Home Anche Philippe Daverio fuori da Rai3, ma pochi ne parlano. Lui: “In Rai programmi per un target da supermercato”

Anche Philippe Daverio fuori da Rai3, ma pochi ne parlano. Lui: “In Rai programmi per un target da supermercato”

Si è parlato molto, negli ultimi mesi, delle vicende di Parla con me, programma prima confermato nel palinsesto di Rai 3 e poi cancellato dal cda della tv di Stato (con degli intrecci in mezzo talmente intricati che al confronto Beautiful pare un storia lineare). Ma Parla con me non è l’unico ad aver subito

pubblicato 23 Settembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 03:24


Si è parlato molto, negli ultimi mesi, delle vicende di Parla con me, programma prima confermato nel palinsesto di Rai 3 e poi cancellato dal cda della tv di Stato (con degli intrecci in mezzo talmente intricati che al confronto Beautiful pare un storia lineare). Ma Parla con me non è l’unico ad aver subito questo trattamento. Sebbene meno in vista, anche Passepartout di Philippe Daverio è stato tolto all’ultimo momento dal palinsesto della rete, nonostante le puntate nuove già girate e il buon seguito avuto negli anni. Lo ha annunciato ironicamente l’altro ieri lo stesso conduttore:

E’ improvvisamente mancato Passepartout, nel pieno della sua salute. Lo compiangono la redazione tutta e centinaia di migliaia di affezionati suoi seguaci

Passepartout, in onda all’ora di pranzo della domenica, era un programma davvero ben realizzato, indirizzato non solo agli appassionati d’arte – in tutte le sue varianti -, ma anche ai “comuni spettatori”, grazie ad un linguaggio accessibile e all’entusiasmo che Daverio era in grado di trasmettere con i suoi racconti e i suoi aneddoti sempre originali e curiosi.

Raggiunto telefonicamente da Il Fatto Quotidiano, il conduttore ha spiegato che i motivi della cancellazione del suo programma sono gli stessi che hanno colpito Parla con me: giudirici. Ma si è detto anche fiducioso sul fatto che, magari sotto altre “forme”, Passepartout prima o poi possa andare in onda lo stesso, anche perché ne sono già state realizzate parecchie puntate con argomenti particolarmente interessanti, come quelle dedicate alla mutazione urbanistica della Cina e all’Expo di Shangai.

Daverio ne approfitta per fare una sorta di “punto della situazione” sulla cultura in Rai e, senza peli sulla lingua, dice la sua e critica anche qualche programma insospettabile.

Secondo il giornalista e critico d’arte, mandare in onda programmi poco culturali è quasi “un obbligo” per essere il più possibile transpopolari:

Tutto quello che esula dalla banalità è visto con sospetto. Da quando sono nate le reti private, le cose sono peggiorate. Anche le reti pubbliche si sono allineate per il timore di uscire dal mercato. […] Se la Rai avesse il coraggio di commissionare delle serie indagini di mercato e di ripristinare il vecchio indice di gradimento, scoprirebbe un sacco di cose molto preziose per la sua sopravvivenza, a partire dal proprio declino.

Daverio non è assolutamente morbido e critica fortemente il metodo di rilevazione degli ascolti, oltre alla qualità dei prodotto che vengono proposti in tv :

I parametri dell’Auditel si fondano esclusivamente sullo scaffale del supermercato. Tutti gli altri consumatori non esistono. […] Basta guardare il resto d’Europa per capire che la nostra comunicazione è obsoleta. […] Se qualcuno riesce a dare un prodotto diverso, scopre che gli spazi di mercato ci sono eccome.

Per quanto riguarda i “colleghi” che propongono programmi culturali, apprezza gli Angela, ma un po’ meno La storia siamo noi per la sua tendenza ad essere filopopolare:

Si parla sempre di Mussolini. Nei 150 anni dell’Unità d’Italia non si è stati in grado di produrre una seria trasmissione sulla storia d’Italia. Provi a interrogare un italiano sui primi 50 anni della storia dell’Italia unita. Buio pesto. E anche sugli ultimi 50 anni ha fatto molto più il cinema della televisione. Assurdo. Poi però a La storia siamo noi c’è lo speciale sulla cognata del portinaio della casa vacanze di Mussolini.

Insomma, Philippe Daverio ha le idee chiare sulla qualità dei programmi della nostra tv e se prima era uno dei pochi che cercava di portare sul piccolo schermo qualcosa di intelligente e originale – sebbene a detta sua la Rai lo lasciasse andare in onda solo per “liberarsi la coscienza” -, ora rischia di saltare col suo Passepartout. Fortunatamente, per ora, il suo Emporio Daverio su Rai 5 resiste. Almeno quello.

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