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Studio Battaglia potrebbe diventare un guilty pleasure per molti telespettatori: la recensione

Il legal drama torna su Raiuno, e lo fa strizzando l’occhio alle emozioni a carattere familiare. Il risultato funziona

pubblicato 15 Marzo 2022 aggiornato 18 Marzo 2024 10:54

In inglese si chiamano “guilty pleasure”, in italiano potremmo definirli “peccati di gola”, e da tempo è un’espressione che si usa anche per le serie tv. In particolare, si usa per quei titoli che mai avremmo pensato di seguire perché lontani da ciò che ci ha sempre appassionato, e che invece ci ritroviamo a seguire con curiosità, stupendo prima di tutto noi stessi. Ecco, Studio Battaglia, a nostro parere, potrebbe benissimo rientrare tra i guilty pleasure di numerosi telespettatori.

Studio Battaglia, la recensione

Inserendo la nuova serie tv di Raiuno (recuperabile su RaiPlay) tra i guilty pleasure, sia chiaro, non la si vuole sminuire affatto. A Studio Battaglia è stata riservata l’attenzione che Palomar riserva sempre alle proprie produzioni tv, regalando alla prima rete Rai una storia che sa acchiappare un target preciso (principalmente quello femminile) ma in un contesto finalmente differente.

L’azzardo del legal dramedy è quindi riuscito: certo, avendo dalla propria parte un tracciato già ben definito da The Split, la produzione britannica di cui Studio Battaglia è il remake, il lavoro è stato più semplice, ma il buon risultato non era scontato.

Studio Battaglia Raiuno
© Matteo Graia

L’idea, invece, funziona anche nella sua versione italiana: tre donne in carriera, ognuna con una propria visione del lavoro e della vita privata, più una giovane in cerca della propria strada, tutte appartenenti alla stessa famiglia. In mezzo, i sentimenti provenienti sia dal proprio nucleo familiare ma anche dai clienti che devono essere rappresentati.

Ed un legal drama, quando funziona, ci riesce anche nei casi di puntata, cosa che accade in Studio Battaglia, dove la scelta fatta è stata quella di rendere il tema della famiglia protagonista assoluto, ma con declinazioni varie nel corso degli episodi: c’è poco “legalese” nella serie, il che rende il tutto più scorrevole ed immediato, ma c’è molta empatia. Un po’ come nei medical drama, in cui più che la malattia da curare al pubblico interessa la storia del malato.

© Matteo Graia

Al pubblico non resta che farsi trasportare dalle vicende, senza alcun impegno o sforzo: Studio Battaglia potrebbe diventare così un appuntamento durante cui trovare un po’ di comodità davanti alla tv, ma anche mentre si è impegnati in altro, tenendo la avventure delle avvocatesse protagoniste come piacevole compagnia, sempre attenti alle svolte della trama. Un guilty pleasure, appunto.

Ma a prescindere da come si possa definire Studio Battaglia, una cosa è certa: finalmente Raiuno propone un genere che negli ultimi anni era stato decisamente messo da parte. Vedere un legal drama sulla prima rete italiana è sicuramente una boccata d’aria fresca, che ascolti a parte ci ricorda che è bello, ogni tanto, uscire dal solito recinto ed esplorare nuovi territori.

Rai 1Studio Battaglia