il nostro Premier si trova meglio dalle parti più vicine alla destra. Da noi non ci sono sconti”.

Ci sarà anche un ospite clamoroso (qualcuno ha ipotizzato proprio Renzi), ma immagino che non potrai dirci nulla in merito. Corretto?

“Non ti svelerò nulla”.

Condividi la scelta di Santoro di prendersi alcuni “mesi sabbatici” dalla tv?

“Posso dirti che è snervante andare in onda ogni settimana con un programma ben rifinito nei dettagli. E’ fondamentale fermarsi per creare qualcosa di nuovo, mettere in fila le idee e cercare di produrle”.

Santoro è molto attento al mondo del web e lo cita spesso. Potrebbe essere quello il luogo di sviluppo dei prossimi progetti?

Servizio Pubblico investe molto sul mondo del web e sui social. Abbiamo delle comunità social numerosissime, ogni settimana facciamo il record per attività sul web e abbiamo un team di ragazzi che si occupano solo di quello. E ricordiamoci che siamo partiti da lì, quindi perché no? Potrebbe essere un luogo adatto. Santoro sostiene che siamo sempre in grado di andare in onda grazie ai nostri canali su internet. Quello sarà un luogo dove andremo, il resto si vedrà”.

Giovedì scorso è terminata la terza edizione di AnnoUno. Posso chiederti un’opinione personale su questa stagione?

“E’ l’edizione della quale sono più orgogliosa perché è quella dove abbiamo osato di più, a partire dai temi. Temi che mi stanno a cuore e sono delle mie battaglie personali: abbiamo parlato della denuncia sugli allevamenti intensivi, delle famiglie omo-genitoriali, del cyber-bullismo. Sono orgogliosa perché portare certi temi in prima serata è stato un atto di coraggio. Soprattutto su La 7, rete che ospita talk dalla mattina alla sera e dove si parla sempre di politica. Il pubblico di La 7 è abituato a quello ed è stato un rischio proporre qualcosa di diverso. E’ questa la strada di AnnoUno, proporre temi che interessano ai ragazzi, fuori dai soliti dibattiti sulla politica”.

Il programma ha ricevuto anche alcune critiche. In particolare hanno attirato la mia attenzione quelle rivolte a te sui social (“Lurida zoccoletta radical chic”, “Raccomandata, figlia di papà”, “Sappiamo benissimo perché sei lì… non per i tuoi servizi giornalistici, ma per dei servizietti”). Hai detto di essere stata vittima di una “gogna mediatica”. Perché succede?

“Da una parte c’è il web spicciolo, i commenti che leggiamo quotidianamente. Ho deciso di aprire una puntata di AnnoUno parlando dell’odio in rete e sono partita da quello che ricevo io. Questo fenomeno c’è e attira di più quando il soggetto è una donna, magari giovane, magari con i capelli tendenti al biondo. Perché, nonostante il giovanilismo professato dai più, quando è una ragazza giovane a condurre una trasmissione si va a cercare il pelo dell’uovo per denigrarla. E questo è quanto successo a me. Ma ovviamente alle critiche si associano tanti complimenti e ringraziamenti: mi hanno scritto animalisti, vegani, insegnanti, persone vittime di bullismo, ragazzi appartenenti alla comunità lgbt. Il clamore generato da ogni puntata mi fa dire che l’obiettivo è stato raggiunto”.

Anche secondo te “i social danno il diritto di parola a legioni di imbecilli”?

“Il diritto di parola viene dato a tutti, inclusi gli imbecilli. Dopodiché gli imbecilli lo diventano ancora quando sono pure pavidi. Magari mi chiedono il selfie per strada e poi a casa diventano dei ‘leoni da tastiera’. Ma i social, oltre ad aver dato parola agli imbecilli, gli hanno messo s disposizione anche una certa forza. E’ questo il problema che viviamo oggi. Sta emergendo sempre più quello che è già presente nella nostra società ma che senza internet rimaneva confinato dentro le quattro mura di casa o del bar. I social sono solo un amplificatore”.

Rifaresti tutto di questa edizione, anche invitare Belén e Rocco Siffredi?

“Assolutamente. Doveva esserci anche Rodotà in quella puntata ma non è potuto venire a causa di un infortunio. Peccato perché ci teneva molto al confronto sul mondo del web. Belén, attraverso il suo racconto drammatico del suo essere stata vittima di un ricatto con video e scatti intimi, è stata di grande aiuto a tanti giovani che vivono questa situazione sulla propria pelle e non hanno gli strumenti per fare qualcosa. Siffredi ha anche ricevuto l’ovazione da parte del pubblico, è stato apprezzato”.

Una delle critiche più dure sul programma l’ha fatta il professor Giorgio Simonelli di TvTalk. “E’ un circo inguardabile con personaggi prevedibili e conflitti telefonati”. C’è stato davvero l’obiettivo di creare un confronto, anche acceso, fra gli ospiti?

“Il conflitto c’è nella società. Non so se il professor Simonelli ha mai visto un talk classico ma gli chiederei se ritiene davvero quel genere di talk è meno prevedibile del nostro. Se dicesse di sì, non saprei davvero cosa rispondere”.

Il programma ha avuto un grande eco sul web. E’ uno dei talk di approfondimento più visto in streaming e commentato sui social…

“Aldo Grasso ha detto che nonostante il ‘preteso giovanilismo’ della trasmissione, comunque viene guardata dai più anziani. Io non ho visto i dati Auditel scorporati anche se sarei interessata a farlo, ma direi che c’è un problema di fondo. Noi abbiamo fatto quattro puntate e La 7 è una rete seguita da un pubblico abbastanza anziano. Ma il web ha dimostrato che AnnoUno ha potenzialità diverse. Il pubblico più giovane non ha fatto in tempo ad arrivare su La 7 a causa del ciclo breve di puntate, ma è arrivato alla trasmissione tramite internet ed è per questo che lì abbiamo avuto numeri altissimi, sia come fruizione dei servizi, sia come fruizione della diretta in streaming. L’interesse dei ragazzi sulla trasmissione si è tradotto in una fruizione sul web. Questo ne dimostra le potenzialità che, purtroppo, con una programmazione di breve durata non si riescono a sviluppare”.

Santoro ha detto che il programma meriterebbe una collocazione diversa, che è stato schiacciato dalla sua presenza iniziale e dagli evidenti richiami a Servizio Pubblico. La rete vi ha chiesto di impostarlo così?

“No, è stata una nostra scelta. Ma andando in onda di giovedì, subito dopo Servizio pubblico, volevamo dare un segnale di continuità. Però, in futuro, vorremmo diventare autonomi come immagine ed impostazione. Sarebbe interessante andare in onda in un altro giorno della settimana e valutare come far sapere ai giovani che ci siamo visto che sul web ci trovano ed in tv no”.

Il prossimo anno non ci sarà Servizio pubblico e la serata del giovedì è momentaneamente libera. Tocca a voi?

“Questo non lo sappiamo, è tutto da vedere”.

Il programma è apprezzato sui social ma non sono piaciuti i tweet con hashtag #vivinormale e #vivizingaro…

“Le polemiche vanno molto di moda su internet, anche quelle che nascono dal nulla ma capisco che tutto fa brodo. Quel tweet è andato online quando non doveva, è stato pubblicato ad inizio serata e lo abbiamo cancellato perché dovevamo occuparci di quel dibattito nell’ultima parte della trasmissione. Volevamo affrontare un dibattito sui rom: ci volevamo chiedere se hanno il diritto a vivere in un modo diverso (#vivizingaro) o se devono vivere come tutti noi (#vivinormale). Lì Miguel, un ragazzo con origini rom, ci ha detto che considerava offensiva la parola zingaro e da lì abbiamo deciso di non affrontare più quel dibattito. Ma nel frattempo si è sollevata una polemica sul nulla. Mi viene da ridere perché ho ricevuto una valanga di messaggi di persone che mi accusavano di buonismo nei confronti dei rom ma ho pure ricevuto accuse di razzismo nei loro confronti. C’è qualcosa non torna”.

Santoro ha detto che la crisi dei talk è una ‘cacchiata’. Gli ascolti, però, sono lontani da quelli di un tempo. Allora, se non è crisi, si può parlare di assuefazione?

“Gli anni scorsi non c’erano talk che andavano in onda durante la stessa serata, non si facevano concorrenza fra loro. Il pubblico è rimasto lo stesso ma si è spalmato in più trasmissioni. Io mi chiedo ‘Ma chi ci guadagna?’. E’ una strategia che fa perdere tutti. Oltretutto con talk che vanno in onda dalla mattina alla sera, sfido comunque a non dirsi assuefatto da questo format. Dopodiché, se il talk non acchiappasse pubblico, gli editori non lo farebbero più. Non sono così masochisti”.

A settembre cosa farà Giulia Innocenzi?

“Il progetto è quello di poter fare una nuova stagione di AnnoUno, bisognerà vedere chi ha voglia di farlo. Noi ci siamo. E’ ovvio che sarei felice se La 7 decidesse di trasmetterlo: è quello il luogo ideale, siamo nati lì. Sono molto riconoscente alla rete di Cairo”.

Lo faresti mai un programma con Pif?

“Sarebbe la fine del nostro rapporto amoroso”.