Home Notizie “Un uomo è ricoverato all’ospedale di Codogno”. ll giorno in cui la tv ha ‘accolto’ il covid

“Un uomo è ricoverato all’ospedale di Codogno”. ll giorno in cui la tv ha ‘accolto’ il covid

Il 21 febbraio 2020 il primo caso italiano di covid a Codogno stravolgeva le nostre vite. Il racconto televisivo di una giornata entrata nella storia

21 Febbraio 2021 08:25

Un anno fa, oggi. Il giorno in cui tutto è cambiato. Fuori e dentro di noi. Perché c’è stato un prima e un dopo 21 febbraio 2020, il giorno di Codogno.

Di virus si parlava già da settimane, con i due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani alla fine di gennaio che avevano messo in guardia un governo pronto a dichiarare lo stato d’emergenza. La vita però era proseguita in piena normalità. Niente mascherine, niente restrizioni, un Festival di Sanremo goduto in lungo e in largo, lo scazzo tra Morgan e Bugo in vetta ai nostri pensieri e una politica che bisticciava. “Il piano di Renzi punta su Draghi”, recitava quel venerdì la prima pagina de La Stampa che, col senno di poi, si sarebbe rivelata profetica, ma che in quel momento si dimostrò incapace di intercettare la vera notizia che si era diffusa a rotative avviate.

La mezzanotte era scoccata da un pezzo quando i canali all-news lanciarono l’ultima ora. Sulle generaliste ad informare prima di tutti gli italiani ci pensò Linea Notte: “C’è un contagiato in Lombardia, un uomo ricoverato all’ospedale di Codogno. In via cautelativa sono state sospese tutte le attività all’interno di questo pronto soccorso. Questo test verrà sottoposto alle contro-verifiche dell’Istituto Superiore di Sanità. Sappiamo solo che è un uomo di 30 anni. Non sappiamo se provenisse da altri Paesi o se il contagio è avvenuto in Lombardia”.

Dubbi che si ripresentarono al risveglio, con Mattino Cinque che aprì la puntata con la stessa notizia, seppur parzialmente corretta. Il ‘paziente 1’, in quel momento ancora senza un nome, era diventato un 38enne ricoverato in terapia intensiva. Federica Panicucci dava quindi la parola all’assessore Giulio Gallera, per quella che sarebbe stata la prima di una lunghissima sequela di apparizioni. “Sono state messe in atto tutte le misure precauzionali, era importante tranquillizzare la popolazione – rassicurava la conduttrice – il virus è arrivato in Italia, ma la situazione è assolutamente sotto controllo”.

Sul fronte opposto, a UnoMattina Valentina Bisti e Roberto Poletti decidevano di affrontare l’argomento solo alle 8.50: “C’è un sospetto caso di coronavirus, sono attesi i controesami dell’Istituto Superiore di Sanità”. Ad illustrare la situazione in studio c’era l’epidemiologo Giovanni Rezza: “Si stanno avviando tutte le indagini, la Regione ha rintracciato i contatti”.

Molto più deciso il taglio ad Agorà, con Carlo Calenda che centrò alla perfezione lo scenario che si sarebbe presentato da lì a poche settimane: “La situazione sta iniziando ad essere inquietante, sono spesso in aereo e vedo tanta gente con la mascherina”.

Ore 11, passaggio su La7. A L’Aria che tira il caso Codogno si manifestò solo dopo un’ora di trasmissione, grazie agli aggiornamenti della giornalista del Tg La7 Adriana Bellini: “C’è la massima vigilanza, ma non significa che si debba cadere nel panico. Conte ha sottolineato che sono state prese misure precauzionali che ci consentono di scacciare questa grande paura”. Parole beffarde se lette adesso, così come la riflessione successiva di Myrta Merlino rivolta a Fabrizio Pregliasco: “Professore, abbiamo saputo che in Cina hanno messo in quarantena milioni di persone. Ma la Cina è la Cina. Io faccio fatica a pensare che in Italia si possano bloccare centinaia di migliaia di persone in casa”. Preoccupazioni immediatamente scacciate dal virologo: “Riusciremo a mio avviso a contenere questi numeri”. Come no.

Col passare del tempo maturò pure il senso di ansia e di incertezza. A Tagadà Marco Damilano tracciò un primo bilancio aggiornato: “La vicenda è grave, è difficile gestirla anche in termini di comunicazione. Andiamo dalla preoccupazione per una persona ad una incertezza politica ed economica che coinvolgerà tutto il sistema”. Si cominciò a parlare di quarantene obbligatorie e persone in isolamento. Concetti che per gli italiani risultavano ancora inconcepibili: “Le persone non apprezzano una limitazione della libertà”, osservò Tiziana Panella.

Alle 20 il testimone passò ad Enrico Mentana che stravolse la scaletta del Tg La7 optando per un unico titolo di sei righe sparato a tutto schermo: “Avrete capito che c’è un tema che si mangia tutti gli altri”. Dall’unico contagiato del mattino si era passati a 6 e poi a 14 e proprio da questi aggiornamenti partì l’appuntamento di Stasera Italia. Su Rete 4 Vincenzo Spadafora, fino ad allora ministro dello sport relegato in seconda linea, ratificò una decisione che avrebbe segnato un’ampia fetta del suo mandato: “C’è la necessità di sospendere alcune competizioni sportive, solo in quelle zone e senza allarmismo. Le competizioni sono un luogo importante di aggregazione di tante persone”. Alle 21 Spadafora passò il testimone a Matteo Renzi, intervistato sull’ipotesi concreta di una crisi di governo imminente che la pandemia avrebbe congelato per un anno.

Su Rai 1, intanto, esordiva La Corrida: “Cercheremo di portare nelle case degli italiani un po’ di leggerezza e un po’ di allegria grazie ai nostri dilettanti allo sbaraglio”, assicurava Carlo Conti, ignaro del fatto che lo show sarebbe andato in onda solo per un’altra settimana.

Non poté invece sfuggire al covid Propaganda Live. Diego Bianchi mostrò immediatamente le prime pagine online di Corriere e Repubblica. 50 mila persone erano finite in isolamento, le scuole erano state chiuse e altri due positivi erano stati individuati a Padova. L’occhio di bue si accese pertanto sulla 17enne Giulia di Codogno, che con i suoi tweet in tempo reale stava fotografando dal mattino le ansie e il disorientamento di un’intera popolazione. Per il resto, Zoro non rinunciò all’ironia, né tantomeno alla social top-ten applaudita da un pubblico che ancora riempiva gli studi televisivi.

Il 21 febbraio 2020 si scriveva la storia. L’Italia non lo sapeva, forse lo stava percependo, sicuramente cercava di allontanare l’incubo, o perlomeno di circoscriverlo. Il problema di Codogno sarebbe tuttavia diventato rapidamente il problema di un Paese intero.