Inviata di Agorà e moviolista di Agorà Estate, Sara Mariani è da otto anni nella famiglia del morning show politico di Rai3, ma il suo debutto in tv non risale a questo programma, come scopriremo nel corso di questa intervista con la giornalista. Pronta a diventare insegnante, il giornalismo è la strada che ha deciso di intraprendere dopo la laurea magistrale e che non ha ancora abbandonatO, essendo anzi diventata nel 2020 giornalista interna Rai grazie alle assunzioni che vennero realizzate attraverso il riconoscimento del cosiddetto “giusto contratto”. Per ripercorre tutto questo, con uno sguardo allungato anche al futuro, TvBlog ha deciso di intervistare Sara Mariani
Stavi per intraprendere una carriera nel mondo dell’insegnamento, poi invece è arrivato inaspettatamente il giornalismo. Come ti sei avvicinata a questo mondo?
Nel mio caso tutto è nato un po’ per caso: ho sempre rivendicato di non avere un solo sogno nel cassetto, ma di avere diverse possibili direzioni da percorrere. L’insegnamento si presentava come una montagna invalicabile, anche perché era un momento particolarmente ostico per quella professione. Poi c’era il giornalismo e quello che rimane ancora il mio sogno più forte, ovvero la scrittura. Così ho deciso di investire sul giornalismo e di studiare alla IULM a Milano: è stata un’esperienza bella, ma anche faticosa perché ci ho messo un po’ il mio modo di concepire questa professione.
Alla tv non avevi però mai pensato. Come ci sei arrivata?
Dopo una prima bellissima esperienza di scrittura in cronaca a Repubblica a Milano, ho lavorato per Dissapore e Vanity Fair, occupandomi di cucina e costume. Avendo fatto la IULM, che era consorziata con Mediaset, avevo avuto l’opportunità di fare alcuni stage, dove non ero entrata da subito nelle grazie di alcuni direttori per la mia vis polemica, che però probabilmente con il tempo è stata apprezzata, dato che dopo un po’ di tempo sono stata contattata per la nascente Domenica Live con Alessio Vinci. Una volta entrata a Videonews, ho iniziato a collaborare con tutto l’arco delle loro trasmissioni, da Matrix con Luca Telese alla stessa Domenica Live passata alla d’Urso, con la quale ho lavorato anche a Pomeriggio 5. In quegli anni ho fatto cronaca e cronaca nera, scoprendo così cosa fosse più o meno nelle mie corde, e da lì è nato la scoperta per la passione per la politica.
Come arrivi ad Agorà?
D’estate le squadre di inviati si assottigliano: visto che lavoravo per Matrix ero entrata in contatto con una collega che lavorava già ad Agorà, Rosa Melucci, che oggi lavora con Serena Bortone come autrice di Oggi è un altro giorno, provai a mandare un email per fare una “sostituzione” e non ci riuscii subito quell’anno, ma quello successivo, nel 2014.
Ad Agorà alterni studio e strada. Dove ti trovi più a tuo agio?
Io non sono mai stata univoca nelle mie scelte, mi piace occuparmi di cose diverse. Per me è un privilegio riuscire a fare entrambe le cose e io sono grata ai vertici Rai che hanno sempre rivelato la stima nei miei confronti, su entrambi i fronti. Questa alternanza mi piace molto, anche se io quando penso al giornalismo penso al racconto del territorio. Lo studio in più ti dona la possibilità di capire come si fa quotidianamente a 360 gradi un programma, il che è un territorio di apprendimento fondamentale.
La vita da inviato cosa regala, nonostante le varie difficoltà a cui è sottoposta?
Regala una consapevolezza in più di quello che si è. Innanzitutto regala una conoscenza empirica del mondo – con questo intendo lo scendere dal treno e prenderne un altro, parlare con le persone nel bar, avere a che fare ogni giorno con operatori, fonici diversi – e ti aiuta a conoscere meglio i tuoi limiti e i tuoi confini e aiuta a prendere consapevolezza anche della propria dimensione privata, a cui io personalmente tengo molto. Amo la professione che faccio, ma voglio sempre ricordarmi che alla fine c’è una Sara Mariani che a casa ci torna.
Da otto anni sei nella famiglia di Agorà. Chi ha segnato di più la tua crescita e maturazione?
Dovendo semplificare, ti faccio quattro nomi: il primo è Gerardo Greco, che è il primo che ha creduto in me e che mi ha insegnato l’entusiasmo, non facendo il passo indietro che io per natura tenderei sempre a fare. Poi un altro grande maestro è stato Gianluca Santoro, coordinatore degli inviati nei miei primi anni, una figura estremamente presente per noi. A loro aggiungo Irene Benassi, che quando sono arrivata ad Agorà era già lì e adesso è una dei coordinatori degli inviati nella nuova gestione, e Serena Bortone, che con la sua cazzimma, la sua capa tosta e le sue critiche mi ha fatto crescere, perché si cresce anche con quelle.
Dal 2020 sei diventata dipendente Rai. Il futuro lavorativo lo immagini tutto in Rai?
Quando un giornalista arriva ad essere assunto dalla Rai, si sente realizzato e così mi sento io ora. Ovviamente credo di avere ancora altro da dare altro alla mia azienda e mi piacerebbe un giorno riuscire a coniugare la passione per la scrittura con quella per il racconto del territorio. Mi piacerebbe riuscire a percorrere queste due strade parallele che alla fine si toccano con me sul treno, magari anche su altri mezzi che non siano la televisione