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Romanzo Criminale – Intervista a Barbara Petronio e Leonardo Valenti, sceneggiatori

Per celebrare degnamente la prima puntata di Romanzo Criminale, ecco a voi una chiacchierata telematica avvenuta con Barbara Petronio e Leonardo Valenti, sceneggiatori della serie. Si tratta di un’ideale prosecuzione del dibattito sulla fiction italiana aperto da queste parti quest’estate, che è proseguito con l’intervista a Cristiana Farina (la cui seconda parte verrà pubblicata mercoledì).Tanto

10 Novembre 2008 19:34

Romanzo Criminale

Per celebrare degnamente la prima puntata di Romanzo Criminale, ecco a voi una chiacchierata telematica avvenuta con Barbara Petronio e Leonardo Valenti, sceneggiatori della serie. Si tratta di un’ideale prosecuzione del dibattito sulla fiction italiana aperto da queste parti quest’estate, che è proseguito con l’intervista a Cristiana Farina (la cui seconda parte verrà pubblicata mercoledì).

Tanto per cominciare, ci interessa capire quale sia stato il processo di scrittura e quale modello sia stato utilizzato produttivamente.

Premettiamo che la serie l’abbiamo scritta con Daniele Cesarano (per il soggetto di serie, soggetti e sceneggiature) e Paolo Marchesini (per le sole sceneggiature)
Il modello usato non è stato quello americano, ma abbiamo lavorato con persone decisamente più ragionevoli e assennate dei soliti committenti.

Non ci sono state interferenze nella scrittura, anche se questo non vuol dire che non c’era gente che leggesse. Anzi, leggevano in molti, dalla produzione Cattleya a Sky.

Ma la differenza è che in questo progetto c’è stata chiarezza negli intenti e sul prodotto finale che si cercava di tirare fuori, laddove spesso in altre sedi questa chiarezza non esiste.

Parlando della scrittura nello specifico, abbiamo elaborato un soggetto di serie partendo dal libro di De Cataldo, dando al romanzo una scansione in episodi e inserendo anche elementi narrativi nuovi. Quindi siamo passati attraverso le scalette e infine le sceneggiature vere e proprie.

E qui si inserisce perfettamente il discorso sul rapporto tra serie, libro e film. Diciamo che siamo stati più aderenti al romanzo che al film, anche se quest’ultimo è stato per tutti un importante punto di riferimento. Questo vuol dire che lo abbiamo tenuto ben presente per evitare che la serie sembrasse una versione allungata del film di Placido. La serie è piena di strizzate d’occhio sia ai lettori del libro sia ai cultori del film ma anche di sorprese e novità per entrambi.

Ai lettori potrà interessare anche quale sia stato il rapporto degli sceneggiatori con lo scrittore del libro, De Cataldo, e con il regista del film, Placido.

De Cataldo ha fornito una supervisione al progetto, se avessimo sviluppato storie che non erano in linea con lo spirito del libro a lui era demandato il compito di “ammonirci” e riportarci sulla retta via. Per fortuna questo non è mai avvenuto e lo stesso Giancarlo si è detto più volte soddisfatto della scrittura. Con Placido, invece, non ci siamo interfacciati mai.

Ma come funziona, oggi, in Italia, la fase produttiva? Gli sceneggiatori sono previsti, sul set?

Sul set non siamo andati, non era previsto. Siamo passati a salutare e vedere un po’ di work in progress, ma senza un ruolo specifico. Ma c’è stata una persona incaricata dalla produzione di controllare l’aderenza agli script. Anche se dobbiamo dire che, visto che sia Sollima che il cast erano entusiasti delle sceneggiature, non c’era rischio che cambiassero scene o battue in corso d’opera. E questo è un elemento che differenzia molto dal tipico atteggiamento che produzione, regia e cast hanno nei confronti delle sceneggiature delle serie italiane.

Non avete l’ansia degli ascolti, o almeno, non quanta ne avreste sulla tv generalista. Ma quali sono le vostre aspettative?

Le nostre aspettative? Diciamo che molte sono state già raggiunte. Volevamo andare avanti professionalmente e dar vita ad un prodotto diverso dal solito. Romanzo Criminale è stata un’avventura importantissima e molto divertente. Non capita spesso di divertirsi a fare gli sceneggiatori qui in Italia e questo si riflette anche sui prodotti. C’era qualcuno che diceva che il primo che deve divertirsi è lo sceneggiatore, perché se non si diverte lui come può farlo il pubblico?

Poi è chiaro che ci sono aspettative sugli ascolti, da parte di tutti. Dal canto nostro siamo consci di una cosa, che questa è una serie e che come tutte le serie, se incontrerà il gusto del pubblico non potrà che crescere negli ascolti di episodio in episodio. E’ questo il bello della serialità: essere lì, ogni settimana, pronti ad accogliere qualche nuovo amico che vuole entrare a far parte della famiglia.

Avremo il piacere di vederala anche sulla tv generalista, Romanzo Criminale?

La serie è stata preacquistata da Mediaset. Dovrebbe significare che andrà sulla generalista, probabilmente Italia 1, ma in che orario e in che periodo dell’anno questo non lo sappiamo. Siamo sicuri di una cosa, però, se questa serie sarà un successo è più probabile che non dovrete fare le ore piccole per vederla in chiaro.

E ora, quello che più ci interessa per una panoramica generale a proposito della fiction italiana. Si può risollevare? E come?

Certo che si può fare. Ma ci vogliono chiarezza e fiducia. Chiarezza perchè senza una nettezza dei ruoli si rischiano gli ibridi. Fiducia perchè in Italia non c’è fiducia negli scrittori. E invece va data questa fiducia. E vanno anche responsabilizzati gli scrittori. La tv seriale non è il cinema. La tv seriale più di ogni altra cosa è scrittura. Per questo ci fanno sorridere gli interventi di chi si rivolge ai registi per migliorare la serialità italiana. Niente di più sbagliato. L’appello va fatto ai network e alle produzioni che dovrebbero puntare di più sulle idee che sulle formulette insegnate ai propri story editor.

Già, i network hanno allevato una generazione di story editor facendogli credere di essere loro il viatico per migliorare la scrittura italiana. Non è così. Così si imbastardiscono i prodotti fin dalla loro nascita.
E se non si capisce questo, se non si torna a rispettare la scrittura, tanto vale staccare la spina a quella moribonda che è la serialità generalista…