Home Notizie Olimpiadi di Londra 2012, Scherma: la coreana che piange. E la tv che racconta senza interruzioni

Olimpiadi di Londra 2012, Scherma: la coreana che piange. E la tv che racconta senza interruzioni

Una semifinale di spada si trasforma in una tragedia epica. Errore umano, errore tecnico, fatalità. Ora è tardi per rimediare. Ma l’alteta sta lì, sola.

pubblicato 30 Luglio 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 03:02

Il dramma di Shin A-Lam nelle splendide foto TM News

Britta Heidemann attende il verdetto
 Britta Heidemann esulta scomposta
Shin A-Lam sola in pedana

Olimpiadi di Londra 2012 – Cos’è successo nella scherma donne? Perché la spadaccina coreana Shin A-Lam piange, da sola sulla pedana in lacrime? E’ successo qualcosa che rende lo sport un evento da raccontare in tutta la sua dimensione epica, poetica e tragica.

E’ successo che un errore umano, probabilmente, mescolato a una tecnologia insufficiente, ha reso tragica una semifinale di scherma. Tragica e poetica, appunto.

Ma vediamo la ricostruzione dei fatti che ci offre il nostro speciale sulle Olimpiadi 2012, su Outdoorblog.

A un secondo dalla fine, un secondo eterno, la coreana avrebbe la vittoria (in caso di parità), ma forse un errore cronometrico consegna alla sua avversaria tedesca il tempo di una stoccata (la terza in un secondo, una cosa praticamente impossibile). Da questo punto in avanti, comincia davvero la tragedia, puntualmente raccontata per immagini dalla regia internazionale e dunque da SKY (da cui sono tratti alcuni screenshot, come evidente, per raccontare meglio l’accaduto).

L’allenatore della ragazza protesta e annuncia un ricorso: gli arbitri si riuniscono in conciliabolo per minuti e minuti interminabili. Le due atlete stanno ai due estremi della pedana, gli atteggiamenti diversi: la tedesca ostenta fiducia, aspetta solo che confermino tutti che l’assalto è finito. La coreana non lascia la spada, vuole tornare a combattere. Gli arbitri guardano e riguardano le immagini, tirano fuori un ipad, non sanno che fare. I due allenatori, prima entrambi senza pace, siedono l’uno accanto all’altro, in attesa. Sono una serie di immagini incredibili, che racchiudono tutta l’umanità della situazione: la regia indugia sugli arbitri, palesemente in imbarazzo, che non sanno che pesci pigliare. Sul primo piano della britta. Su quello della mora Shin, che si colpisce la testa più volte, come se non riuscisse a perdonarsi di essersi infilata in quella situazione.

I due allenatori attoniti

Ma la parte tragica, che ovviamente si può apprezzare solo quando la tv non si deve interrompere per la pubblicità, deve ancora arrivare.
Shin A-Lam non crede a quel che è successo
Scherma, il dramma di Shin A-Lam: perde, piange, resta sola in pedana, arriva quarta
Shin A-Lam


Perché a questo punto – dopo venti, o forse trenta o quaranta minuti di attesa, chi sa quanto tempo è passato davvero? Era tutto sospeso, lì, il mondo chiuso in una pedana e dintorni, le telecamere a documentare tutto, in diretta, impietose – arriva il verdetto. E il verdetto dice che se il cronometro era a 1 (poco importa se era stato rimesso ad 1, forse erroneamente) e il sistema elettronico ha attribuito la stoccata alla bionda Britta, be’, allora, siccome la tecnologia non sbaglia (bella scusa, ma c’è l’uomo dietro la tecnologia), allora ha vinto lei.

Britta esulta, scomposta, non si contiene. E non si può darle torto, e non si può che adorare questo mezzo televisivo che ti racconta anche questa umanità.

L’allenatore coreano se ne va, allibito.

Shin, invece, resta lì, da sola, in pedana, a piangere. E la regia, cosa potrebbe fare se non mostrare quel 5-5 che si è trasformato in 5-6 e poi i primi piani strettissimi e le lacrime e ancora, i riflessi, i campi lunghissimi, i totali della solitudine dell’atleta che non sa più che fare. Che capisce di aver perso l’occasione di una vita per un motivo che non capisce e non accetta. Che spera ancora che qualcosa cambi. E invece non cambia niente.

Cambia solo che dopo un po’ Shin non è più sola, ma arriva un arbitro – italiano, peraltro – a invitarla a lasciar la pedana. Lei rifiuta, pesta i piedi. Le arriva un cartellino giallo – le risparmiano il nero, la squalifica – e finalmente si lascia accompagnare fuori, lontano da quella pedana dove dovrà risalire per lottare per il terzo posto.