Tv Off
Home Notizie Marica Morelli: “Ho vissuto il sogno della tv, ma è un capitolo chiuso. Ora vivo in Florida e sono felice”

Marica Morelli: “Ho vissuto il sogno della tv, ma è un capitolo chiuso. Ora vivo in Florida e sono felice”

Marica Morelli si racconta. L’esordio in tv grazie a Costanzo, l’esperienza ad Omnibus, l’approdo a Mediaset e l’addio ai riflettori nel 2013: “Volevo una famiglia e ho seguito mio marito a Miami. Ho cambiato vita e sono felice”

28 Gennaio 2024 09:47

Una carriera racchiusa in dieci anni, con un’uscita dal mondo dello spettacolo che è stata assolutamente volontaria. Nel caso di Marica Morelli non possiamo parlare di ascesa e caduta, bensì di una “meteora” – come si definisce lei stessa – che ha attraversato i cieli finché ne ha avuto voglia e desiderio.

Un’avventura oggi ricordata col sorriso direttamente da Miami, dove si è stabilita con la sua famiglia.
Ho vissuto un sogno e ho preferito chiudere quel capitolo, puntando su qualcosa di nuovo”, racconta a TvBlog. “Non ho nostalgia. Ho lasciato una tv diversa rispetto a quella che mi aveva accolto. Ho voluto portarmi dentro un ricordo romantico che non intendevo rovinare”.

Classe 1976, Marica è nata e cresciuta a Bari. Laureata in Giurisprudenza, a 22 anni si è trasferita a Roma e ha frequentato la scuola di specializzazione in giornalismo della Luiss. “Stavo per terminarla quando una ragazza che seguiva il corso con me mi chiese se avrei voluto effettuare un provino per un programma nuovo che sarebbe andato in onda su una rete in fase di lancio. Non specificò nulla, tanto che all’inizio pensai ad una bufala. Eravamo dei ventenni alla ricerca di un posto di lavoro, sembrava un’occasione a portata di mano e accettai”.

La rete in fase di lancio non era altro che La7, inaugurata nel giugno 2001, ma che già nell’inverno successivo affrontò una totale rivoluzione in seguito all’acquisizione da parte di Telecom, che trasformò la linea editoriale optando per un taglio maggiormente informativo e di approfondimento. E fu in tale contesto che nacque Omnibus, mega-contenitore che esordiva al mattino e salutava poco prima di cena.

Ai casting incontrai Maurizio Costanzo – prosegue la Morelli – all’epoca consulente di La7 che cercava dei volti emergenti. Non avevo mai fatto nemmeno un secondo di televisione e in più si aggiungeva l’emozione di trovarmi di fronte al mio mito. Infatti il provino fu disastroso. Lui però mi offrì un’altra possibilità, quindici giorni dopo. Quando mi ripresentai andò meglio e decise di farmi il contratto. Da perfetta sconosciuta finii davanti alle telecamere”.

Omnibus fu per te una palestra.

Certamente. Furono tre anni molto intensi. Cominciando alle 7, bisognava stare negli studi già dalle 4.30. Si proseguiva fino alle 9 di sera, dato che registravamo alcuni segmenti. Partimmo che eravamo quattro conduttori, due al mattino e altrettanti al pomeriggio, ma dopo appena un mese rimasi solo io.

Ti ritrovasti a presenziare in più fasce orarie.

Sì, facevo il doppio turno. Pensavo che si sarebbe esaurito dopo pochi mesi, invece proseguii fino a quando non andai via. Eravamo un bel gruppo, c’era affiatamento e si lavorava benissimo. Vincemmo l’Oscar della Tv e per me fu una scuola impagabile, dal punto di vista umano e professionale. Ero la più piccola, non avevo esperienza e venni aiutata da tutti. C’erano dei mostri sacri, da Enrico Vaime a Costanzo, che mi guidava nonostante fosse a Mediaset.

Grazie a Costanzo si aprirono le porte di Canale 5.

Dopo due anni e mezzo mi chiese di andare a lavorare con lui a Tutte le Mattine, l’antesignano di Mattino 5. Successivamente fu la volta di Buon Pomeriggio. Trasmettevamo dal teatro Parioli, sempre in diretta e al mio fianco avevo Luisella Costamagna. Ricoprivamo due ruoli differenti, il mio era ovviamente inferiore. La rispettavo molto, aveva più esperienza di me. Il rapporto fu buono, ognuna rispettava lo spazio dell’altra.

L’approdo a Buona Domenica come si concretizzò?

Mediaset aveva acquisito i diritti della Serie A ed io ero un’appassionata di calcio. Motivo per cui Costanzo mi fece curare lo spazio del campionato insieme a Giancarlo Dotto. C’erano 200 persone interscambiabili che lavoravano a tutti i programmi di Maurizio: produttori, redattori, autori. Si creò una bellissima famiglia e furono anni indimenticabili. Costanzo era una persona speciale, a lui devo tutto. Se non gli fossi andata a genio, la mia carriera non sarebbe mai partita. Ho studiato tanto, ma ammetto che ci sono molte persone che si preparano e non hanno la stessa possibilità.

Ti riferisci a quel primo provino “disastroso”?

Esatto. Da studentessa mi impegnavo tantissimo e divoravo i libri, però a livello pratico passai di colpo dalla scrivania ai riflettori. Non avrei mai potuto reggere senza un maestro come lui alle spalle. La sua grandezza era quella di capire le persone. Mi disse che avevo una faccia comunicativa e dei modi educati e rassicuranti. Dei dettagli che in seguito mi hanno ripetuto tutti. Probabilmente ci aveva visto lungo, anche se non mi permetto di inserire il mio nome nella lista dei talenti che ha scoperto. La sua morte per me è stata un dolore immenso e mi è dispiaciuto non essere riuscita a rientrare in Italia per i funerali. Glielo avrei dovuto.

Parlavi della Serie A. A Buona Domenica i gol interrompevano in continuazione lo spettacolo e diventarono ben presto un disturbo.

Vero. Per questo tagliammo i collegamenti dagli stadi e facemmo tutto dallo studio io e Dotto, che commentava ciò che era accaduto sui campi. Buona Domenica andava già bene e le interruzioni avrebbero spezzettato troppo la diretta. Non credo di aver fornito un grandissimo servizio a livello sportivo, gli amanti del calcio non seguivano i nostri aggiornamenti. Io e Giancarlo ci siamo comunque divertiti molto.

Nel 2007 sbarcasti a Verissimo.

Per una stagione. Seguivo come inviata i programmi della De Filippi. Raccontavo il dietro le quinte di Amici e C’è posta per te. Ero indipendente, rendevo conto esclusivamente al gruppo di Maria.

L’anno dopo mollasti Mediaset per andare in Rai. Come mai?

Pur essendo una sostenitrice di Mediaset, volli provare l’esperienza ad Insieme sul Due. Eravamo cinque ragazze, quattro sarebbero dovute restare in studio mentre una avrebbe girato a turno l’Italia. Partii io per due settimane, ma non smisi più. Ogni settimana andavo in un luogo diverso per seguire eventi particolari, o per parlare del territorio. Sono stata in giro per nove mesi, partivo la domenica e tornavo il venerdì. In studio non ci sono mai entrata, mi spostavo sempre. Rientravo a casa solo il sabato, stanca ma contenta. Viaggiare mi ha arricchito, ho scoperto zone del Paese che, diversamente, non avrei mai conosciuto.

Rientrasti presto alla base.

Passai alla testata Videonews. Facevo Mattino 5 e Pomeriggio 5. Dopo sei mesi chiesi di tornare a Roma per una questione di tranquillità. Avevo casa e nel frattempo mi ero sposata. Approdai nella sede di Videonews dell’Aventino e lavorai a Matrix e a Quarto Grado.

A questo punto accadde qualcosa.

Dopo aver viaggiato tanto mi ero un po’ stancata e chiesi di stare maggiormente in redazione. Questa soluzione mi regalò tranquillità, ma non mi sembrava più il mio lavoro e pian piano mi disinnamorai della tv. Per non parlare di un altro fattore.

Quale?

Quando rientravo a casa parlavo solo di tragedie e mi capitava di piangere. Avevo uno stile emotivo, scrivevo dei pezzi strappalacrime e i miei colleghi mi avevano soprannominato ironicamente Emo-Morelli. Era diventato tutto troppo morboso.

L’idea di volare in America quando si manifestò?

Avevo una bellissima vita, ma sognavo una famiglia e con i miei impegni televisivi avrei faticato a costruirla. Io e mio marito non vivevamo insieme, dovevo attendere i fine settimana per vederlo. Non ero contenta, dovevo colmare quel vuoto. Lui lavorava in un’azienda italiana di nautica e quando ottenne un trasferimento in Florida dovetti prendere una decisione, che arrivò nel giro di pochissimi giorni. Nel 2013 ci trasferimmo, pensavamo di starci cinque anni, poi nacquero i nostri due bambini e lui ricevette un’altra offerta per ulteriori tre anni. Quindi acquistammo casa. Ormai sono dieci anni che siamo qua,  siamo felici e stiamo bene e non so dirti cosa succederà nel mio futuro. Resto convinta che sia stata la scelta più corretta.

A Miami hai trovato lavoro?

Nei primi tempi non ho lavorato, tieni conto che sono rimasta incinta nel 2015 di Enrico e nel 2017 di Bianca. Ora, da un annetto, sono impegnata per il lancio della produzione di teli da mare. Un campo totalmente diverso, lo so. Parlo abbastanza bene l’inglese e lo spagnolo, avrei potuto intraprendere pure qui un percorso televisivo, ma mi avrebbe portato a fare dei paragoni con l’Italia e con quello che avevo lasciato. Si era chiuso un capitolo e ne ho preso atto.

L’Italia non ti manca?

L’Italia è il mio Paese e ne sono fiera. Sono felice quando vedo gli occhi degli americani illuminarsi nello scoprire che sono italiana. Amano la nostra terra forse più di noi. Sono molto fortunata e posso tornare a casa sia a Natale che in estate. La mia famiglia abita ad Ostuni e tre mesi l’anno li passiamo là. Riusciamo a colmare la tristezza che in alcuni momenti si fa sentire. I miei genitori sono avanti con gli anni e penso a loro spesso. Non è stato facile accettare la nostra scelta, ma sono contenti per noi. I bambini negli Usa stanno bene, vivono una bella realtà, parlano diverse lingue. Sono privilegi che non tutti hanno, ne siamo coscienti.

Cosa guardi in tv?

I miei gusti sono virati. Ho accesso a tutti i canali italiani e, seppure ci siano prodotti di qualità, preferisco gustarmi le serie e i documentari. La politica mi interessa poco e anche da noi l’informazione è abbastanza faziosa. Ad ogni modo vedrò il Festival di Sanremo, è l’unico evento che mi fa pesare la lontananza dall’Italia, lo confesso.

Come Checco Zalone in Quo Vado.

Alla fine sempre un’emigrata sono (ride, ndr). Se non riesco a guardarlo per tutte le cinque ore, recupero i pezzi che mi interessano di più. Provo a tenermi informata per stare dietro al gossip e alle polemiche. Non ho un gruppo italiano che lo vede con me, ma lo commento con gli amici italiani. Con la differenza che per loro è l’una di notte, per me sono le sette di sera.

Al di là del Festival, ci sono notizie italiane che sono rimbalzate anche in America?

Siamo molto meno distanti di quanto si pensi, mi arriva tutto e seguo assiduamente la cronaca. Mi ha turbato in maniera particolare la storia della bambina lasciata morire di stenti dalla madre, così come gli episodi di femminicidio. Inoltre, di recente mi sono ritrovata a discutere con mio figlio di Kata, la piccola scomparsa a Firenze. In Florida la percentuale di bambini che spariscono è altissima e per spiegare ad Enrico questo fenomeno mi è toccato raccontargli quella vicenda.

Coltivi dei rimpianti?

Quando è arrivato quel momento ho fatto i conti con me stessa. Mi sono ricostruita una vita da sola, con grandissimo entusiasmo. Se fai un passo così importante, non puoi avere rimpianti o dubbi, perché tornerebbero col tempo a galla. Ho vissuto la mia carriera a mille all’ora, poi ho detto ‘stop, cambio vita’. E sono felice.

Hai la sensazione che gli italiani si siano dimenticati di te?

Il mio lavoro l’ho svolto con passione, ci ho messo il cuore. Spero che la gente se ne ricordi. Omnibus è stato un successo e collaborare con Costanzo mi ha aiutato a raggiungere una certa notorietà. Per me è importante aver fatto bene negli anni in cui ci sono stata, mi auguro di aver seminato bene. La gloria è quella che è, oggi c’è, domani non c’è più. Non è stata mai un mio cruccio. Ecco, diciamo che mi farebbe piacere se, nel caso venisse fuori il mio nome, qualcuno spendesse buone parole nei miei confronti.