Home Amazon Prime Video Prime Video presenta Prisma, Ludovico Bessegato “abbiamo la nostra idea di società ma non è un manifesto politico”

Prime Video presenta Prisma, Ludovico Bessegato “abbiamo la nostra idea di società ma non è un manifesto politico”

Ludovico Bessegato e Alice Urciolo dopo SKAM Italia raccontano gli adolescenti di Latina su Prime Video.

pubblicato 15 Settembre 2022 aggiornato 16 Settembre 2022 16:55

Giovedì 15 settembre 2022, a Roma è stata presentata Prisma, nuova serie tv originale italiana di Prime Video, creata da Ludovico Bessegato e Alice Urciuolo, reduci dal successo della quinta stagione di SKAM Italia. Entrambi gli autori erano presenti all’incontro con la stampa così come i protagonisti Mattia Carrano, Caterina Forza, Chiara Bordi e la produzione con Nicole Morganti (Head of Italian Originals, Amazon Studios) e Rosario Rinaldo (Presidente di Cross Production).

Al centro una storia di formazione e crescita raccontata in 8 episodi. Mattia Carrano interpreta i due gemelli protagonisti Marco e Andrea, identici ma profondamente diversi per le inquietudini interiori e il percorso di scoperta della propria identità che si ritrovano ad affrontare. E il loro percorso sarà affrontato insieme agli amici, tra social media e vita reale a Latina. I sogni, le scoperte dei ragazzi sono al centro della prima stagione di Prisma, che vede anche la partecipazione di Achille Lauro che fa un piccolo cameo nel corso degli episodi che saranno tutti caricati in streaming il prossimo 21 settembre.

Mattia Carrano è un giovane attore esordiente, trovato dopo una lunga selezione, come ha raccontato Ludovico Bessegato, grazie alle agenzie che si occupano degli attori, “abbiamo anche provinato dei veri gemelli ma già non è facile trovare un attore bravo, immaginate due“, anche se non è stato semplice realizzare due personaggi con uno stesso attore per di più esordiente. “All’estero si fa magari più frequentemente, per esempio Mark Ruffalo in I Know this much is true addirittura ha girato le due parti a distanza di mesi perchè doveva ingrassare.” Carrano ha raccontato come “giravo una scena poi dovevo correre in roulotte cambiare i capelli e i vestiti e diventare Marco“.

I due personaggi si toccano, interagiscono. Eravamo preoccupati perchè nei tradizionali giornalieri non si poteva cogliere tutto questo perchè vedevamo le scene fatte con la controfigura che non doveva recitare. Quindi non potevamo capire come sarebbe andata l’interazione tra i personaggi. Dopo mesi abbiamo visto il montaggio e che funzionava. Addirittura qualcuno mi ha chiesto dove avessimo trovato due gemelli così bravi, altri che uno era più bravo dell’altro.

Prisma tra fluidità e identità

Nel corso della conferenza stampa Ludovico Bessegato si è “infervorato” ma senza mai alzare i toni, rispondendo a una domanda in cui veniva fatto un paragone con gli Stati Uniti dove nella comunità LGBTQI+ avanza la richiesta di far interpretare certi ruoli a chi ha le stesse esperienze:

è illegale chiedere a un colloquio di lavoro come a un provino, orientamento e identità. Quando ci sono casi di persone che hanno fatto coming out pubblici magari se serve lo scegli, come è successo per esempio con Raffa nella serie. Ma soprattutto sarebbe stato contrario alla filosofia di Prisma. Perchè nella serie i personaggi non si definiscono, non rientrano in categorie. Volevamo parlare della fluidità della non identificazione e chiedere di identificarsi era l’esatto opposto. Poi il rischio è che ti rispondano in base a quello che pensano giusto. In più il per Andrea nessuna risposta è giusta perchè si evolve, nulla è statico anche l’identità.

La serie è nata da un’idea sviluppata da Alice Urciolo che all’università ha conosciuto Giovanna Cristina Vivinetto autrice transgender che “nel suo libro racconta il suo percorso di transizione in un modo anche diverso rispetto a come se ne parla”, la stessa Giovanna è presente nella serie. E Giovanna ha un fratello gemello.

Questo mi ha colpito perchè offre l’opportunità di esplorare il tema del doppio e cosa volesse dire per Andrea avere un se stesso sempre davanti e un’altra persona che è come la società vorrebbe che fosse. Noi vogliamo proprio indagare cosa è un uomo oggi, una donna, un giovane. L’ambientazione non è casuale perchè Latina, dove io ho vissuto, è una città fondata dal fascismo, da un sistema patriarcale.

Ludovico Bessegato parlando di Latina ha aggiunto come non conoscesse la città e per la prima volta ci è andato nel 2019 con Alice Urciolo

ho capito che è una città che non assomiglia ad altre, non è la classica città di provincia, ha tanti strati, non ha un hinterland, ha le serre dove lavora la più grande comunità sikh dopo Londra, ha il quarto grattacielo più alto d’Italia, ha la centrale nucleare. Potremmo dire che è una città fluida come i nostri personaggi, non ha un dialetto, ha cambiato nome tre volte.

Prisma non è una serie politica

Ludovico Bessegato ci tiene a sottolineare che non si tratta di una serie politica, “non la definirei nemmeno un teen drama, è una storia di formazione“:

Come vorremmo il mondo penso sia chiaro, la nostra idea di società va in una direzione precisa. Al tempo stesso non vorrei vedere strumentalizzata Prisma da un punto di vista politico. Perchè è una serie universale e che non dura solo questa stagione.

La produzione

Nicole Morganti di Amazon ha sottolineato la voglia della piattaforma di raccontare storie locali e originali, “in questa serie dimostriamo anche la voglia di innovare puntando su un tema caro agli streamer come quello dei giovani; c’è stato un grosso lavoro di ascolto della realtà“. Rosario Rinaldo di Crossprudction ha parlato della loro voglia di innovare iniziata con Rocco Schiavone “che ha quasi più difficoltà in Italia che all’estero, dove è molto amata, mentre da noi ogni volta sembra che debba passare su Rai 1 poi resta su Rai 2“.

Ludovico Bessegato ha voluto fortemente lavorare a una sua idea originale per capire se fosse in grado di sviluppare anche lui un universo narrativo, dei personaggi “perchè spesso vedo scene di SKAM originale e le ritrovo uguali a quelle che ho fatto io e penso non mi meriti i complimenti perchè non ho fatto nulla“. Ma non è stata solo un’esigenza personale ma soprattutto la voglia di raccontare una storia forte “cui abbiamo lavorato per tanto tempo, girando 15-16 settimane e avendo sempre il massimo della disponibilità da Amazon e Crossproduction“.

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