La Caserma più vera del Collegio ma la Generazione Z non fa più presa
Il docu-reality La Caserma è tornato in onda su Rai 2 con la prima puntata della seconda stagione. La recensione di TvBlog
La Caserma, ovvero uno dei vari tentativi di Rai 2 di cavalcare allegramente il boom de Il Collegio di qualche anno fa, fenomeno televisivo che, ormai, si più definire decisamente ridimensionato dopo i recenti risultati, è tornato in onda con la seconda stagione, nonostante i risultati non entusiasmanti della prima.
Come tutti i fenomeni social, che durano il tempo di un cartone del latte, infatti, anche la fascinazione televisiva che si poteva avvertire inizialmente nei riguardi della cosiddetta Generazione Z è già scemata decisamente: il brivido della novità è sparito, la scaltrezza dei ragazzi di oggi sta rendendo prodotti di questo tipo terribilmente scontati da ogni punto di vista, da quello del linguaggio fino ad arrivare ai contenuti.
La Caserma, ed è anche superfluo sottolinearlo, è un docu-reality che agisce sulla falsariga de Il Collegio. Paragone di comodo? No. Paragone scontato, casomai, ma la colpa non è certo di chi vede il programma…
Dal taglio di capelli, sul quale intelligentemente non si è indugiato troppo (anche perché c’è un limite pure alla sfacciataggine), alla severità a tratti esasperata ed esasperante degli istruttori, passando per gli inevitabili flirt tra i ragazzi, i richiami a Il Collegio sono impossibili da non cogliere, a meno che un telespettatore non si sia recato alla clinica Lacuna Inc. per rimuovere tutti i ricordi collegati a Il Collegio (unico modo esistente per “scollegare” i due programmi).
Nonostante la somiglianza palese e il tentativo, anche comprensibile, di far fruttare un fenomeno, La Caserma, a sorpresa, si rivela addirittura migliore de Il Collegio per un paio di motivi: l’assenza quasi totale di personaggi caricaturali e parodistici e la presenza di dinamiche meno plastificate e meno indirizzate.
Televisivamente parlando, è arduo rendere il mondo militare simpatico e accattivante. Giusto puntare, quindi, su argomenti sensibili che trovano maggior significato e forza se applicati in un contesto apparentemente non favorevole, appunto, come è l’ambiente militare. Temi delicati come l’omosessualità o l’accettazione del proprio fisico denotano coraggio, con la speranza, però, che non vengano trattati con superficialità o fretta.
Altro punto a favore, sicuramente, è la durata intelligente e non logorante: nonostante Temptation Island smentisca questa teoria, è masochistico protrarre un docu-reality per oltre tre ore. Il programma termina poco prima delle 23 ed è un’ottima notizia.
Il suddetto problema, però, resta: la Generazione Z non fa più presa come qualche anno fa, è un dato oggettivo.
Giusto interrogarsi se vale la pena ancora puntare su questi ragazzi, insistendo su prodotti di questo tipo, o tentare nuove strade per farli esprimere al meglio senza il rischio costante del déjà-vu.