Home Notizie Sanremo, Vecchioni e Goggi: “Non esiste cantare senza pubblico. Il Festival è un rito”

Sanremo, Vecchioni e Goggi: “Non esiste cantare senza pubblico. Il Festival è un rito”

A Le parole della settimana Roberto Vecchioni e Loretta Goggi intervengono sul caso Sanremo: “Non esiste cantare ad una platea vuota. Il pubblico è vitale”

31 Gennaio 2021 02:41

Non si può mai cantare senza pubblico, il pubblico è tutto”. Parola di Roberto Vecchioni, che a Le parole della settimana interviene a proposito della querelle sulla presenza del pubblico all’Ariston durante il prossimo Festival di Sanremo. Un apporto messo a rischio dall’emergenza covid, nonostante molti programmi televisivi da diversi mesi abbiano revocato le cosiddette porte chiuse.

Il pubblico è il 99 per cento, è l’emozione che va e viene, non esiste cantare ad una platea vuota”, ribadisce il cantautore, che il Festival lo vinse nel 2011. “Allora canta da solo nella tua stanza, è la stessa cosa. Cantare è un rito, un rito a cui partecipano tutti. Sanremo stesso è un rito che deve essere riprodotto nella stessa maniera, con le stesse cose, con le stesse persone. Piuttosto che non aver la gente, meglio non farlo, spostarlo a luglio o ad agosto, secondo me, perché va fatto con la gente”. Questione di concentrazione, ma anche e soprattutto di emozioni generate e provate: “L’unica volta che ho avuto strizza è stato quando sono uscito sul palco di Sanremo. E’ una cosa inimmaginabile. Una paura maledetta, mi tremavano le gambe. Eppure avevo quarant’anni di carriera sulle spalle”.

A supportare le tesi di Vecchioni è anche Loretta Goggi. “Se sono qui dopo qui dopo sessant’anni di carriera lo devo al pubblico. Se un artista non riesce a dare quello che ha dentro a qualcuno e a ricevere in cambio una risposta a quello che offre, alle emozioni che dà, che lo fa a fare l’artista? Allora meglio cantare in bagno dove c’è un bel riverbero. L’artista è fatto per stare sul palcoscenico e per avere il ritorno del suo lavoro da parte del pubblico”. Insomma, l’idea di esibirsi in un Ariston aperto ai soli cameraman e assistenti di studio non è lontanamente immaginabile per un cantante. “Quando feci Sanremo, la più grande gioia fu vedere la galleria applaudire appena iniziai a fare il ritornello di Maledetta Primavera. Mi stavano dicendo che quello che volevo trasmettere era servito ad emozionare. Il pubblico è vitale per un artista”.