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SERGIO LEONE, LA TV GLI DEVE MOLTO MA NON SE NE ACCORGE

Fantastico pomeriggio alla Casa del Cinema di Roma dedicato a Sergio Leone, a vent’anni dalla morte ( e a ottanta dalla nascita: 1929-1989). Sono stati proiettati documentari di RaiTeche in cui il grande regista si racconta, insieme ad alcuni dei suoi attori preferiti, da Clint Eastwood a Bob De[…]

pubblicato 30 Aprile 2009 aggiornato 11 Febbraio 2021 07:24

Fantastico pomeriggio alla Casa del Cinema di Roma dedicato a Sergio Leone, a vent’anni dalla morte ( e a ottanta dalla nascita: 1929-1989). Sono stati proiettati documentari di RaiTeche in cui il grande regista si racconta, insieme ad alcuni dei suoi attori preferiti, da Clint Eastwood a Bob De Niro, amici registi come Bernardo Bertolucci (che ha collaborato con lui in quanto sceneggiatore), collaboratori fondamentali come Ennio Morricone, autore di clamorose e indimenticabili colonne sonore.

A me toccava il ruolo di conduttore, sia perchè ho scritto un libro sul regista (lo ricordo volentieri: “Sergio Leone- Quando il cinema era grande”), sia perchè ho conosciuto lui, i suoi familiari, e tante persone che hanno lavorato con lui e che continuano a fare testimoni preziosi, quali Gianni Minà, Sandro Lai, Daniela Piccioni, Francesco Coversano; quest’ultimo ha realizzato un doc per SkyCinema che andrà in onda domenica 3 maggio in cui Carlo Verdone racconta di Leone che fu il suo primo ed esigente produttore.

Sono intervenuti Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti, Giuliano Gemma e hanno detto cose interessanti. Ad esempio Lizzani ha spiegato la ragione per cui Leone è stato ed è importante come autore “rinascimentale” capace di guardare oltre ogni confine, e inoltre i motivi per cui aveva cambiato idea (perplessa se non negativa) sul maestro rispetto alla prima stesura della sua storia del cinema italiano. Gregoretti ha raccontato l’unico incontro con Leone in cui capì che raramente nel cinema italiano poteva ascoltarsi un autore di pari sensibilità e modestia.

E la tv che c’entra, a questo punto? C’entra, eccome. Le tv di tutto il mondo (di recente in America e in Francia me ne sono reso conto) non fanno altro che trasmettere senza sosta i suoi film, e ciò sta accadendo dalla Germania in Cina, dalla Australia al Giappone. Le tv stanno “lavorando” per sostenere una delle ultime esperienze estetiche e stilistiche nei media contemporanei. “Lavorano” passivamente, celebrando e contemplando. Ma è un tendenza di lavoro da cambiare.

Nessuno come Leone ha saputo cambiare il gusto e il ritmo delle immagini, l’uso dei primi primissimi piani, l’uso dei rumori e dei suoi, la creazione di atmosfere e di suggestioni violente e sentimentali, il piacere dello spettacolo che ti rimane dentro.

E’ una lezione che passa e scompare subito sui video; ma le fiction in circolazione sembrano indietro di secoli. Perchè? Perchè la creatività artistica sta viaggiando su binari troppo convenzionali e gioca le sue carte soprattutto sul tappeto dell’azzardo (?) rassicurante dei contenuti e delle proposte edificanti; oppure perchè risulta volgare e piatta nelle scene di criminalità o di repressione della stessa.

E’ una lezione che viene esaltata ma mai adoperata come materia di studio e di applicazione pratica. Infatti. Rispetto alla invenzione e alla originalità va forte l’uniformità generica delle immagini e la sciagurataggine nei dialoghi. E’ vero. Qualche eccezione che vale esiste nella fiction, ma è minoritaria e poco cercata. La fiction, non c’è dubbio, è o dovrebbe essere quello che era il grande cinema degli anni cinquanta e sessanta, però non ce la fa se non stentatamente.

La colpa? E’ di chi la pensa, progetta e realizza. Il grigiore si sovrappone alle offerte miglori. La situazione cambia ma troppo lentamente. Ci vorrebbe il ruggito, anzi ci vorrebbero i ruggiti di Leone e di molti leoncini allievi messi in grado di riprendere la ricerca nel linguaggio e nei contenuti.
Fiction del domani su la testa! Non ti fare umiliare per un pugno di share!
Italo Moscati