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Gomorra, no di Scampia alle riprese per la serie tv di Sky. Roberto Saviano: “Polemica furba”

La Municipalità di Scampia nega le riprese di Gomorra, la serie tv di Sky. Roberto Saviano replica

6 Gennaio 2013 18:31

“Gomorra” è ancora nell’occhio del ciclone. Il libro di Roberto Saviano, poi diventato film di Matteo Garrone, continua a provocare discussioni e polemiche, questa volta però inerenti alla fiction che Sky vuole realizzare e tratta, appunto, dal libro best-seller e dal film.

Cattleya, produttrice delle dodici puntate, avrebbe dovuto iniziare le riprese a Scampia, teatro delle vicende raccontate sia nel libro che nel film, il 28 gennaio. Il condizionale, però, è d’obbligo, dal momento che la Municipalità di Scampia ha negato a Sky l’autorizzazione per le riprese, giustificando lo stop con una tutela del territorio da luoghi comuni che vedono Scampia come luogo di continue sparatorie e sede della criminalità organizzata.

La decisione è stata così spiegata al “Corriere del mezzogiorno” da Angelo Pisani, presidente della Municipalità:

“Ho negato qualsiasi autorizzazione allo sfruttamento di immagini e luoghi in danno del territorio. È ora di dire basta allo sfruttamento strumentale di Napoli e in particolare di questo quartiere. Enfatizzare sempre e soltanto le cose negative, che naturalmente ci sono, è innegabile, non risolve nulla anzi peggiora i problemi e conferma il marchio d’infamia che suo malgrado Scampia si tira addosso. E questo nonostante ci siano tante realtà positive di cui non si parla mai. Su 120mila abitanti almeno 199mila sono persone oneste e perbene”.


Lo sdegno di Pisani ha raggiunto il culmine quando il gestore di un bar della zona ha chiesto l’autorizzazione per ristrutturare i suoi locali. La produzione, infatti, aveva chiesto all’uomo la possibilità di usare il suo bar per una scena di un’esplosione, garantendogli poi i soldi per ristrutturare il negozio.

D’accordo, con il rifiuto, anche Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, che invece lancia una proposta a chi vuole usare Scampia come set di film e fiction:

“Perchè i diritti televisivi pagati lautamente non vengono riconosciuti, per esempio, al finanziamento dei progetti delle associazioni e delle scuole impegnate sul territorio? Sarebbe non solo un segnale d’amore verso questo quartiere e questa città, ma anche un aiuto concreto per sostenere il cammino di emancipazione e riscatto che Scampia e Napoli stanno compiendo e vogliono continuare a compiere”.

La richiesta, che non suona poi così strana, per ora non ha trovato risposta da nessuna parte. Arriva, invece, la replica di Riccardo Tozzi di Cattleya all’Ansa:

“Ci sorprende molto il no del presidente della Municipalità. Non c’è una identificazione così precisa di Scampia, che nell’ambito della serie rappresenterà al massimo un 5%. C’è una grande varietà di ambienti e situazioni ma la cosa più importante è che la serie è quanto di più lontano dalla rappresentazione positiva della camorra, anzi da nel racconto grandissimo spazio a quei personaggi positivi del territorio che sono le altre figure del mondo di Saviano, quelli che lottano per cambiare le cose. Per questo la presa di posizione di oggi ci giunge così di sorpresa, aspettiamo un incontro con il sindaco, sperando non sia troppo impegnato con la campagna elettorale e siamo fiduciosi che si possano recuperare le riprese a Scampia dopo ulteriori chiarimenti”.

Anche Roberto Saviano si è sentito chiamato in causa. Così, su “La Repubblica”, ha voluto dire la sua, respingendo ogni accusa di sfruttamento del luogo:

“L’ho trovata una polemica un po’ furba. Mi spiego: Scampia è terra di persone per bene, che vive una situazione di grande difficoltà, che spesso ha bisogno di uno sguardo verso la parte sana che combatte. Detto questo, non è censurando una fiction che si dà più luce alla parte sana di Scampia, anzi, è raccontando le contraddizioni di Scampia che le cose possono trasformarsi, si può dare nuova energia per trasformare il territorio. Non certo la luce cupa di Scampia viene data da Gomorra: un omicidio fuori da una scuola materna, il massacro di un ragazzo innocente, una faida che non si ferma. Questi sono gli argomenti, i temi che accendono luce su Scampia.

Raccontarli, con lo strumento del documentario, della fiction, della denuncia, non può far altro che dare nuove forze, cioè permettere che il territorio sia nazionale, non considerato un ghetto. E’ una polemica furba, si vuol far credere, fermando le telecamere, che si vuole difendere la vita privata delle persone. E’ il solito vecchio gioco del potere, cioè di associare il racconto della verità e di quello che accade al ‘ci sta diffamando, come si permette di mettere le sue zampe nelle nostre vite senza sapere nulla?’ Accuse che rispedisco al mittente, il mio impegno è di continuare a raccontare.”

Certamente, Scampia è diventata famosa per i fatti raccontati dal suo libro, e spesso viene associato a fatti di cronaca non proprio positivi. Ma è altrettanto vero che non si può fare di tutta l’erba un fascio: ecco perchè, secondo noi, la richiesta di De Magistris di usare i fondi ricavati dall’apertura dei set per migliorare la zona sembra essere quella più sensata in tutta questa vicenda. Solo migliorando le cose, in futuro, potranno davvero non esserci scuse per mostrare una Scampa sede di misfatti.

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