Home Notizie LA SITUAZIONE NON E’ BUONA E I BIG NON BASTANO…

LA SITUAZIONE NON E’ BUONA E I BIG NON BASTANO…

Il vecchio amico ha colpito ancora una volta il segno. Laconico, lacunoso, lento, compiaciuto, piacione, narciso? E va bene…tutto è vero. Ma Adriano, classe 1937, canta con la sua voce bassa e meravigliosa una canzone e raccoglie buoni ascolti (con moderazione), complimenti, critiche, discussioni, creando con la stessa canzone un tormentone che coglie il tempo.

4 Dicembre 2007 22:03

Celentano Il vecchio amico ha colpito ancora una volta il segno. Laconico, lacunoso, lento, compiaciuto, piacione, narciso? E va bene…tutto è vero. Ma Adriano, classe 1937, canta con la sua voce bassa e meravigliosa una canzone e raccoglie buoni ascolti (con moderazione), complimenti, critiche, discussioni, creando con la stessa canzone un tormentone che coglie il tempo. Sì, è vero. La situazione non è buona. Lasciamo cadere per un momento la situazione politica che non è buona e che anche quel buono che resiste rischia ogni miniuto che passa di meritarsi un “non”.

Parliamo della tv, il nostro pane, la nostra croce, la nostra delizia, la nostra dannazione. Bordate ogni giorno contro la Rai. La Rai vive, dicono i giornali, una Caporetto. Una Caporetto eterna. Che si rinnova. La sconfitta di pochissimo nel periodo di garanzia rispetto a Mediaset. La bruttezza della generalità dei programmi. Il deficit che angoscia dipendenti e dirigenti (di chi la colpa?). La perdita della funzione di “servizio pubblico” e poi, come insistiamo su questo blog, che cosa significa oggi “servizio pubblico”? Mah e poi boh. Le liti, le risse, le polemiche. Ancora. Il verdetto del consiglio di stato che reintroduce Petroni, fatto fuori dal cda da Tom Pad Schiop, e apre scenari su cui per ora nessuno si pronuncia. Eccetera.

Sulla situazione non buona della Rai, nonna Rai e non più mamma (intitolano), non fa inverno buono neanche la doppia vittoria dei due soci Adriano & Roberto in vetta agli ascolti e sulla punta del cuore dei teleminchioni come siamo tutti noi: Il Celentarockpolitik e il Bob Benidante con la sua Divina Commedia da maledetto toscano, ci illudono. Anzi. La loro vittoria brucia cocente sulle ferite di ogni giorno. Brucia più che mai perchè, visto che ci lavoro, non ho mai visto i dipendenti seri (non sono pochi) si impegnano come possono e non si stancano di interrogarsi.

La domanda è: che ne sarà di noi? e sotto quel ” noi” sta la Caporetto o la catastrofe che i responsabili (i politici e la casta dei loro cattivi, distratti, lottizzatori porborse) non fanno che aggravare, non prendendo decisioni, non avendo individuano un terreno su cui discutere del futuro della Rai, non solo, ma di un intero sistema televisivo che-l’ho sempre sostenuto- finirà non per penalizzare, o liquidare, la Rai o la Mediaset, ma per ingoiare una delle nostre poche industrie competitive sul piano internazionale (le tv europee e non solo non sono certo migliori e, tranne quella americane, non vendono che trash).

In vista, considerando la pochezza dei politici, non s’intravede un orizzonte di ragionato risanamento e di illuminata razionalizzazione del sistema. Si avvicina una desertificazione con oasi di sola importazione. Addio Adriano, addio Roberto, le Houseswifes vi faranno fuori insieme al Dottor House.
Mi sta a cuore una situazione – non buona- in cui viviamo: la sorte di chi è avvicinato o si sta avvicinando al mondo delle nostre televisioni. Se è giusto, come ha fatto Malaparte nel blog, a ricordare che questo blog non può garantire rapporti o segnalazioni a chi vuole operare in questo mondo no buono, è anche vero che i giovani o anche quelli che non sono giovani (trenta-quarantenni) sono stati puniti dalla situazione che non è buona, che è pessima. Devono essere raccomandati, guadagnano una manciata di euro, o fanno stage miserevoli senza imparare un tubo, attendono invano le assunzioni, sono precari o precarissimi, non contano se sono bravi, non imparano un cazzo perchè i raccomandati targati partiti hanno i posti di comando o si mettono in plancia a firmare i programmi e a drenare euro.

Hanno preso pieni di speranza la laurea ai dams, alle facoltà di scienze della comunicazione, o di cinema, teatro, musica, lettere, storia, sociologia e la guardano nella cornice dove hanno messo gli attestati nel posto dove c’era una volta il manifesto di Ernesto Che Guevara. Le reti e i canali sono aumentati: stanno in cielo, in paradiso e all’inferno, e soprattutto in purgatorio. I Dante delle illusioni e delle lotte pubblicitarie hanno allargato zone di strapuntini, all’infinito, e pagano con una manciata di fagioli (quelli avanzati alla Raffà d’antan, sottratti ai musei degli audiovisivi).

Lo dico pensando al motto “largo ai giovani”. Largo per preparare un calcio in culo. E vai, tanto la situazione non è buona. Al prossimo periodo di garanzia, la situazione farà vomitare. Non solo sul piano della “qualità” (tema astratto che riempie la bocca come” servizio pubblico”). La situazione è astratta.
ITALO MOSCATI