Home Canale 5 Matrix – Alberto Stasi e la paura della “normalità”

Matrix – Alberto Stasi e la paura della “normalità”

L’intervista ad Alberto Stasi portata a segno da Matrix è indubbiamente l’esclusiva più degna di questo nome dell’ultimo decennio televisivo. Eppure, il telespettatore – ieri sera – è stato vittima di un effetto di straniamento misto ad un rapimento estetico totale. La forza della parola, di un primo piano alle mani che tremano, di una

pubblicato 7 Aprile 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 16:55


L’intervista ad Alberto Stasi portata a segno da Matrix è indubbiamente l’esclusiva più degna di questo nome dell’ultimo decennio televisivo. Eppure, il telespettatore – ieri sera – è stato vittima di un effetto di straniamento misto ad un rapimento estetico totale.

La forza della parola, di un primo piano alle mani che tremano, di una dichiarazione che lascia il segno ha messo per un attimo in un angolo i pregiudizi sulla giustizia-spettacolo, lasciando spazio a un interesse spasmodico per quanto trasmesso.

E il merito, se ci concedete questo termine con tutto il “terrore” del caso, sta nel pauroso impatto mediatico provocato ieri sera dal fidanzato di Chiara Poggi, assolto dall’accusa di omicidio il 17 dicembre 2009.

Il caso Garlasco (puntualmente trattato da Crimeblog) ha tenuto banco nelle cronache giudiziarie e sui mass media per ben due anni, trasformando un efferato crimine nel giallo più discusso dagli italiani. Ieri sera va dato atto a Matrix, che gridava all’innocenza del ragazzo come puro dovere di cronaca (questo resta infatti l’esito della sentenza emessa a Vigevano), di aver dato voce ad Alberto Stasi.

Un ragazzo, come preannunciato dalle agenzia di stampa, che è un vero fiume in piena, facendo del suo silenzio stampa adottato finora una filosofia di vita più che una strategia. Stasi ha dichiarato che non pubblicizzare le emozioni non significa non averne e lui è uno che ha preferito meditare, costruendosi intorno uno scudo che lo ha etichettato come “glaciale”, anziché sbraitare contro “i torti” e “le ingiustizie”, parole da lui ripetutamente usate.

Con un linguaggio forbitissimo (termini come “acclarato” o “emerso” non si sentivano in tv da Parola mia di Rispoli), un uso dei congiuntivi impeccabile e una proprietà espositiva scarna ma puntuale, Alberto ha evocato nell’italiano medio sintonizzato la paura della ostentata normalità.

Assuefatti ai giovani delle risse, agli aspiranti del Grande Fratello con la lingua da fuori, il giovane occhialuto in jeans e maglione, tutto studio e computer, ci sconvolge. Al di là dello stesso giallo di Garlasco, che gli passerà mai per la testa?

E purtroppo Alessio Vinci, nelle importanti vesti di intervistatore, non ci ha molto aiutato a capire. Il suo perenne sorrisetto a metà tra l’accondiscendenza e l’innocuità ha fatto di Stasi un ritratto del ragazzo modello, senza alcun contradditorio, al punto da rendere il pubblico ancora più sospettoso.

Dopo aver puntato il dito contro il colpevole per anni, ieri sera ci siamo trovati di fronte a una persona che raccontava la sua storia d’amore, etichettata come un “rapporto tra fidanzatini”. Laddove Vinci chiedeva se ci fosse passionalità tra lui e Chiara, vista la piena età ormonale, Stasi si trincerava dietro “il conforto” e la fiducia reciproca. E l’allusione alla presunta “passione per i video pornografici” di lui, emersa durante le indagini, è rimasta sullo sfondo, giusto per mantenere un minimo di pudore su una vicenda sin troppo “denudata”.

Alberto e Chiara erano proiettati sulla tesi, sul mondo del lavoro, sulla vita di tutti i giorni, fatta di teneri messaggini sul cellulare e chattate compensatorie della lontananza visiva. Se lei non fosse stata uccisa tutto questo non sarebbe mai andato in televisione.

E quella stessa normalità che generalmente non fa notizia diventa, con il sangue di mezzo, una storia più appassionante della miglior fiction popolare. Con un brivido che pur corre dietro la schiena.

di Luciano Traversa

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