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Storie Maledette, Franca Leosini a Blogo: “Non lavoro pensando allo share”

“Resto al giovedì contro Don Matteo, anche se il direttore di rete mi ha proposto di cambiare giorno dopo la prima puntata della fiction e gli ascolti altissimi. È questione di rispetto per i telespettatori”, ci dice la Leosini.

pubblicato 16 Gennaio 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 06:01

Giovedì 21 gennaio torna su Raitre Storie Maledette, con la rilevante novità della messa in onda in prima serata. Saranno tre puntate di circa due ore che affronteranno altrettanti casi di cronaca giudiziaria molto noti, almeno per quanto riguarda due di essi: il caso di Rudy Guede, unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher, e quello di Luca Varani, ex avvocato condannato per essere il mandante della ‘spedizione punitiva’ con l’acido ai danni dell’avvocatessa Lucia Annibali. In origine le storie e le puntate sarebbero dovute essere quattro, ma Franca Leosini, da noi intervistata, ci spiega che ha deciso di non mandare in onda l’ultima quando ha capito che l’intervistato voleva solo usarla. “E io non mi faccio usare da nessuno”, glissa la Leosini. Dalla novità della prima serata allo scontro frontale con una corazzata come Don Matteo, sono tante le cose di cui abbiamo conversato con l’autrice unica e conduttrice di Storie Maledette che, con molta eleganza, evita di rispondere a una sola delle mie domande, quella sui ‘processi mediatici’, che ormai si svolgono in tutte le trasmissioni televisive: “Se me lo consenti preferirei non rispondere. Non me la sento di dare giudizi sul lavoro di altri colleghi, certo è che io mi occupo solo di vicende processuali chiuse, o almeno con il secondo grado di giudizio già svolto”.

La trasmissione, dopo 20 anni e 15 stagioni, si è guadagnata la prima serata. È stata una sua richiesta o una decisione della rete?

È stata una scelta del direttore di rete. I casi di questa stagione indubbiamente meritano la prima serata. Io, a dire il vero, amo molto la seconda serata, l’unico problema è che ormai non è più una seconda serata. Quando ho cominciato Storie Maledette, 20 anni fa, la seconda serata iniziava alle 22.30. Con Striscia la Notizia è cambiato tutto, si sono dovuti spostare i programmi in prima serata di tutte le reti, compresa la nostra che ha deciso di piazzare nel preserale Un posto al sole. La conseguenza è stata appunto che la seconda serata inizia ormai sempre più tardi.

La preoccupa questo spostamento di giorno di messa in onda dal sabato al giovedì, e soprattutto la preoccupa avere contro Don Matteo?

Certo, avrei preferito non avere Don Matteo dall’altra parte. Ma a un certo punto, chi fa il mio mestiere deve affrontare questo impegno non tenendo conto dello share. È chiaro che avrò delle difficoltà, ma spero che chi mi stima e apprezza il prodotto continuerà a seguirmi. Anche perché Don Matteo lo possono vedere in replica, Storie Maledette no, perché è una scelta che ho fatto, e che la rete condivide, quella di non mandare mai le repliche delle mie puntate. E questa è una cosa che mi scalda il cuore ed è uno dei motivi per cui sono affezionata a Raitre. C’è sempre stato grandissimo rispetto nei miei confronti da parte della rete. Tornando però alla domanda, va tenuto conto che lo share oggi è molto diverso da ieri: c’è un frazionamento talmente ampio, talmente tante emittenti, che ovviamente molte cose sono cambiate rispetto al passato, quando anche io facevo il 20% di share. Innanzitutto oggi non dobbiamo lavorare con l’idea dello share e poi restare ancorati a una linea di rigore del lavoro, tenendo sempre presente che oggi la fruizione della tv è molto diversa rispetto al passato: non esiste solo il televisore, oggi ci sono altri modi per seguire la tv.

A questo proposito, su Twitter ha scritto “Raitre non è una rete, è uno stato d’animo”.

È proprio così. Appartenere a questa rete è avere una visione della realtà e della materia che andiamo a trattare diversa rispetto ad altre reti. Raitre non ama ‘le bollicine’, guarda la realtà con un atteggiamento molto serio, rispettoso. E poi è proprio l’atmosfera che si respira, Raitre è davvero una grande famiglia, guardiamo sempre con attenzione anche alle trasmissioni degli altri, un po’ come se fossero le nostre. Questo, ovviamente, senza nulla togliere alle altre reti.

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La sua trasmissione negli ultimi anni è diventata anche molto social: prima era solo su Twitter, ora anche su Facebook. Crede che i social network abbiamo cambiato il modo di fare televisione e di farla seguire?

Di farla seguire certamente sì, di farla non credo. Per come la vedo io, chi ha una sua impostazione professionale non è che cambia il proprio modo di lavorare in base a ciò che dicono gli altri. Non avrebbe altrimenti una struttura personale e professionale solida. Però indubbiamente sta cambiando molto il modo in cui la tv viene diffusa e seguita. Io presto particolare attenzione ai social, anche con grande soddisfazione, per l’entusiasmo che mi arriva dai telespettatori. Davvero vorrei poterli abbracciare tutti, quelli che mi seguono con affetto in tv e sui social, vorrei poterli incontrare, guardarli in faccia, uno per uno.

Prima di passare a parlare della nuova stagione di Storie Maledette ho una domanda su una delle puntate dell’edizione precedente, “Sono la moglie di mia moglie”. Un caso giudiziario senza precedenti in Italia, ma anche per la tv italiana, compresa la sua trasmissione, visto che non si parlava di alcun delitto, ma del problema del riconoscimento delle unioni civili e del transessualismo. Per quella puntata ha ricevuto anche critiche feroci, da Mario Adinolfi ad esempio…

È vero, posso pensare di aver anticipato i tempi e soprattutto credo che una parte dell’Italia non sia ancora pronta sul tema. È chiaro come la penso io sull’argomento, al di là di essere considerata un’icona gay che è una gratificazione enorme. L’Italia è molto indietro rispetto agli altri Paesi del Mondo, e le critiche alla mia puntata la dicono lunga su come il tema viene ancora visto e affrontato. Io spero che le cose possano cambiare presto e che si arrivi a una legge che renda possibile le unioni civile e le adozioni omosessuali. Persino Papa Francesco, benché non si possa esporre apertamente, ha avuto delle aperture sul tema, che non possono essere ignorate.

Comunque il fatto che lei abbia potuto portare questa puntata su Raitre la dice lunga sull’apertura della rete e sulla considerazione che di lei ha la rete…

Questo è uno dei motivi per cui mi sento legatissima a Raitre. Nonostante abbia ricevuto tante proposte da altre reti, e nonostante siano passati tantissimi direttore dalla rete di cui faccio parte, non lascerei mai Raitre per la considerazione che c’è per me e per il mio lavoro. Tornando al fatto del non voler mandare in onda repliche della mia trasmissione, di cui ti parlavo prima, i direttori di rete hanno sempre rispettato la mia decisione. Che, bada bene, non è un capriccio: non voglio che vadano le repliche perché trovo che quella storia, il rapporto con quella storia mio ma anche dell’interlocutore, è valido sul piano umano in quel preciso momento storico. Questo perché anche per chi è in carcere, anche per chi ha l’ergastolo, la vita cambia, cambiano i rapporti con i parenti. Se io rimandassi in onda la puntata in un altro momento rischierei di rovinare quei rapporti e il percorso che i detenuti fanno in carcere. Per me è una questione etica, perché io rispetto tantissimo le persone.

Quante sono le puntate di questa nuova stagione e cosa dobbiamo aspettarci?

Le puntate sarebbero dovute essere quattro, ma saranno tre, sempre per una questione di etica. L’etica è sempre al centro delle mie scelte. La quarta puntata, per cui avevo studiato e lavorato tantissimo, non verrà mandata in onda perché mi sono accorta che questa persona mi voleva usare. E io non mi faccio usare da nessuno. Comunque, le altre tre puntate sono una dedicata al caso di Rudy Guede, la seconda – dal titolo “Celeste, come un sogno sbagliato”, a Celeste, una ragazza di Sciacca di 29 anni e di rara bellezza condannata per l’omicidio del marito che ovviamente dice di non aver commesso. Una storia di raro ‘fascino’, se mi passi il termine, che sembra quasi scritta da Camilleri, meno conosciuta delle altre due, ma non per questo meno interessante. Mentre la terza storia è quella di Luca Varani, l’ex avvocato che ha fatto sfregiare con l’acido l’avvocatessa Lucia Annibali. Un caso conosciuto e una storia molto forte, con un reato per cui non c’erano precedenti in Italia. È una delle storie più tragiche che abbia mai affrontato, molto ricca di pathos.

Il primo caso trattato è quello di Rudy Guede, unico condannato per il delitto di Perugia. Un caso internazionale controverso, dove da una parte c’è stato l’immenso potere dei media e dall’altro quello degli Stati Uniti…

Brava. Hai detto tu quello che non posso dire io (ride, ndr). Io ho una posizione filo-americana e quindi non ho niente contro l’America, ma è un dato di fatto che noi i loro cittadini non li possiamo processare. Per farti un esempio, ed è una cosa successa ieri, per questa puntata abbiamo chiesto alla CNN di comprare 40 secondi di un filmato di Amanda Knox, in difesa della quale all’epoca del processo si formarono comitati su comitati, e la risposta è stata no. Una cosa incredibile, di una gravità estrema, una vera censura.

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Posted by Storie maledette on Giovedì 14 gennaio 2016

La puntata su Guede ha il titolo “Nero trovato, colpevole trovato”…

Sì, è una frase che mi ha detto lui, anzi a dire il vero lui ha detto letteralmente “Negro trovato, colpevole trovato”, ma io ho scelto di eliminare una parola che poteva essere sprezzante. Sarà una puntata rivoluzionaria, perché Rudy parla per la prima volta. Non ha parlato nemmeno al processo, dove, sbagliando, ha scelto il rito abbreviato. Il suo processo è stato quindi a stralcio per scelta dei suoi avvocati, visto che lui non è che avesse molta capacità di scelta a 22 anni.

Infine, Franca chiude con un pensiero per i suoi fan:

Io li vorrei conoscere, vedere, abbracciare. È per loro che ho questo impegno così profondo, così intenso, è per loro che lavoro. Spero che continueranno a sostenermi, anche il giovedì sera, anche contro Don Matteo (ride, ndr). Il direttore di rete mi ha proposto di cambiare giorno dopo la prima puntata della fiction e gli ascolti altissimi. Ma io ho rifiutato: è una questione di rispetto per i miei telespettatori.