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Extreme Makeover Home Edition Italia – 5 punti di forza e 5 punti deboli

Su TvBlog la recensione della prima puntata del nuovo programma di Alessia Marcuzzi. Cosa andava, cosa no.

pubblicato 23 Gennaio 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 22:10

Si può fare una recensione non prevenuta, in cui evidenziare democraticamente 5 punti di forza e 5 punti di debolezza della prima puntata di un nuovo programma? Si può fare. Per questo l’abbiamo spezzettata e resa più analitica possibile, senza titoloni altisonanti e polemici (crediamo che questo programma se lo meriti solo per il coraggio di averci provato). Eccola, Extreme Makeover Home Edition Italia.

Strong points

1 Il videomessaggio di Paolo Bonolis. In due minuti, in cui non sapeva quando sarebbe andato in onda, ha chiesto alla famiglia se preferisse Scotti o la De Filippi al suo posto e ha ironizzato sulla vita sessuale dei coniugi Valletta, ha eliminato la retorica dell’impianto generale.
2 L’energia di Alessia Marcuzzi, non ineccepibile in sé ma apprezzabile rispetto ad altre conduttrici Mediaset. La D’Urso sarebbe sembrata esagerata, la Panicucci stucchevole e la De Filippi e Scotti non si sarebbero mai messi in gioco in un’operazione simile girando l’Italia. Alessia, invece, travolge il paese con la sua leggerezza di una bambina piccola, porta la festa in piazza, è caciarona.
3 I mancati primi piani sugli occhi lucidi, specie del bambino diversamente abile.
4 La vacanza a Disneyland Paris. Era dagli speciali anni Novanta su RaiUno che non si faceva rivivere in tv il sogno del parco divertimenti. C’è anche nel format di partenza, ma l’hanno resa funzionale anche in Italia.
5 I collegamenti di Alessia via webcam. Un tocco tecnologico che ha movimentato il racconto.
Extreme Makeover Home Edition Italia – Ecco una casa rifatta in un’edizione italiana




Weak points

1 Il portatore di handicap al debutto. Passi le storie problematiche, ma partire subito col ragazzino-caso umano ha fagocitato completamente il resto del concept. E la cosa più imbarazzante è stata la Marcuzzi che inneggiava alla normalità e poi la regia che indulgeva col ralenti sull’handicap, per “rallentare” i gesti di Leonardo.
2 Gli altri componenti del team. Dove Alessia faceva di tutto per risultare casual, complice la sua mai celata passione per gli outlet, gli esperti erano dei poser pazzeschi (Luca Pirani in primis). Il più odioso l’interior designer, Gianni Trisciuzzi: diventi ridicolo col papillon arancione, gli occhiali fashion e la sciarpina in un cantiere. Per non parlare dell’impostato e antipatico architetto Bortolotto. Si danno più arie della conduttrice e rovinano il suo entusiasmo.
3 Il vocabolario plastificato e gieffizzato della Marcuzzi. Non puoi essere reduce dalla Casa più spiata d’Italia e definire una famiglia vera con problemi veri “rock”, come una copertina del Sorrisi e Canzoni. Per non parlare dei suoi confessionali, in cui passa dalla leggerezza alla sentenziosità senza un filo conduttore.
4 La Casa. Al momento spettacolare della consegna ti ritrovi una baracca ben riverniciata che sembra più la location di un reality show, che richiede un sacco di manutenzione (la piscina, le finestre e i letti elettronici, la vasca da bagno in camera) e non riuscirà a conciliarsi con le disponibilità economiche a lungo termine della famiglia.
5 I tappeti musicali. Patetici, a partire dalle voci bianche che cantano Someone like you, fino a Tiziano Ferro. L’rvm della normalità, anche se sei in prima serata e devi spettacolarizzare, non può diventare miele patinato come una scheda di un gieffino.