Sembra ieri
Home Rubriche Rete 4 e Italia 1 compiono 40 anni, ma la celebrazione la facciamo noi

Rete 4 e Italia 1 compiono 40 anni, ma la celebrazione la facciamo noi

Una storia lunga 40 anni (senza celebrazioni). Ricordiamo le tappe fondamentali di Rete 4 e Italia 1 dalla nascita ai giorni nostri.

pubblicato 4 Gennaio 2022 aggiornato 5 Gennaio 2022 14:49

Probabilmente non ve ne sarete accorti, ma ve lo diciamo noi: Rete 4 e Italia 1 hanno compiuto 40 anni. Ora rileggete questa introduzione, ma a bassa voce, come se evitaste di svegliare qualcuno. E’ un po’ questo l’effetto che ne viene fuori da un compleanno bypassato. Proprio così: per essere precisi, in ordine cronologico ieri 3 gennaio 2022, Italia 1 ha spento 40 candeline, lo stesso fa oggi Rete 4. E se Mediaset non ha pensato ad una celebrazione degna di questo traguardo (magari se ne riparlerà per i 50?) ci pensiamo noi a rivolgere gli auguri a due pilastri della tv di Cologno Monzese.

Italia 1 compie 40 anni: la sua storia

Facciamo gli onori di casa innanzitutto alla rete più ‘vecchia’ tra le due, ma considerata la più giovane proprio perché destinata al pubblico cosiddetto ‘young’. Italia 1 nasce il 3 gennaio 1982, una data quantomeno simbolica dato che proprio lo stesso giorno (ma 28 anni prima) la Rai ha iniziato il suo regolare svolgimento dei programmi.

Il suo arrivo viene supportato da un’iniziativa del suo primo editore, Edilio Rusconi. Unì quasi 20 emittenti regionali purché il segnale del canale venisse ritrasmesso su scala nazionale, un escamotage per far arrivare Italia 1 in buona parte delle case degli italiani. Nello stesso anno però non tutto fila liscio, il progetto rischia di non mangiare il panettone, così nell’arco dei mesi successivi Rusconi firmò un accordo con Silvio Berlusconi (già proprietario di Canale 5) che verteva sia sui tetti della raccolta pubblicitaria, sia sui contenuti in onda sul canale. L’accordo andò in porto, ma agli sgoccioli del 1982 Rusconi è costretto a cedere per quasi 30 miliardi di lire (quasi 19 milioni e 400mila euro) il canale alla nascente Fininvest, in pieno sviluppo.

La nuova gestione prende il via mantenendo quello che è stato l’obiettivo iniziale della rete, ovvero rivolgersi ai più giovani. Le produzioni assumevano un’identità più precisa: intrattenimento, telefilm, sport e spettacolo. Bim, bum, bam, la fascia dedicata ai bambini, Deejay Television, Drive In e l’esordio di Striscia la Notizia e Paperissima. Il successo di serie come MacGyver, Supercar, Happy Days e la saga di Licia. Titoli che negli anni ’80 regalano a Italia 1 il riconoscimento di una larga fetta di pubblico generalista, trasversale nel suo target.

Gli anni ’90 confermano il successo della rete, si rafforza il rapporto con il pubblico e Italia 1 entra nella storia soprattutto per un evento tuttora scolpito nella storia della televisione in Italia. Quando la legge Mammì per la disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato comprese la possibilità di trasmissione in diretta per tutte le reti, Italia 1 prese la palla al balzo aprendo una finestra informativa sull’evento di cronaca in tempo reale: Emilio Fede riuscì a dare tempestivamente la notizia dello scoppio della guerra del Golfo. Minuti di apprensione e agitazione che Blob riprese per più volte evidenziando la portata storica, quella notte prese vita il telegiornale del network: Studio Aperto.

In quegli stessi anni Italia 1 continua a registrare una serie di boom cult: Non è la Rai (cominciato da Canale 5 nel 1991 e proseguito su Italia 1 nel gennaio 1993 e fino al giugno 1995), Matricole, Meteore, Il brutto anatroccolo, il Festivalbar, le storie d’amore intrecciate nelle serie Beverly Hills 90210 e Melrose Place, i salvataggi in mare di Baywatch, i misteri di X-Files, Willy il principe di Bel Air e, fra le produzioni più originali di allora, il taglio ironico e graffiante de Le iene. Nell’arco dei 90’s di mezzo passano le direzioni di Giorgio Gori, Carlo Vetrugno, Roberto Giovalli, Carlo Freccero.

Altro decennio, altra immagine per il canale. Gli anni 2000 hanno per minimo comun denominatore il reality, il talent e gli anime giapponesi. Mentre Dragon Ball appassionava centinaia di migliaia di spettatori, nel 2001 si aprirono le porte della scuola di Saranno Famosi (poi diventato Amici). Più avanti è la volta di Campioni, il sogno, con Ilaria D’Amico in cui la squadra del Cervia (capitanata da Ciccio Graziani) portava sullo schermo le evoluzioni sul pallone di una squadra in cerca della sua gloria, arrivò La fattoria con Daria Bignardi dopo le sue fatiche nelle prime due edizioni del Grande Fratello. La seconda e terza edizione de La Talpa con Paola Perego (la prima venne trasmessa su Rai 2) e la Pupa e il Secchione con Enrico Papi e Federica Panicucci, altro cult dove il mondo del sapere e del non sapere si sono abbracciati come un incontro del terzo tipo.

Quest’ultimo format negli ultimi tre anni è tornato a gran voce nel palinsesto di Italia 1, ma dell’Italia 1 che vi abbiamo raccontato, cosa è rimasto? Ieri, quando i 40 anni di vita sono stati citati su twitter, parecchi si sono sorpresi nel constatare che Italia 1 e Mediaset hanno optato per il ‘niente da fare’ e alcuni si sono pure immolati nell’andarci giù duro come “Ormai Italia 1 non serve più a niente”. Noi volenterosi di guardare il bicchiere mezzo pieno, vorremmo essere ottimisti e pensare che, magari, tra 10 anni saremo ancora qui a raccontarvi i 50 anni di storia di questa rete con una grande festa in prime time insieme ai volti di punta della rete. Magari con dei successi in più da riportare e magari pure con un restyling totale perché va bene il contenuto, ma anche l’immagine non è da sottovalutare.

Rete 4 compie 40 anni: la sua storia

Il destino ha voluto che esattamente il giorno dopo la nascita di Italia 1, il 4 gennaio 1982 Rete 4 emettesse il suo primo vagito. Così com’è accaduto per la rete di cui vi abbiamo raccontato sino ad ora, anche il palinsesto di Rete 4 e dunque il suo segnale venne rilanciato tramite oltre 2o emittenti private che l’hanno ospitata.

Non tutti sanno che nei suoi primi passi, Rete 4 fu accompagnata dalla direzione artistica di Enzo Tortora. Il suo lavoro quasi ‘cesellare’ fu quello di trovare una posizione, un target preciso alla rete. Da dove cominciare? Mirando al pubblico femminile, a quella fascia rosa che fino ad ora nessuno aveva abbracciato in maniera importante. La soluzione venne trovata in breve tempo: telenovelas. Dynasty, Venti di guerra i primi titoli ‘in carica’.

Gli anni ’80 sono un banco di prova anche per l’intrattenimento di alto livello. Da Loretta Goggi a Pippo Baudo (di passaggio su Rete 4 proprio nel 1983/84 senza lasciare la Rai) e Paolo Panelli. Grazie al successo del varietà W le donne condotto da Amanda Lear e Andrea Giordana, Rete 4 ebbe un primo importante risultato, ma la rete deve fare parecchia strada per affermarsi a livello nazionale. Fininvest diede la svolta decisiva negli anni ’90, la virata totale verso il pubblico femminile è netta.

Le telenovelas e le soap opera piovvero, la scelta è vincente. Gli ascolti crescono, la rete acquista sempre più consensi e cattura il suo bacino di pubblico riuscendo persino a conquistare spesso e volentieri la fascia pomeridiana diventando rete leader fra le generaliste. Un contenitore fece da collante ai numerosi appuntamenti con le serie (tra queste, Sentieri): Buon pomeriggio, condotto da Patrizia Rossetti che diventò il volto di punta della rete.

Anche Rete 4 ha il suo telegiornale, il Tg4 nato alla fine di luglio 1991. Edvige Bernasconi fu la prima donna direttore di un tg nazionale, venne sostituita un anno dopo da Emilio Fede che rimase saldamente a quel posto per 20 anni.

Il periodo d’oro del network durò fino al 1996, anno di ridimensionamenti. Fininvest cedette le sue attività a Mediaset e i vertici dell’azienda pensarono ad una linea parzialmente rinnovata per Rete 4. Alcune telenovelas e soap vennero tagliate fuori, al contempo sbucò la carta della cultura e della divulgazione con La macchina del tempo. In più ospitò il tribunale di Forum e game show come Ok, il prezzo è giusto e La ruota della fortuna (per diversi anni in onda su Canale 5).

Dal 2001 in poi, Rete 4 ha basato larga parte dei suoi palinsesti su trasmissioni e show di target trasversale. Viene messo in evidenza un taglio più giornalistico, esattamente ciò che ritroviamo dal 2018, anno in cui Mediaset annuncia una nuova rivoluzione per il canale. Non solo per un fatto estetico (Rete 4 cambiò il suo logo storico nel settembre di 4 anni fa), ma anche contenutistico. Il 12 settembre 2018 hanno preso il via – gradualmente – una serie di nuove produzioni interne volte a coprire la maggior parte delle prime serate con pura informazione.

In questo modo il fil rouge di talk show e approfondimenti ha potuto tenere le telecamere accese sull’attualità e i fatti politici.

Alla luce dei primi 40 anni di storia di Italia 1 e di Rete 4, di strada percorsa ce n’è stata. A volte il viaggio è stato tortuoso, altre volte più piacevole. Una storia di cui Mediaset dovrebbe rendere merito (non solo con gli special storici ad improbabili orari notturni). Facciamo un sospiro di rassegnazione. Non sarà sicuramente per questo giro, aspetteremo il prossimo.