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Fernando Capecchi a Blogo: “Saluta Tutti: la mia storia tra Carlo Conti e la Vegastar”

Fernando Capecchi è l’autore del libro Saluta Tutti, ma anche il manager della Vegastar.

pubblicato 10 Gennaio 2019 aggiornato 31 Agosto 2020 03:06

Saluta Tutti è il libro autobiografico (edito da RaiEri) di Fernando Capecchi, 70enne toscano per una vita a capo della agenzia di management Vegastar. Ha “creato” e lanciato Carlo Conti, Leonardo Pieraccioni, Giorgio Panariello, si è occupato per anni delle selezioni di Miss Italia e Castrocaro, lavora con Cristiano Malgioglio, Francesca Fialdini, Massimiliano Ossini, Tiberio Timperi, Sergio Friscia, Gabriele Cirilli, Arianna Ciampoli e molti altri.

Nella copertina compare Capecchi con il gruppo simbolo di Vernice Fresca, il programma comico andato in onda dal 1989 al 1993 con la conduzione di Carlo Conti che ha fatto da apripista ad Aria Fresca. Al fianco di Capecchi: Walter Santillo, Giorgio Panariello, Niki Giustini, Carlo Conti, Cristiano Militello, Andrea Cambi e Gaetano Gennai. “Manca solo Pieraccioni. Lui era più solitario, non frequentava tanto quel gruppo e seguiva altre situazioni…”.

Il titolo è un chiaro riferimento al tormentone lanciato da Giorgio Panariello negli anni novanta con il personaggio Nando (qui il video), che era proprio un’imitazione di Capecchi. “Giorgio iniziò ad imitarmi perché io dicevo sempre, alla Roberta, che era la mia segretaria personale, ‘quando sei al telefono prima di cominciare a parlare di lavoro devi sempre salutare’. Così è nata la battuta ‘Oh Roberta, saluta tutti ehhh’ (ride, ndr)”.

Era un’imitazione simile a lei o molto romanzata?

“Era molto molto simile a me. Mi ricordo questo aneddoto. Giorgio aveva una serata nella zona di Empoli e insistette tanto per farmi andare a vederla. Io ero mezzo impegnato, ma lui alla fine riuscì a convincermi. A metà spettacolo rientrò sul palco vestito con un impermeabile, come spesso mi vesto io, e con dei baffi finti. Subito: ‘Oh Roberta, saluta tutti eeeeh”. Capii subito che mi aveva fatto l’imitazione. A fine serata mi chiese il permesso per continuare a farla e io detti assolutamente il mio benestare. Mi divertiva”.

Ma com’è nata l’idea di un libro?

“E’ nata ripensando a tutto quello che mi sono inventato e che ho fatto nel corso della mia vita professionale. Un giorno mi sono detto: ‘Devo ricordarmi per tutta la vita di quello che ho fatto, devo scrivere un libro’. Così ho chiamato Enrico Salvadori, caro amico e giornalista de La Nazione (nella foto in alto con lui, Conti e Pieraccioni, ndr), e ci siamo detti: ‘Ma facciamolo!'”.

In copertina si definisce “un manager che si è fatto da solo”.

“Sono nato e vivo in un paesino alle porte di Pistoia, a un chilometro a mezzo dall’autostrada. Sono figlio di contadini e mezzo, detti mezzadri: mi sono inventato tutto da zero. Non dico che non avessimo il pane per mangiare a casa, però non c’era da spendere tanti. Non ho mai avuto santi in paradiso”.

Come si è avvicinato a questo mondo?

“All’inizio andavo a rappresentare le orchestrine da ballo e andavo a venderle nelle case del popolo, poi siamo passati in qualche locale privato, alle feste di piazza e su su. Vernice e Aria Fresca hanno dato un colpo importante alle nostre vite. Da lì in poi siamo passati a delle collaborazioni importanti, quella con Gianni Ravera e con Vittorio Cecchi Gori su tutte”.

Aria e Vernice Fresca hanno cambiato la vita di tante persone.

Aria fresca è stata una cosa meravigliosa. C’erano persone che il mercoledì si facevano i chilometri per venire a vedere la registrazione. Pensi che alla prima puntata c’erano venti spettatori in sala: il proprietario della Bussola ci disse che se la situazione non fosse cambiata non avrebbe continuato a darci il locale. La settimana successiva, non si sa grazie a quale santo, c’era il tutto esaurito”.

Oggi Aria Fresca funzionerebbe ancora? Oggi vanno tanto di moda i reboot.

“Secondo me funzionerebbe e se ne è parlato tante volte. Ma quel programma era di proprietà della televisione dei Cecchi Gori, bisognerebbe andare a ricercare i diritti… sarebbe complessa la situazione. Poi anche i ragazzi sono cresciuti molto e hanno preso tutti strade diverse, forse sarebbe difficile rimetterli insieme”.


Stare in Toscana e non a Roma vicino agli ingranaggi faticosi della Capitale vi ha limitato?

“Non direi. La Toscana ci ha dato la possibilità di creare e di trovare personaggi nuovi. Sono fiero di questo”.

Vi definite impresari e non manager, perché?

“C’è una bella differenza: l’impresario costruisce, il manager rappresenta”.

Adesso la Vegastar è in mano a suo figlio Silvio.

“Si è laureato in legge. Conosce la teoria, ma anche la pratica. Ho una fotografia di lui a Sanremo quando aveva 3 anni e mezzo. Ha sempre frequentato gli ambienti dello spettacolo”.

Ma lei mette ancora bocca e prende decisioni?

“Eccome, lo credo bene. Sennò come farei a divertirmi?”.

Nel gotha della tivù ci sono Lucio Presta e Beppe Caschetto, che ne pensa di loro?

“Sono tutti bravi, oltre a essere persone corrette. Poi ognuno ha il suo sistema di lavorare…”.

Degli artisti che ha lanciato di chi va più fiero?

“C’ho quattro persone delle quali sono molto fiero. Sono fiero di Carlo Conti, sono fiero di Panariello, di Leonardo e di Zucchero. Anche di altri eh, anche se alcuni pur avendo le qualità non sono riusciti a farcela”.

Quando ha visto Carlo Conti sul palco di Sanremo per la prima volta cosa ha pensato?

“Eh, insomma… mi ha fatto una certa impressione”.

Fa ancora parte della vostra agenzia? Non compare sul vostro sito…

“Il nostro rapporto va al di là di questi dettagli: c’è proprio un rapporto di famiglia, Carlo è una persona di casa”.

Lei lo chiamava Dj Coca Cola, perché?

“Lavorava in banca e faceva il disc-jockey. Il weekend suonava sempre in un locale di Firenze dove io vendevo le orchestre e ogni volta vedevo il manifesto di questo personaggio. Aveva dei capelli lunghi, occhiali grandi grandi e la scritta “Carlo Conti” con i caratteri della Coca Cola. Così, anche se non lo conoscevo, ho iniziato a chiamarlo il ‘dj Coca Cola’. L’altro soprannome che gli avevo dato, quando aveva cominciato a condurre in giro, era ‘Pippuzzo’ con chiaro riferimento a Pippo Baudo perché era proprio bravo”.

E’ plausibile un Sanremo 2020 condotto da lui?

“(ride, ndr) Chi lo sa, chi vivrà vedrà”.

C’è stato qualcuno di irriconoscente in tanti anni di carriera?

“Qualcuno c’è stato. Ma io ho tirato dritto e ho fatto il mio”.

Oggi su chi punta?

“Sto lavorando molto su Massimiliano Ossini, ci tengo molto a lui: è il conduttore del futuro. Ma mi piacciono molto anche Friscia, Fiaschi… la lista sarebbe lunga. In generale mi piacciono tutti quegli artisti che conosco nel profondo, quelli con cui sono cresciuto insieme. Non mi piace andare a rubare qualcuno dalla concorrenza senza neanche sapere chi sia”.

Cristiano Malgioglio negli ultimi anni ha vissuto una grande ascesa.

“Malgigolio è una persona che ho nel cuore. E’ una persona seria, perbene, che ho conosciuto tanti anni fa in un momento non bello per lui, quello di Vallettopoli, dove anche io fui coinvolto. Ma io gli sono rimasto sempre accanto: sapevo chi fosse, ho sempre creduto in lui. L’ho sempre difeso”.

Oggi tutti lo vogliono.

“Troppo tardi. A quell’epoca la volevo io e basta”.

Invece Francesca Fialdini è nell’occhio del ciclone: lei a La Vita in Diretta subisce critiche.

“Mah, secondo me sbagliano. Lei è una brava, brava, brava. La conosco da tanti anni, essendo toscana come me: l’ho conosciuta quando faceva l’inviata di A Sua Immagine, da allora è cresciuta molto. Quelle che leggo sono tutte cattiverie, Francesca è una forte. Purtroppo la gelosia nel mondo è una brutta cosa”.

Perché Leonardo Pieraccioni non fa mai uno show televisivo?

“Leonardo è più da cinema o da teatro”.

Una cattiveria che dicono sulla Vegastar: grazie a Conti siete molto influenti in Rai. E’ vero?

“Non ho mai veduto la pelle di uno per un altro. Non ho mai detto ‘Se vuoi Conti, devi prendere questo e questo’. Mai detto e mai fatto, chi mi conosce lo sa, sarebbe contrario ai miei principi”.

C’è chi parla di ‘pacchetti’. Mai fatti a Tale e Quale o altrove?

“Non sta né in cielo né in terra. Se io ho gente brava la propongo, ma non la impongo. Se ho un regista bravo come Pagnussat, è chiaro che io lo proponga ed è chiaro che venga preso. Ma solo perché è bravo”.

Carlo Conti