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Sanremo 2021, da Festival della Rinascita a Festival della Consapevolezza…

La prima conferenza di Sanremo 2021 sposta l’asse della narrazione da Festival della Rinascita di Amadeus alla Consapevolezza di Coletta.

9 Febbraio 2021 12:53

Dopo mesi di ostinato racconto di un Sanremo 2021 di Rinascita e di Ripartenza, si inizia a parlare di un Festival della Consapevolezza viste le circostanze eccezionali in cui si terrà questa 71esima edizione. “Consapevolezza” è la parola chiave insisista, ripetuta, evidenziata dal Direttore di Rai 1 Stefano Coletta nei suoi 10 minuti di intervento nella prima conferenza stampa ufficiale di Sanremo 2021: del resto l’immagine restituita dallo streaming è ben lontana da qualsiasi suggestione di ripartenza. I velluti caldi, l’adrenalina del debutto, i fiori, i loghi che campeggiano di solito al Casino di Sanremo lasciano il posto alla freddezza quasi sovietica del Salone degli Arazzi della sede Rai di Viale Mazzini e a un parterre distanziato di figure rigorosamente mascherinate da FFp2: quanto di più lontano ci possa essere dall’idea di una rinascita.

“Non sarà il Festival della Rinascita, ma della Consapevolezza, perché arriviamo a questo Festival consapevoli che tutto il sovvertimento di vita che stiamo vivendo hanno però fame di essere nutrito da spazi da afflato comune. Il servizio pubblico deve anche intrattenere. Non abbiamo rinunciato a dare espressione al genere dell’intrattenimento, la gente ce lo chiede .L a ragione del servizio pubblico nel voler accompagnare, nella consapevolezza, anche con quote di evasione, con anche il desiderio di fare entrare nelle proprie vite le canzoni di ogni Festival”

dice il direttore Coletta, che così finalmente smonta uno degli equivoci che forse più di altri ha trascinato questa già difficile edizione in un turbine di polemiche in molti casi davvero pretestuosi. Certo, presentare questo Sanremo 2021 come qualcosa che non poteva essere in piena pandemia non ha aiutato. Stefano Coletta ha quindi rimesso il Festival in asse con il contesto, anche se magari la ‘retorica’ della distrazione dalla pandemia è un ‘pizzico’ fuori tempo massimo: andava bene per il marzo 2020. Di certo Coletta va dritto verso quanti hanno pensato fosse una buona idea cancellare l’edizione 2021 (che evidentemente non sa cosa è Sanremo, ma questa è un’altra storia).

“Sanremo è un rituale collettivo, che si aspetta anche per essere meno soli. Questo sarà un nuovo Festival di Sanremo nella consapevolezza che sarà un Festival particolare perché piomba in una pagina davvero difficile della nostra storia, ma che vuole arrivare nelle case negli italiani in questo momento di disorientamento per unire. Saltare un’edizione di quello che alcuni hanno definito un evento di canzonette avrebbe significato aumentare il disorientamento. Lo show deve tenere conto di quello che stiamo vivendo: sono certo che Amadeus costruirà un sottotesto di contrappunto per raccontare quello che sta succedendo”

chiosa il direttore di rete.

Il direttore artistico però non rinuncia alla sua narrazione. Ha scelto di numerare questa come l’edizione 70+1, quasi a volerla inserire in un limbo (almeno questa è la lettura data da Coletta, a dire il vero), ma non arretra sull’idea di un Festival della Ripartenza. Diciamo che arrivati al 9 febbraio i toni si fanno meno ‘netti’ e più volti alla speranza che sia, più che la certezza che sarà davvero così.

“Questo Festival sarà unico nel suo genere e speriamo davvero che sia unico, perché speriamo che l’anno prossimo tutto torni alla sua piena normalità. E vogliamo sia unico nella capacità di portare gioia ai telespettatori, che per cinque serate potranno distrarsi e pensare ad altro. Io credo comunque che possa essere il Festival di una piccola rinascita: da qui dobbiamo ripartire e sono convinto che da marzo in poi, anche con i vaccini, ci possano essere degli spiragli importanti. Mi piace pensare a questo”

commenta Amadeus. La ripartenza e la rinascita, ahinoi, sono ancora lontane, mentre la zona rossa in Liguria si avvicina…