Home Fabrizio Moro messo alle Sbarre: “I miei fan mi rompono i cogl… perché faccio tv”

Fabrizio Moro messo alle Sbarre: “I miei fan mi rompono i cogl… perché faccio tv”

Il cantante debutta come conduttore senza peli sulla lingua

pubblicato 22 Settembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 03:25


Ve l’avevamo anticipato in anteprima, ora è ufficiale: Fabrizio Moro è l’ennesimo personaggio tv atipico prestato alla conduzione. A quanto pare va di moda l’artista-messaggero, che prende in consegna un format nelle sue corde a prescindere dalla sua esperienza col piccolo schermo.

Da mercoledì 28 settembre su RaiDue, alle 22.30 circa, andrà in onda Sbarre, programma sui detenuti che – sulla carta – sembrerebbe un clone di Altrove di Maurizio Costanzo (pur uno dei primi sostenitori dello stesso Moro), in onda su Italia1 nel 2006 in seconda serata.

Moro esterna le sue sensazioni del pre-debutto a Vanity Fair, mostrandosi molto duro con i suoi fan, che non avrebbero apprezzato la sua scelta artistica:

“Il 29 settembre ho un forum con loro, che in parte mi hanno già criticato: per loro non dovevo fare tv. Ragazzi, non rompetemi i coglioni. E’ un bel progetto: almeno voi sostenetemi! Rivedendomi, non sono neanche male. Inizialmente, quando mi hanno fatto quest’offerta, ho rifiutato: se devo cantare, bene, ma se qualcuno mi incalza, in Tv, a sento riesco a parlare. Finora il video mi ha soprattutto allontanato dalla gente, che non ha capito fino in fondo chi sono”.

Allora perché, alla fine, ha accettato?

“Ho scelto con gli autori le storie, sono intervenuto sui testi, ho curato la parte musicale. E sono l’unico narratore. In più, è tutto registrato, posso andare a ruota libera e rimediare alle cazzate che dico. So che in Rai all’inizio nessuno credeva in questo programma. Poi hanno visto la prima puntata e sono arrivati gli spot. La faccenda degli ascolti, lo ammetto, mi spaventa. Ma anche se non dovesse andare bene, è stato bello farlo così come l’abbiamo fatto. Non bisogna ragionare solo in termini di successo o fallimento. Bisogna essere liberi di fare. Male che vada lo chiuderanno. Pazienza.”.

Della serie tutti possono fare, nei tempi della docu-tv, i conduttori. Tornando a Sbarre, il programma racconterà nella cornice del carcere di Rebibbia le storie di ragazzi dai 18 ai 23 anni che hanno già avuto problemi con la legge, ma che al momento sono fuori, e quelle di detenuti con condanne molto pesanti:

“E’ gente che ha capito di aver sbagliato e ha maturato una sensibilità. Il carcere, a qualcuno, può anche fare bene. In Sbarre, però, non si parla della condizione delle carceri italiane. Lo dico perché Rebibbia è una specie di albergo a 5 stelle”.

A questo punto il cantante risponde al rischio di santificazione della delinquenza, già rinfacciato da Alemanno a Romanzo Criminale:

“Forse in parte aveva ragione. Non voglio fare il moralista, sono un fan di Romanzo, però a Roma negli ultimi anni sono aumentati gli omicidi e anche la sfrontatezza con cui vengono eseguiti. Il problema è l’assenza di punti di riferimento sani in tutti i campi, anche il mio. Però non voglio fare come Fabri Fibra che attacca chiunque a testa bassa. Bisogna cercare di aprire gli occhi ai tanti giovani rincoglioniti dalla Tv. Che non è la maggioranza, sia chiaro. Io ci provo, con la mia musica e anche con questo programma”.

Sbarre sarà incentrato, quindi, sull’incontro tra il giovane ‘difficile’ e il detenuto, con il primo ragazzo che racconta a caldo le sue emozioni, e finisce con una canzone di Moro che di solito parla di periferia, disagio, dolore:

“Sono temi che conosco bene perché facevo quel tipo di vita da ragazzo. Sono nato e cresciuto in periferia, ho avuto problemi con la droga e non solo. Non mi fate dire altro perché non vorrei che mi vengano a prendere a casa adesso… Ho fatto tante cazzate, ma mi ha sempre detto bene”.

W la faccia (tosta) di rilasciare un’intervista simile. Nella stessa tv che un anno fa ha bandito da Sanremo Morgan, in quanto modello diseducativo. Lo stesso Fabrizio ha vinto la sezione Giovani qualche anno fa con Pensa, brano di denuncia contro la mafia:

“Prima guadagnavo 700 euro al mese come facchino. Poi per la prima ospitata mi hanno dato 10 mila euro. Potevo perdere la testa e non l’ho persa. Ma mi pesa essere sempre al centro di critiche. Barabba (su Berlusconi e gli scandali politici, ndr) ha influenzato negativamente la mia carriera dal punto di vista della popolarità e dei passaggi in radio e in Tv. Tornare a Sanremo? Non ci penso proprio. Ho scritto un pezzo sulla storia di Stefano Cucchi, morto due anni fa in un ospedale di Roma dopo un pestaggio in carcere. Non lo porterei al Festival, sembrerei uno speculatore. La metterò online e basta, slegata da qualsiasi progetto discografico. Così i benpesanti non romperanno”.

Contrordine, a dispetto di ogni ipocrisia Moro non ha nulla per cui nascondersi la faccia.

Rai 2